RECENSIONI
L.R.Carrino
Acqua storta
Meridiano Zero, Pag.125 Euro 10,00
Ricordo spesso un racconto che mi faceva mio padre quando era ricoverato in ospedale. Mi parlava di un uomo, ormai settantenne, che in preda al dolore gridava sempre: oh mamma, oh mamma mia. Mio padre era convinto che fosse un richiamo tenero a chi l'aveva generato, io, piuttosto cinicamente, ma convinto come lo sono ora, ribattevo che quella era una semplice esclamazione alla pari di, chessò, porcogiudachemale! Mi guardava storto e dentro di sé malediceva un figlio privo di valori essenziali.
Quei valori che per molto tempo, davvero, abbiamo pensato fossero legati indissolubilmente alla famiglia, alla patria e alla Chiesa. Scoprendo molto presto che sono solo pretesti per incatenare l'individuo ad una condizione di semi-schiavitù intellettuale .
Carrino, con Acqua storta (magnifico titolo!) racconta un mondo che si vorrebbe non esistesse più, ma che in realtà vegeta, sopravvive, cresce e si nutre in una sorta di cannibalismo psichico e di valori oramai defunti.
Giovanni, figlio di un boss locale della camorra, si innamora perdutamente di Salvatore, ma, come dice giustamente lo stesso autore, è una bestemmia sull'altare di Santa Chiara.
Potete immaginare il finale (anche se, in questo caso, diventa duplice): una sorta di "carneficina" dove il sangue però, paradossalmente, non assume valore catartico, ma rappresenta una strana linea di congiungimento con quello che avrebbe potuto essere ma che, per una sorta di continuità storica ed etica (l'onore, la famiglia, il senso del peccato) non potrà mai diventare.
Potremmo dire che il romanzo, nella sua semplice struttura, nonostante tutto, sia inusuale: non c'era mai capitato di assistere a questa commistione pericolosa ed esplosiva di due mondi antitetici. Da una parte la struttura inviolabile di una società arcaica ed intoccabile, dall'altra il rimbalzo (il termine lo uso perché anni fa una storia del genere non sarebbe stata immaginabile) della visibilità sempre più marcata di una società-altra, diversa, ma nella sua accezione più completa.
Rara finezza quella dell'autore d'imbrigliare in questi "fattacci" un sentire poetico, quasi lacerante. Sentite che bello il passaggio: Salvatore tiene un poco di sangue sulla faccia, è il mio, lui si struscia sulla barba, è delicato, subito si fa tutta la faccia rossa, lo stacco da terra con le mani sotto al culo, abbracciati, diventiamo un unico Gesucristo, una bestemmia sull'altare 'e santa Chiara, lui abbracciato a me, io la croce sua, io la Grazia sua da domandare, io la Grazia sua che poi gli do.
In queste righe c'è l'anima della vicenda: involontariamente o no, Giovanni, camorrista, sposato, nel possedere l'amato riversa nell'ebrezza i capisaldi del suo esistere: la "sua" religione, la sua "eticità" e il suo senso del possesso si estrinsecano unicamente nella figura di Salvatore. Ma l'azione non è sacrilegio, né bestemmia, è passione.
Ci si lamenta spesso che le storie gay vadano a finire male. Acqua storta nasce come qualcosa di diverso. Ci costringe a rivedere il nostro assunto, che si credeva certo, di una tragicità tout court. Nasce invece come elementare essenzialità: soprattutto nella rapidità degli avvenimenti, nella sua sveltezza di esecuzione (il libro son poco più di centoventi pagine), nella sua "polita" realtà.
Quindi nessun conto da fare con gli "esegeti" del lutto, autolesionisti e un tantino masochisti.
Acqua storta è una storia di terribile sottomissione. Chi sottomesso a chi è tutto da vedere.
Ma poi, alla fine, perché storia "gaya"?. Chi l'ha detto?
di Alfredo Ronci
Quei valori che per molto tempo, davvero, abbiamo pensato fossero legati indissolubilmente alla famiglia, alla patria e alla Chiesa. Scoprendo molto presto che sono solo pretesti per incatenare l'individuo ad una condizione di semi-schiavitù intellettuale .
Carrino, con Acqua storta (magnifico titolo!) racconta un mondo che si vorrebbe non esistesse più, ma che in realtà vegeta, sopravvive, cresce e si nutre in una sorta di cannibalismo psichico e di valori oramai defunti.
Giovanni, figlio di un boss locale della camorra, si innamora perdutamente di Salvatore, ma, come dice giustamente lo stesso autore, è una bestemmia sull'altare di Santa Chiara.
Potete immaginare il finale (anche se, in questo caso, diventa duplice): una sorta di "carneficina" dove il sangue però, paradossalmente, non assume valore catartico, ma rappresenta una strana linea di congiungimento con quello che avrebbe potuto essere ma che, per una sorta di continuità storica ed etica (l'onore, la famiglia, il senso del peccato) non potrà mai diventare.
Potremmo dire che il romanzo, nella sua semplice struttura, nonostante tutto, sia inusuale: non c'era mai capitato di assistere a questa commistione pericolosa ed esplosiva di due mondi antitetici. Da una parte la struttura inviolabile di una società arcaica ed intoccabile, dall'altra il rimbalzo (il termine lo uso perché anni fa una storia del genere non sarebbe stata immaginabile) della visibilità sempre più marcata di una società-altra, diversa, ma nella sua accezione più completa.
Rara finezza quella dell'autore d'imbrigliare in questi "fattacci" un sentire poetico, quasi lacerante. Sentite che bello il passaggio: Salvatore tiene un poco di sangue sulla faccia, è il mio, lui si struscia sulla barba, è delicato, subito si fa tutta la faccia rossa, lo stacco da terra con le mani sotto al culo, abbracciati, diventiamo un unico Gesucristo, una bestemmia sull'altare 'e santa Chiara, lui abbracciato a me, io la croce sua, io la Grazia sua da domandare, io la Grazia sua che poi gli do.
In queste righe c'è l'anima della vicenda: involontariamente o no, Giovanni, camorrista, sposato, nel possedere l'amato riversa nell'ebrezza i capisaldi del suo esistere: la "sua" religione, la sua "eticità" e il suo senso del possesso si estrinsecano unicamente nella figura di Salvatore. Ma l'azione non è sacrilegio, né bestemmia, è passione.
Ci si lamenta spesso che le storie gay vadano a finire male. Acqua storta nasce come qualcosa di diverso. Ci costringe a rivedere il nostro assunto, che si credeva certo, di una tragicità tout court. Nasce invece come elementare essenzialità: soprattutto nella rapidità degli avvenimenti, nella sua sveltezza di esecuzione (il libro son poco più di centoventi pagine), nella sua "polita" realtà.
Quindi nessun conto da fare con gli "esegeti" del lutto, autolesionisti e un tantino masochisti.
Acqua storta è una storia di terribile sottomissione. Chi sottomesso a chi è tutto da vedere.
Ma poi, alla fine, perché storia "gaya"?. Chi l'ha detto?
di Alfredo Ronci
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L.R.Carrino
Alcuni avranno il mio perdono
edizioni e/o, Pag. 216 Euro 15,00Ohibò. Carrino… L’avevo quasi dimenticato. Come quando si mangia un bel piatto di peperoni e poi ci si accorge che s’è ingoiata anche la buccia e il tutto torna su (… si ripropone).
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