RECENSIONI
Pier Francesco Grasselli
All'inferno ci vado in Porsche
Mursia, Pag. 388 Euro 15,00
Caro Alberto
quando meno te lo aspetti la vita ti indica il giusto percorso e fa discernere. Cosa diceva il sommo Poeta?: mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani.
Non vorrei tediarti, ma dopo estenuanti riflessioni sul senso da dare alle cose e alle persone ti suggerirei la lettura di un libro svelto e sbarbino, dove al di là dell'affrettata voglia di mercato e di successo, s'asconde appunto il velame.
Di ragazzi ricchi (per cui togliti dalla testa un confronto repentino, non è cosa, siamo ancora, non so se per fortuna o contraria sorte, da tutt'altra parte) che si sbattono tra discoteche e droghe, che usano il denaro non come merce di scambio, ma come suggello di superiorità, e che del cuore, anche lì, fanno mercanzia.
Giovani d'oggi si dirà: in parte sì (attenzione però a chi specula su loro e costruisce castelli di rabbia pur di mostrarli vivaci e al seguito di un secolo veloce. La miglior arma non è indicare un sentiero, ma metter loro di fronte a scelte continue), ma spaventa la vuotezza dei gesti e degli affetti.
Storie consunte anche queste: ogni generazione ha avuto le sue lamentele, le sue prediche e l'errate previsioni. E questa non sarà migliore o peggiore, peggiori sono gli antri niente affatto oscuri del potere.
Mi vien da ridere a pensare ai nostri discorsi sul lecito (o sulla laicità, che a me pare, a 'sto punto, la même chose) delle cose, sul confine tra permesso e l'assolutamente proibito. Roba da frati certosini del settecento. In questo libro l'unico limite è la sua assenza.
Mi pare già di sentire le tue rimostranze e le alternative. Non ce ne sono, credimi. Il libro in questione, sommando (e di questo sono sicuro, perché anche nell'eccesso letterario – o in ogni campo – c'è la parte "buona" della finzione) istanze e sentito dire, esperienze e riporti, notizie e gorgoglii strozzati di trame realmente vissute, è quello che è: uno spaccato. E anche qui ci sarebbe da dire, perché la parola allora può sembrare ambigua, messa lì, da me, appositamente, per segnalare ancora di più la frattura: peggio, la differenza ormai tra loro e noi, e spaccatura di anime che non hanno la forza nemmeno di tentare una ricucitura.
Che vuoi che siano le nostre paroline e i nostri conti (sì sì, conti, soldi in mano o quanto meno nella testa) sul mercenariato e il sesso a pagamento. Sul perché un giovane rumeno debba chiedere 15 euro solo per sopravvivere e dare il cazzo. Nel libro si legge altro e lo si cataloga.
Credimi, l'autore, trent'anni appena, ma accanto a noi, già vecchio di suo non perché prostrato, ma perché avanti secoli luce, non argomenta. Fotografa. Come quei vecchi quadratini colorati Polaroid - che apparentemente nascevano sotto i nostri occhi, ma rimanevano solo delle istantanee fisse e vuote, senza profondità – hanno poco spessore. E temo che dietro ci sia l'abisso.
Fortuna è che il mondo del libro è parziale: ci racconta dei ricchi e dell'ambiente. C'è in questo forse il contraltare. Ma mi pesa dirlo. Quanto della vuotezza e dell'inferno (visto che il libro lo riporta) c'è anche in chi non s'avvede che tutt'intorno la gente piange di disperazione e solitudine?
Non voglio affliggerti, ma avevo nel cuor 'sta spina. E il romanzo ha girato, come un coltello, nella piaga.
Forse mestamente parlando di noi e dei nostri beneamati limiti siamo più forti.
Con devozione, tuo Amilcare.
di Amilcare
quando meno te lo aspetti la vita ti indica il giusto percorso e fa discernere. Cosa diceva il sommo Poeta?: mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani.
Non vorrei tediarti, ma dopo estenuanti riflessioni sul senso da dare alle cose e alle persone ti suggerirei la lettura di un libro svelto e sbarbino, dove al di là dell'affrettata voglia di mercato e di successo, s'asconde appunto il velame.
Di ragazzi ricchi (per cui togliti dalla testa un confronto repentino, non è cosa, siamo ancora, non so se per fortuna o contraria sorte, da tutt'altra parte) che si sbattono tra discoteche e droghe, che usano il denaro non come merce di scambio, ma come suggello di superiorità, e che del cuore, anche lì, fanno mercanzia.
Giovani d'oggi si dirà: in parte sì (attenzione però a chi specula su loro e costruisce castelli di rabbia pur di mostrarli vivaci e al seguito di un secolo veloce. La miglior arma non è indicare un sentiero, ma metter loro di fronte a scelte continue), ma spaventa la vuotezza dei gesti e degli affetti.
Storie consunte anche queste: ogni generazione ha avuto le sue lamentele, le sue prediche e l'errate previsioni. E questa non sarà migliore o peggiore, peggiori sono gli antri niente affatto oscuri del potere.
Mi vien da ridere a pensare ai nostri discorsi sul lecito (o sulla laicità, che a me pare, a 'sto punto, la même chose) delle cose, sul confine tra permesso e l'assolutamente proibito. Roba da frati certosini del settecento. In questo libro l'unico limite è la sua assenza.
Mi pare già di sentire le tue rimostranze e le alternative. Non ce ne sono, credimi. Il libro in questione, sommando (e di questo sono sicuro, perché anche nell'eccesso letterario – o in ogni campo – c'è la parte "buona" della finzione) istanze e sentito dire, esperienze e riporti, notizie e gorgoglii strozzati di trame realmente vissute, è quello che è: uno spaccato. E anche qui ci sarebbe da dire, perché la parola allora può sembrare ambigua, messa lì, da me, appositamente, per segnalare ancora di più la frattura: peggio, la differenza ormai tra loro e noi, e spaccatura di anime che non hanno la forza nemmeno di tentare una ricucitura.
Che vuoi che siano le nostre paroline e i nostri conti (sì sì, conti, soldi in mano o quanto meno nella testa) sul mercenariato e il sesso a pagamento. Sul perché un giovane rumeno debba chiedere 15 euro solo per sopravvivere e dare il cazzo. Nel libro si legge altro e lo si cataloga.
Credimi, l'autore, trent'anni appena, ma accanto a noi, già vecchio di suo non perché prostrato, ma perché avanti secoli luce, non argomenta. Fotografa. Come quei vecchi quadratini colorati Polaroid - che apparentemente nascevano sotto i nostri occhi, ma rimanevano solo delle istantanee fisse e vuote, senza profondità – hanno poco spessore. E temo che dietro ci sia l'abisso.
Fortuna è che il mondo del libro è parziale: ci racconta dei ricchi e dell'ambiente. C'è in questo forse il contraltare. Ma mi pesa dirlo. Quanto della vuotezza e dell'inferno (visto che il libro lo riporta) c'è anche in chi non s'avvede che tutt'intorno la gente piange di disperazione e solitudine?
Non voglio affliggerti, ma avevo nel cuor 'sta spina. E il romanzo ha girato, come un coltello, nella piaga.
Forse mestamente parlando di noi e dei nostri beneamati limiti siamo più forti.
Con devozione, tuo Amilcare.
di Amilcare
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