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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Scott Westerfeld

Apocalypse vampirus

Fazi Editore, Pag. 287 Euro 18,50
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Moz e Pearl, due adolescenti newyorkesi in giro per una città messa quasi sottosopra da uno strano virus, si incontrano per caso quando una ragazza furiosa decide di gettare dal balcone i suoi oggetti, compresa una chitarra Fender Stratocaster giallo crema con leva del vibrato in oro. Moz e Pearl, che si scopriranno entrambi musicisti, la raccattano e da quel momento nasce un'amicizia che li porterà a formare una band musicale. Moz ingaggia il suo amico Zahler, che finirà a fare il bassista, Pearl, la sua strana amica Minerva, che canta in maniera criptica e con testi che, dice, le sono stati ispirati dal sottosuolo. Ultima arriva AlanaRay, una percussionista che suona secchi di vernice sotto la metropolitana.

E' questa la traccia di partenza del nuovo romanzo di Scott Westerfeld, poliedrico scrittore americano, nato a Dallas, che si barcamena con disinvoltura fra horror e fantascienza. Una traccia che, a dire il vero, si sviluppa lentamente (forse troppo) e che raggiunge nelle ultime pagine il suo massimo splendore. In questa New York assediata che ricorda scenari apocalittici già descritti al cinema, il virus che si sta diffondendo è quello del vampirismo. Che trasforma la gente in Pip, umani vampirizzati fuori controllo. A tenerli a bada c'è uno squadrone di angeli silenziosi, armati di spada e che arrivano dall'alto nei momenti clou. Ma c'è un'altra cosa. La band si scopre totalmente 'paranormale'; la musica che suonano, definita in gergo New Sound, non solo è un misto fra gothic rock e psichedelia ma si scoprirà attirare delle inquietanti creature che vivono nel sottosuolo, mostri responsabili, tramite i topi e i vermi che l'accompagnano, della diffusione del virus. E c'è un altro fatto. Anche Minerva è un mezzo vampiro. Non si sa come sia stata infettata ma la sua curatrice personale, un'esoterica di nome Luz, le ha fermato la 'malattia' in tempo e adesso è in grado di controllarla, sfruttandone tutte le caratteristiche 'positive': sensi acuiti, visionarietà, forza fisica e mentale.

Westerfeld, in questo romanzo, gioca con gli archetipi, e si diverte un mondo.

La bestia (interiore) vive nel sottosuolo. I talenti (la musica) sono in grado di risvegliarla. Ma può essere pericolosa e infettare, trasformando l'ospite in un vampiro (posseduto dalla sua sete di sangue ed energia vitale umana). Omeopaticamente però, il simile cura il simile. Quindi gli infettati tenuti sotto controllo, anche se totalmente vampirizzati, hanno la capacità di attirarla e sconfiggerla. In questa specie di armageddon musicale, angeli e demoni (i pip, vampiri tenuti a bada) combattono insieme contro l'Immondo che viene dalle viscere. Ogni capitolo prende il titolo da un gruppo musicale. Si parte dai Fall e si finisce (e non poteva essere diversamente) dai Cure. Lo scontro finale è evocativo e gustoso. La scrittura di Westerfeld a volte indugia troppo su riflessioni che lasciano svanire l'atmosferaurban gothic che in ogni pagina si vorrebbe far respirare. Ma alla fine colpisce il bersaglio a dovere. Ogni capitolo è raccontato in prima persona dai membri del gruppo. Ogni momento è musicale, citazionista. Moz è Morissey? AlanaRay Ani di Franco?

Non lo sappiamo. Sappiamo però che, come sostiene James Hillman nel suo Codice dell'anima (Adelphi), ogni ghianda va sviluppata a dovere se non si vuole che il suo ospite venga infettato dal suo imputridimento. Quindi, ogni umano deve coltivare il suo talento se non vuole trasformarsi in una bestia immonda relegata nel sottosuolo. Ma il talento va tenuto sotto controllo (come un pip) altrimenti vampirizza chi lo ha sviluppato. E sono dolori, anzi sete di sangue e vendetta.





di Adriano Angelini


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