CLASSICI
Alfredo Ronci
C’è anche questo da salvare: “Un duello sotto il fascismo” di Bruno Fonzi.
Mi sorge sempre un problema quando mi capitano tra le mani romanzi pubblicati nei primi anni sessanta. Quale giudizio ne è uscito fuori? Meglio ancora, cosa ne è stato dell’autore e della sua carriera letteraria.
Ovviamente detta così la questione necessita un chiarimento. Un duello sotto il sole è romanzo del 1961. Anno in cui la letteratura del dopoguerra, quella cioè che si rifà al fascismo è quasi conclusa e appaiono all’orizzonte altri programmi (ricordate, per esempio, La noia di Alberto Moravia?), ma soprattutto perché s’affaccia, dettato da situazioni ideologiche e politiche, un movimento (chiamiamolo così, sarebbe opportuno fare delle distinzioni che renderebbero però il discorso molto più impegnativo e prolisso) che determinerà una vera e propria rivoluzione letteraria.
Sentiamo a proposito cosa dice il critico Walter Pedullà nel suo La letteratura del benessere: E alla poesia gradevole, armoniosa, affidata a schemi che consolano immediatamente il lettore, si sostituisce una poesia frantumata, schizofrenica, atonale, che disorienta o disturba il lettore. Che nel nostro tempo ha finito di trarre conforto e piacere dalla poesia.
Tra le soluzioni che la funzione della comunicazione prevede c’è la più radicale: “Quella di chi respinge i modelli letterari in toto perché vuole murare la nozione stessa di letteratura, intesa come istituto rassicurante.
E detto ancora da Pedullà… i valori nuovi debbono essere consapevoli della loro precarietà. La struttura è la stessa: dissacrazione sia della vita che del mondo.
Ora riprendiamo il discorso iniziale: in una situazione del genere come si mettevano quegli scrittori che avevano ancora addosso le stimmate della guerra?
Uno dei nomi che in qualche modo rigirò il discorso fu proprio Bruno Fonzi. Più che scrittore a tutto tondo fu un lavoratore dell’editoria ma che in più di qualche occasione volle confrontarsi direttamente con l’arte dello scrivere. Non pubblicò dunque molto ma i suoi libri hanno lasciato comunque un segno, soprattutto questo Un duello sotto il fascismo, tanto che nel 1974, sotto la direzione einaudiana di Ernesto Ferrero, uscì una parte del tutto, cioè il racconto I pianti della liberazione.
Non avulsi dalla storia, ma situati anzi con precisione sulla sfondo di momenti nettamente precisati – il fascismo, la guerra, la liberazione, e il post-guerra, i personaggi di Fonzi si muovono in un mondo frenetico e grottesco, alle volte persino comico-surreale, protagonisti d una vicenda di opaco conformismo contro cui lo scrittore fa valere le ragioni d’un suo impietoso risentimento.
Un duello sotto il fascismo è composto da cinque racconti, ognuno con una sua precisa collocazione, ma in ambienti storici a volte diversi. C’è un giovane novizio che prova le prime sensazioni durante alcuni giochi da ragazzi con una bambina del luogo (Un peccatore). C’è la vita e le disavventure di un giovane borghese, assai poco convinto del fascismo (Un duello sotto il fascismo). Ci sono alcuni italiani che trovano rifugio per le aggressioni dei tedeschi, e quando pensano di avercela fatta si ritrovano testimoni di una fucilazione (Gli svaghi degli dei). C’è il curioso ensemble di gay con la “contessa” che si innamora di un giovane pacchiano di Roma (La contessa di Lautreamont) e poi c’è il racconto, che sarà pubblicato da solo a parte, I pianti della liberazione che racconta delle vicissitudini di un ministeriale che alla fine viene coinvolto in una specie di rapporto amoroso con una prostituta, per poi pentirsene amaramente.
Al di là degli esempi riportati singolarmente, quello che più fornisce un’immagine letteraria del racconto, e quindi dell’intera struttura narrativa del Fonzi, è un modo alquanto diverso e sottile di vedere le cose, e di vedere alcuni episodi principali della nostra storia. Episodi che nella loro purezza quasi incantata e fuori da ogni schema, rappresentano una via d’uscita al fragore di certa letteratura resistenziale, che forse non ha più motivo d’essere.
Lo ripetiamo: non sappiamo come Fonzi sia stato accolto dal movimento rivoluzionario che abbiamo riportato in precedenza. Il suo lavoro e le sue numerose conoscenze letterarie, al di là di tutto, credo lo preservarono da qualsiasi retorica di contrasto.
