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RACCONTI

Leonello Ruberto

Alberi vuoti

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La mia anima strafogata di birra è più triste di tutti gli alberi di Natale morti del mondo.



Charles Bukowski, 'Factotum'





L'indecisione era stamattina se provare a mandare i miei racconti in giro per il mondo – anche se la mia simpatica lingua è poco parlata nel mondo – o mettermi a scrivere qualcosa. Certo io il livello delle frasi del vecchio Buk non lo raggiungo. Alcuni credono che Bukowski fosse depresso, ma mi sa che quel furbacchione del vecchio Buk alla fine era molto meno depresso di tutti noi, lui l'ha capito e per questo è un grande.

Comunque non posso tirare avanti a sfruttare la sua figura, non mi piace, e di solito non lo faccio mai, non uso mai nemmeno le citazioni, le raccolgo, le appunto, le scrivo da qualche parte, ma mai le metto nei miei racconti. Ma oggi mi è venuta la voglia di provare a fare qualcosa di nuovo, è da tempo che cerco di farmi venire questa voglia, ma lo sapevo già che non era un granché.

È per l'anno nuovo? Sì, può essere una cosa stupida ma è per quello. Anche perché l'anno nuovo è cominciato già da sei giorni, quei primi sei giorni che non c'è modo di farli sembrare sei giorni, quindi utili a qualcosa, ma lo stesso giorno che si ripete dopo una notte dopo l'altra. Ora ci infilo una mia citazione di me stesso:



Per ogni regalo che ti porta Babbo Natale si prende un po' della tua fanciullezza.



Ignoriamo un attimo la parola fanciullezza che non funziona proprio, ma non ho trovato di meglio, e non mi va di sprecare la spontaneità dell'improvvisazione. L'ideale sarebbe riuscire a improvvisare bene, e allora sarei un grande.

Questo aforisma è interessante perché fa capire che io, che sono una persone cresciuta, un giovane uomo alto e sano, certe lagne dovrei mettermele alle spalle. Dovrei fare lo scrittore serio e andare oltre. E poi tutte le cose che ho imparato acculturandomi, sul consumismo e la banalità. Però è vero, che ogni anno mi è sempre mancato qualcosa di quell'ingenuità del Natale.

Era prima il periodo più bello dell'anno per me, abbastanza lungo e carico, e mi sentivo carico, e produttivo. Poi diventa sempre più corto, e sono quei pochi giorni che ti avvisano che l'anno sta per finire e non hai concluso niente. E il peggio è che sai che invece di stare lì a dolertene dovresti metterti a fare qualcosa, invece sono gia passati altri sei giorni, siamo all'Epifania, e se sei scrittore dovresti saperlo cosa significa Epifania.

Invece niente. E gli aforismi non andrebbero mai spiegati. E nel farlo mi piacerebbe essere rivoluzionario, ma sono solo uno sconosciuto leggermente patetico e non ne ho il diritto né lo stile. Ecco, mi piaceva questa cosa degli Aforismi di uno sconosciuto, ma lasciamo perdere anche questo.

Ho sentito in tv. La tv non dovrei guardarla, ma non mi piace essere fuori dal mondo, essere un perdente in partenza, la tv è solo un mezzo, e anche buono. Pensa che devo confessare che le cose migliori degli ultimi anni mi sono venute da lì, ha portato a me tanti capolavori, pensa che è stata quella in grado di portarmi il miglior capolavoro della creatività che ho incontrato negli ultimi anni. E non è un libro. Né un film da cinema. È una serie tv: The Shield, che ha messo in crisi persino la mia fiducia nelle immense capacità della creatività che ci sono nei libri. E non è per niente poco. Ma comunque non sono immune a un certo tipo di tv che mi fa male. Quella che ti capita, e ti entra nel cervello perché nemmeno dovrebbe esistere.

Ho sentito che una specie di attore, anche attempato, ha scritto un libro di aforismi, e magari l'ha pure pubblicato a sue spese. Non per giudicare lui, ma giudico me stesso: sono un perdente che puzza già di squallido già visto e già sentito. Di quelli che mendicano pubblicazioni, mendicano gloria che non hanno dentro. Peggio del politico che mendica voti, quello, se vince, vince davvero.

Allora buttiamo nel cestino pure gli Aforismi di uno sconosciuto. Buttiamo nel cestino, butto io che ero ancora un ragazzino e già avevo capito che invece di buttare è meglio non produrne spazzatura, e invece mi ostino, e non farlo ora che sono un uomo con il numero tre davanti all'età... mamma che pugnalata che mi sono dato da solo con questa frase.

Meglio tornare all'albero di Natale. Ho pensato che al di là di tutto il resto quell'albero è una crudeltà. Lo fai con ingenuità. Anche se lo lasci fare agli altri di casa e lo ignori, lo fai pure tu. Ti riempie l'angolo di casa, pure a te. E per quei giorni ti senti sicuro che c'è.

Ma il trucco viene dopo. Comunque, che siano veloci e giovani, o lenti un po' cresciuti e depressi, quei giorni passano. E arriva il giorno in cui l'albero viene spogliato e tolto. Lasciamo stare che è un albero di plastica cinese, lasciamo stare che non ti interessa più il Natale come da bambino, ma comunque ti ci eri. Semplicemente. Abituato.

Forse è questo che vorrei se fossi uno scrittore: abituarmi a scrivere. Cose interessanti, maschie, belle, eccitanti, come The Shield. Ma io non parlo nemmeno quella lingua. E poi so che quello è un prodotto di tante persone e con tanti fattori in causa, credo che se ci arrivassi in quel mondo nemmeno mi piacerebbe lavorarci. Io credo che scrivere dà più libertà. Forse troppa. Tanto da lasciare un vuoto.

Quando scrivi il tuo primo libro addobbi il tuo albero. Ti ci vuoi abituare, sai che finirà il periodo, ma ci deve essere qualcosa nella natura stessa dell'uomo. Mi piacerebbe scrivere tante cose belle. Ma mi piacerebbe di più avere il coraggio di non mettere su carta queste lagne. Invece un nuovo anno è già addentrato e io sono sempre qui.

E basta che vado di là, dopo che hanno tolto e imbustato l'albero, e lo stesso sentirò quel tremendo vuoto nel petto. A cui mi abituerò come un qualsiasi stupidotto che calca questo paese.





Leonello Ruberto



è nato a Basilea nel 1980, ed è laureato in Architettura. Il suo blog personale è http://leonelloruberto.blogspot.com/, e cura il blog Aforismi di uno sconosciuto (http://aforismi-di-uno-sconosciuto.blogspot.com/). Ha pubblicato racconti su 'Terra Nullius'. Nel 2004 ha esordito in narrativa con La donna ideale (Michele di Salvo Editore). Nel 2008 ha pubblicato, come componente del gruppo di scrittori Fabulous Four, minimal pathetic (18:30 edizioni).





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