RECENSIONI
Nicoletta Vallorani
Si muore bambini
Perdisa pop, Pag. 127 Euro 12,00
La domanda è pericolosa, ma voglio farla lo stesso perché ha 'risvolti' letterari: può la violenza contro i bambini essere assimilabile a quella dei serial killer, o a quella dell'omicidio in generale?
Qualcuno potrebbe dire: certo, sempre violenza è.
Il quesito mi si è posto leggendo questa eterogenea antologia di racconti di Nicoletta Vallorani, che sappiamo maestra di generi (fantascienza, fantastico, noir, fantasy...) e che mischia con valenza sicura e controllata misfatti di vario genere.
Probabilmente risposta non ce n'è: sfaccettature di un unico problema mi verrebbe da dire, ma forse nella violenza contro i bambini si riscontra quella naturalezza primordiale che si nota per esempio nei casi di maltrattamento degli animali.
Ma qui non si fa sociologia o spiccia psicologia, si fa letteratura. E la Vallorani la fa con la solita abilità, già dai tempi delle avventure di Zoe Libra che s'occupava di crimini e misfatti.
Qui, e si è capito, vi è questa particolare prospettiva che impone un occhio di riguardo allo strazio della brutalità contro gli infanti (La casa dei giochi è un posto cattivo. Forse non lo sapevano, quando ci hanno chiusi dentro...), a questo castello di ignominia (e vai con le metafore!) che sempre più spesso occupa le prime pagine dei giornali e che ormai, dato inconfutabile, è da ricercare sempre più tra le quattro mura domestiche (in Alice dei sogni la bambina che sa inventare storie viene uccisa proprio dai suoi).
Ma l'eterogeneità del libro, come si diceva pocanzi, è data anche dalla percezione piena del concetto di violenza: meglio ancora, dall'idea ancor più 'lata' della sua essenza. Ecco dunque non solo il male contro i bambini, ma contro gli alieni che hanno 'rapporti' con gli umani (Choucra) e soprattutto il male della ragion di stato, espresso degnamente nelle storie che riguardano Piazza Fontana (Libero in freezer) e l'omicidio di Carlo Giuliani (Sono io quello).
Vi è il sospetto però che questa diversità d'intenti (noi orchi sappiamo essere netti e precisi e a volte anche oscuri indagatori...) sia dovuta anche alla diversità dei tempi di scrittura. Per carità mi piacerebbe anche essere smentito, ma certi racconti come Cybo (metafora sull'Aids?) o gli altri due appena citati mostrano un po' le stagioni: probabilmente recuperati in un contesto antologico adeguato per far sì che non andassero persi stimoli e vicende internamente sentite.
Non c'è comunque distacco tra le varie esperienze della Nicoletta, troppo ferma la sua mano di artigiana della letteratura, perché si possa dire operazione ambigua. Si diceva già: siamo in un quadro generale di violenze, le più diversificate, le più disparate. Sta al lettore poi cogliere quel filo conduttore, che c'è, e che l'autore dissemina come se davvero fossero le molliche di Pollicino.
Ma il titolo dell'antologia, Si muore bambini, e la sua specifica nella quarta di copertina ... Si muore bambini, lo sappiamo tutti. Ed è la morte peggiore, ci sembra un'impellente necessità di confronto. Cioè della sua analisi. Cioè dell'analisi del mondo e delle sue devastazioni.
di Alfredo Ronci
Qualcuno potrebbe dire: certo, sempre violenza è.
Il quesito mi si è posto leggendo questa eterogenea antologia di racconti di Nicoletta Vallorani, che sappiamo maestra di generi (fantascienza, fantastico, noir, fantasy...) e che mischia con valenza sicura e controllata misfatti di vario genere.
Probabilmente risposta non ce n'è: sfaccettature di un unico problema mi verrebbe da dire, ma forse nella violenza contro i bambini si riscontra quella naturalezza primordiale che si nota per esempio nei casi di maltrattamento degli animali.
Ma qui non si fa sociologia o spiccia psicologia, si fa letteratura. E la Vallorani la fa con la solita abilità, già dai tempi delle avventure di Zoe Libra che s'occupava di crimini e misfatti.
Qui, e si è capito, vi è questa particolare prospettiva che impone un occhio di riguardo allo strazio della brutalità contro gli infanti (La casa dei giochi è un posto cattivo. Forse non lo sapevano, quando ci hanno chiusi dentro...), a questo castello di ignominia (e vai con le metafore!) che sempre più spesso occupa le prime pagine dei giornali e che ormai, dato inconfutabile, è da ricercare sempre più tra le quattro mura domestiche (in Alice dei sogni la bambina che sa inventare storie viene uccisa proprio dai suoi).
Ma l'eterogeneità del libro, come si diceva pocanzi, è data anche dalla percezione piena del concetto di violenza: meglio ancora, dall'idea ancor più 'lata' della sua essenza. Ecco dunque non solo il male contro i bambini, ma contro gli alieni che hanno 'rapporti' con gli umani (Choucra) e soprattutto il male della ragion di stato, espresso degnamente nelle storie che riguardano Piazza Fontana (Libero in freezer) e l'omicidio di Carlo Giuliani (Sono io quello).
Vi è il sospetto però che questa diversità d'intenti (noi orchi sappiamo essere netti e precisi e a volte anche oscuri indagatori...) sia dovuta anche alla diversità dei tempi di scrittura. Per carità mi piacerebbe anche essere smentito, ma certi racconti come Cybo (metafora sull'Aids?) o gli altri due appena citati mostrano un po' le stagioni: probabilmente recuperati in un contesto antologico adeguato per far sì che non andassero persi stimoli e vicende internamente sentite.
Non c'è comunque distacco tra le varie esperienze della Nicoletta, troppo ferma la sua mano di artigiana della letteratura, perché si possa dire operazione ambigua. Si diceva già: siamo in un quadro generale di violenze, le più diversificate, le più disparate. Sta al lettore poi cogliere quel filo conduttore, che c'è, e che l'autore dissemina come se davvero fossero le molliche di Pollicino.
Ma il titolo dell'antologia, Si muore bambini, e la sua specifica nella quarta di copertina ... Si muore bambini, lo sappiamo tutti. Ed è la morte peggiore, ci sembra un'impellente necessità di confronto. Cioè della sua analisi. Cioè dell'analisi del mondo e delle sue devastazioni.
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