RECENSIONI
Giovanni Mariotti
I manoscritti dei morti viventi
La nave di Teseo, Pag. 157 Euro 17.00
I ritardi del piangere sono dolci.
Perché una donna?
La domanda sorge spontanea anche se non è obbligatorio dare una risposta. Infatti una risposta non c’è. Ma il quesito rimane, per un romanzetto (di pagine) che vede il ritorno di uno dei massimi scrittore italiani contemporanei (il giudizio è il mio, ma non cercate una soluzione, vi imbattereste in una delusione): perché alla guida di una grande casa editrice c’è una donna? E soprattutto dopo quanto gli accade?
Come dice la quarta di copertina… accanto alla maggioranza silenziosa dei defunti quieti esistono gli Spettri, timidi, complicati, immateriali, e gli Zombi cannibali, mossi da feroci intenzioni di rivalsa; a queste due specie appartengono gli scrittori morti che non si danno pace e tornano con l’intenzione di promuovere la pubblicazione postuma dei lor manoscritti ignorati o rifiutati.
In più, sempre per la donna di prima, c’è un’altra questione (forse la più importante: la grande letteratura non c’è più. Di una cosa ero certa: in qualunque cosa consistesse la letteratura aveva poco a che vedere con la maggior parte dei libri che pubblicavamo.
Non me ne voglia l’autore, ma questo romanzo che mischia realtà alla fantascienza e all’horror (ma credetemi è solo un modo dire), significa ben altro: arrivato ormai quasi alla soglia dei novant’anni (felice di essergli “amico” su facebook), Giovanni Mariotti ha invece scritto una storia di ricordi. E di un’amorevole attenzione per un uomo (e anche lui scrittore) che morì qualche anno fa e che noi del Paradiso abbiamo ricordato in un accenno dei Classici: il libro Gabbie di Fabrizio Puccinelli e appunto Giovanni Mariotti.
In un passo de I manoscritti… si legge: Se poco fa sono stato brusco” disse il Passeggero, “è perché è accaduto anche a me di leggere un manoscritto, me lo diede l’autore, mio compagno di banco al liceo. Se ne parlo è perché mi è rimasta l’impressione che, paragonato alla media dei libri in circolazione, non sfigurasse; caso mai il contrario. Lo inviò a diversi editori ma, a quel che mi risulta, non c’è stato seguito.
Chissà, forse sbaglio, ma nella memoria di Mariotti, il Puccinelli è stato davvero una specie di Zombi inascoltato. E il romanzo in questione ne è forse un atto dovuto. Sì, senza il forse.
di Alfredo Ronci
Perché una donna?
La domanda sorge spontanea anche se non è obbligatorio dare una risposta. Infatti una risposta non c’è. Ma il quesito rimane, per un romanzetto (di pagine) che vede il ritorno di uno dei massimi scrittore italiani contemporanei (il giudizio è il mio, ma non cercate una soluzione, vi imbattereste in una delusione): perché alla guida di una grande casa editrice c’è una donna? E soprattutto dopo quanto gli accade?
Come dice la quarta di copertina… accanto alla maggioranza silenziosa dei defunti quieti esistono gli Spettri, timidi, complicati, immateriali, e gli Zombi cannibali, mossi da feroci intenzioni di rivalsa; a queste due specie appartengono gli scrittori morti che non si danno pace e tornano con l’intenzione di promuovere la pubblicazione postuma dei lor manoscritti ignorati o rifiutati.
In più, sempre per la donna di prima, c’è un’altra questione (forse la più importante: la grande letteratura non c’è più. Di una cosa ero certa: in qualunque cosa consistesse la letteratura aveva poco a che vedere con la maggior parte dei libri che pubblicavamo.
Non me ne voglia l’autore, ma questo romanzo che mischia realtà alla fantascienza e all’horror (ma credetemi è solo un modo dire), significa ben altro: arrivato ormai quasi alla soglia dei novant’anni (felice di essergli “amico” su facebook), Giovanni Mariotti ha invece scritto una storia di ricordi. E di un’amorevole attenzione per un uomo (e anche lui scrittore) che morì qualche anno fa e che noi del Paradiso abbiamo ricordato in un accenno dei Classici: il libro Gabbie di Fabrizio Puccinelli e appunto Giovanni Mariotti.
In un passo de I manoscritti… si legge: Se poco fa sono stato brusco” disse il Passeggero, “è perché è accaduto anche a me di leggere un manoscritto, me lo diede l’autore, mio compagno di banco al liceo. Se ne parlo è perché mi è rimasta l’impressione che, paragonato alla media dei libri in circolazione, non sfigurasse; caso mai il contrario. Lo inviò a diversi editori ma, a quel che mi risulta, non c’è stato seguito.
Chissà, forse sbaglio, ma nella memoria di Mariotti, il Puccinelli è stato davvero una specie di Zombi inascoltato. E il romanzo in questione ne è forse un atto dovuto. Sì, senza il forse.
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