RECENSIONI
Jonathan Trigell
Boy A
ISBN Edizioni, Pag. 250 Euro 16,00
Si legge a pag.116 del libro: Spinto, forse, dalla campagna promossa dalla stampa sensazionalistica. E perché i governi in anni di elezioni sono molto più coscienti di un qualsiasi funzionario non tenuto a dare spiegazioni della necessità che la giustizia faccia il suo dovere, cioè condannare.
Ora l'essenza di questo romanzo, uno dei più belli di questa stagione avara di emozioni, risiede proprio nel concetto di falsa giustizia e nella richiesta di giustizialismo, che si estrinsecano in modi diversi ma che poi alla fine ottengono sempre gli stessi risultati.
La 'smania' di pulizia del nostro governo (il pacchetto-sicurezza – sic! - , come se la necessità di una equità possa essere confuso con un prodotto postale o un'operazione da spedizioniere) serve a nascondere i 'delitti' più grossi, l'apparente responsabilità dei funzionari di governo tende a nascondere i buchi di un'incapacità intellettuale di star dietro agli eventi. La richiesta di adottare i dialetti nelle scuole è figlia dell'improvvisazione più becera che chiede ghigliottina o un più 'sbrigativo' desiderio di giustizia se non addirittura di vendetta.
Boy A racconta una storia già letta molte volte e anche molte volte rappresentata cinematograficamente: eppure nel contesto 'abusato' l'autore, giornalista inglese ed istruttore di sci, gioca le sue carte migliori e riesce a conquistare il lettore con una scansione delle vicende lineari, ma fascinosamente strutturata.
Jack ha 24 anni; quando era bambino ha commesso un delitto atroce uccidendo, insieme ad un amichetto, una ragazzina di otto anni: dopo una lunghissima sosta nel riformatorio viene affidato ad un operatore sociale (divorziato, con un figlio che ha quasi la stessa età di Jack) che gli trova una nuova identità ed un nuovo lavoro.
Jack sembra farcela, addirittura si innamora di una ragazza (mi si conceda quell'addirittura, non perché sia strano l'innamorarsi, ma perché è difficile, in quella situazione, raccordar con sforzi sovrumani, le corde del proprio sentire), ma quando un giornale scandalistico inglese riporta alla luce la vecchia storia ed una serie di eventi costringe i protagonisti a confrontarsi con l'orribile passato, ecco che il carnefice di allora ridiventa, ancora una volta, vittima.
Jack decide di suicidarsi gettandosi in mare: E, proprio come sospettava, c'è un momento, al culmine dell'ascesa, ma prima della caduta, in cui ogni cosa si ferma. Non è cadere né volare. Un attimo in cui il tempo si arresta. Non dura quanto nei cartoni animati. Meno di un secondo, forse. Ma dura abbastanza per chiedersi, con le braccia aperte e i piedi uniti, se non sarebbe meglio smettere di lottare.
E' la stessa cosa che ha pensato una delle vittime del pestaggio al gay village a Roma: l'idea di fuggire dall'Italia e dal clima di intolleranza. L'intolleranza è di chi crede di avere in mano una verità che poi è sempre impossibile (le verità appartengono ai violenti e ai credenti), mentre le vittime sono sempre quelle: bambini, donne, omosessuali.
Il libro di Trigell è una gran bella sorpresa. Perché non leggerlo nelle scuole e accantonare per un momento la provvidenza manzoniana che si sa, come la fede, appartiene a chi non vuole avere dubbi? Come i delinquenti che spesso hanno più certezze del diavolo.
di Alfredo Ronci
Ora l'essenza di questo romanzo, uno dei più belli di questa stagione avara di emozioni, risiede proprio nel concetto di falsa giustizia e nella richiesta di giustizialismo, che si estrinsecano in modi diversi ma che poi alla fine ottengono sempre gli stessi risultati.
La 'smania' di pulizia del nostro governo (il pacchetto-sicurezza – sic! - , come se la necessità di una equità possa essere confuso con un prodotto postale o un'operazione da spedizioniere) serve a nascondere i 'delitti' più grossi, l'apparente responsabilità dei funzionari di governo tende a nascondere i buchi di un'incapacità intellettuale di star dietro agli eventi. La richiesta di adottare i dialetti nelle scuole è figlia dell'improvvisazione più becera che chiede ghigliottina o un più 'sbrigativo' desiderio di giustizia se non addirittura di vendetta.
Boy A racconta una storia già letta molte volte e anche molte volte rappresentata cinematograficamente: eppure nel contesto 'abusato' l'autore, giornalista inglese ed istruttore di sci, gioca le sue carte migliori e riesce a conquistare il lettore con una scansione delle vicende lineari, ma fascinosamente strutturata.
Jack ha 24 anni; quando era bambino ha commesso un delitto atroce uccidendo, insieme ad un amichetto, una ragazzina di otto anni: dopo una lunghissima sosta nel riformatorio viene affidato ad un operatore sociale (divorziato, con un figlio che ha quasi la stessa età di Jack) che gli trova una nuova identità ed un nuovo lavoro.
Jack sembra farcela, addirittura si innamora di una ragazza (mi si conceda quell'addirittura, non perché sia strano l'innamorarsi, ma perché è difficile, in quella situazione, raccordar con sforzi sovrumani, le corde del proprio sentire), ma quando un giornale scandalistico inglese riporta alla luce la vecchia storia ed una serie di eventi costringe i protagonisti a confrontarsi con l'orribile passato, ecco che il carnefice di allora ridiventa, ancora una volta, vittima.
Jack decide di suicidarsi gettandosi in mare: E, proprio come sospettava, c'è un momento, al culmine dell'ascesa, ma prima della caduta, in cui ogni cosa si ferma. Non è cadere né volare. Un attimo in cui il tempo si arresta. Non dura quanto nei cartoni animati. Meno di un secondo, forse. Ma dura abbastanza per chiedersi, con le braccia aperte e i piedi uniti, se non sarebbe meglio smettere di lottare.
E' la stessa cosa che ha pensato una delle vittime del pestaggio al gay village a Roma: l'idea di fuggire dall'Italia e dal clima di intolleranza. L'intolleranza è di chi crede di avere in mano una verità che poi è sempre impossibile (le verità appartengono ai violenti e ai credenti), mentre le vittime sono sempre quelle: bambini, donne, omosessuali.
Il libro di Trigell è una gran bella sorpresa. Perché non leggerlo nelle scuole e accantonare per un momento la provvidenza manzoniana che si sa, come la fede, appartiene a chi non vuole avere dubbi? Come i delinquenti che spesso hanno più certezze del diavolo.
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