L’edizione da noi considerata è:
Bruno Fonzi
Un duello sotto il fascismo
Einaudi
Ovviamente detta così la questione necessita un chiarimento. Un duello sotto il sole è romanzo del 1961. Anno in cui la letteratura del dopoguerra, quella cioè che si rifà al fascismo è quasi conclusa e appaiono all’orizzonte altri programmi (ricordate, per esempio, La noia di Alberto Moravia?), ma soprattutto perché s’affaccia, dettato da situazioni ideologiche e politiche, un movimento (chiamiamolo così, sarebbe opportuno fare delle distinzioni che renderebbero però il discorso molto più impegnativo e prolisso) che determinerà una vera e propria rivoluzione letteraria.
Sentiamo a proposito cosa dice il critico Walter Pedullà nel suo La letteratura del benessere: E alla poesia gradevole, armoniosa, affidata a schemi che consolano immediatamente il lettore, si sostituisce una poesia frantumata, schizofrenica, atonale, che disorienta o disturba il lettore. Che nel nostro tempo ha finito di trarre conforto e piacere dalla poesia.
Tra le soluzioni che la funzione della comunicazione prevede c’è la più radicale: “Quella di chi respinge i modelli letterari in toto perché vuole murare la nozione stessa di letteratura, intesa come istituto rassicurante.
E detto ancora da Pedullà… i valori nuovi debbono essere consapevoli della loro precarietà. La struttura è la stessa: dissacrazione sia della vita che del mondo.
Ora riprendiamo il discorso iniziale: in una situazione del genere come si mettevano quegli scrittori che avevano ancora addosso le stimmate della guerra?
Uno dei nomi che in qualche modo rigirò il discorso fu proprio Bruno Fonzi. Più che scrittore a tutto tondo fu un lavoratore dell’editoria ma che in più di qualche occasione volle confrontarsi direttamente con l’arte dello scrivere. Non pubblicò dunque molto ma i suoi libri hanno lasciato comunque un segno, soprattutto questo Un duello sotto il fascismo, tanto che nel 1974, sotto la direzione einaudiana di Ernesto Ferrero, uscì una parte del tutto, cioè il racconto I pianti della liberazione.
Non avulsi dalla storia, ma situati anzi con precisione sulla sfondo di momenti nettamente precisati – il fascismo, la guerra, la liberazione, e il post-guerra, i personaggi di Fonzi si muovono in un mondo frenetico e grottesco, alle volte persino comico-surreale, protagonisti d una vicenda di opaco conformismo contro cui lo scrittore fa valere le ragioni d’un suo impietoso risentimento.
Un duello sotto il fascismo è composto da cinque racconti, ognuno con una sua precisa collocazione, ma in ambienti storici a volte diversi. C’è un giovane novizio che prova le prime sensazioni durante alcuni giochi da ragazzi con una bambina del luogo (Un peccatore). C’è la vita e le disavventure di un giovane borghese, assai poco convinto del fascismo (Un duello sotto il fascismo). Ci sono alcuni italiani che trovano rifugio per le aggressioni dei tedeschi, e quando pensano di avercela fatta si ritrovano testimoni di una fucilazione (Gli svaghi degli dei). C’è il curioso ensemble di gay con la “contessa” che si innamora di un giovane pacchiano di Roma (La contessa di Lautreamont) e poi c’è il racconto, che sarà pubblicato da solo a parte, I pianti della liberazione che racconta delle vicissitudini di un ministeriale che alla fine viene coinvolto in una specie di rapporto amoroso con una prostituta, per poi pentirsene amaramente.
Al di là degli esempi riportati singolarmente, quello che più fornisce un’immagine letteraria del racconto, e quindi dell’intera struttura narrativa del Fonzi, è un modo alquanto diverso e sottile di vedere le cose, e di vedere alcuni episodi principali della nostra storia. Episodi che nella loro purezza quasi incantata e fuori da ogni schema, rappresentano una via d’uscita al fragore di certa letteratura resistenziale, che forse non ha più motivo d’essere.
Lo ripetiamo: non sappiamo come Fonzi sia stato accolto dal movimento rivoluzionario che abbiamo riportato in precedenza. Il suo lavoro e le sue numerose conoscenze letterarie, al di là di tutto, credo lo preservarono da qualsiasi retorica di contrasto.
L’edizione da noi considerata è:
Bruno Fonzi
Un duello sotto il fascismo
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