RACCONTI
Les Biscuits
Anonymous
Sono un uomo finito in un cul de sac. La libertà da cui dipendo e gli altri da cui dovrei dipendere, sono stati sommersi dall'inabbordabile senso del finito. Sono terminati i programmi tv, le lettere, le conversazioni. Non esco, non vado a passeggio, non mi compro il latte, il pane, il giornale. Non vado a mangiar fuori. Le donne diventate sottane consunte, risultano essere un miraggio noioso e doloroso. L'estate scorsa ero un altro uomo. Poi è cambiato il mio stato. Perché piango? Piango perché si è sciolto un grumo dell'infanzia e ora scorrono le lacrime. I passi che compio con difficoltà per andare al cesso segnano le ore e le ore trascorrono simili a bestie indelicate, opprimenti... Come stai? Bene, rispondo. Ma sono a pezzi. Pezzetti piccoli che non s'incontrano. Schizzano, dolgono. Si pigiano, s'incollano. Non si riconoscono. Meccanismi e ingranaggi inceppati. Come faccio a dirlo, stritolato nella morsa, fottuto dalla sofferenza? Il patire di finitezza mi ha fatto colare a picco. Ciò mi rende folle, sfortunato e ridicolo. Vivo attimi di autentica disperazione. Dove sono gli amici? Me ne sto impaurito e solo mentre loro si affollano intorno per farmi compagnia, per spronarmi a scavalcare l'uscio. La soglia del destino... Che cosa c'è oltre la finestra, se non la causa del male e del danno che non riesco a riparare? Rido della pazzia, del gioco subdolo della coscienza che vive sull'orlo del baratro. Il guaio consiste nell'aver dimenticato? Ricordo e vomito una preghiera triste, bagnata e umida come il giaciglio dei miserabili. Ho colpa di non essere stato risoluto. Dove si sono originati i mali e quando hanno cominciato a trascinarsi fino a seppellirmi? Stanco di sentirmi rimproverare, avrei dovuto fagogitare; invece sono fuggito e ritornato al punto di partenza! Che dannato idiota! Esigevo di non essere tormentato ed eccomi qui col cuore occupato. Sarebbe stato meglio il caso in cui avessi rotto gli argini e per rabbia fatto a pugni! Purtroppo sono simile a les biscuits. Lo so, vi vengono in mente quei biscottini secchi del piffero dalla consistenza di legno, che si squagliano nel latte. Anzi, appena tocciati conservano per brevi frammenti di secondo, una moscia elasticità che precede l'ingozzamento con la speranza che il boccone successivo si tramuti nel più ghiotto. Vincono, con nauseabonda regolarità, il mestiere di succhiare e il fastidio di dover rinunciare all'alta pasticceria, ai sapori di lusso. Vince la pigrizia. Capito? Non posso pretendere altro se ho vissuto come les biscuits: all'erta per essere consumato, assolutamente disponibile. Vince la quotidiana sonnolenza del campare. Vincono gli obblighi, il rosicchiare, il partecipare, il desiderare. Vince il corpo che non vive e un po' muore, un po' ridacchia. Vince lo strazio di non guarire. Quando capita di non poterti muovere diventi tuo malgrado, com'è successo a me, l'ottimo confidente di narcisisti e cuori spezzati. Ingannevole. Sono ingannevole per forza di cose, vuoi per l'aspetto dorato di fragrante passpartout in ambito di confessioni, vuoi per l'incapacità a sostenere la menzogna dell'altrui esistenza. Intanto les biscuits sono ancora in commercio più apprezzati dei libri e navigano, viaggiano tra le persone nei momenti di un discorso e dell'amore, per esempio, tra genitori e figli. Impressioni. Stanchezza. Ripetizioni che non si distinguono dalle cronache ingigantite per mezzo di fasulli resoconti. Veritieri avvelenamenti. Sbugiardamenti e puri esercizi letterari. Racconti con tante parole. Adoro i rettangoli con la scritta les biscuits! Di grande sintesi e onnipresenti! Li ho trovati persino in Mongolia dovendo insegnare il tiramisù a quei poveretti che bevono un latte quasi salato. Ringrazio i miei amici che assaggiano il cibo che preparo. Parlo di Curtis, di Jeremy Patrick e Pinguin Gide. Le seppie al forno mi riescono di rado e forse un giorno perderò la pazienza; smetterò di ascoltare. Chissà, magari inventerò e cuocerò pasticcini famosi, I cuori di Madam, che sopravvivranno insieme a les biscuits. Me lo auguro! In fondo, che differenza c'è tra un panettiere che sforna e me che scrivo? Uno: siamo tutti fratelli! Due: sarà una risata che vi seppellirà! Tre: chi ha a che fare con l'arte... Eh, no, non svuoto il sacco proprio adesso che arrivano gli elfi e le fate per far merenda con me! Apritela, voi, quella porta! Maude diceva ad Harold: tocca, esplora, lasciati andare... e prenditi i dolci che preferisci, aggiungo, io, che sono l'anonimo luogo del cadavere e di tutti les biscuits da passeggio e di passaggio...
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