RECENSIONI
Sacha Naspini
Cento per cento
Perdisa pop, Pag. 112 Euro 9,00
Due libri dello scrittore Sacha Naspini pubblicati qualche anno fa sono ora di nuovo in libreria.In particolare ne ho apprezzato uno, Cento per cento, un lungo racconto ambientato nel mondo del pugilato, apparso dapprima nelle Edizioni Historica (collana Short-Cuts - 2009) e ora riproposto nella collana "Arrembaggi" di Perdisa Pop.
Colpisce per una cosa innanzitutto: sul piano del ritmo non sbaglia una virgola. L'ho letto soprattutto come un esercizio sulla frase e sulla punteggiatura, le cui scansioni seguono il respiro del personaggio al centro della storia, l'ex pugile Dino Carrisi, immigrato italiano in America destinato a diventare campione del mondo.
Mai una parola di troppo, un aggettivo o peggio un avverbio inutile (molti scrittori italiani non sembrano aver capito che gli avverbi andrebbero ridotti all'inevitabile). Vengono in mente diversi nomi a leggerla, questa storia, il ricalco da certa letteratura americana è evidente, ma la maniera non disturba affatto, perché nonostante la voce ripeta moduli già visti ("Sapete, se il capo di una cricca concludeva un affare con il tuo capo, non è che venivano a chiederti cosa pensavi a proposito della faccenda"), Naspini la regola mirabilmente, e mette l'esercizio a disposizione di una storia e di un bel personaggio, un ceffo assurdo e perciò letterariamente interessantissimo, a suo modo divertente nonostante racconti, va da sé, una storiaccia – con tanto di ko finale. Il ritmo simula anche il suo antico passo da boxeur; perché ora che non può più menare pugni, dà un'ultima prova del suo talento in un'intervista magistrale. Per un bel paccotto di soldi, la racconta in televisione, questa sua vita da pugile talentuoso e sfigato, costretto a tornare nelle fogne da cui veniva, concedendo l'intervista al cretino presentatore di turno e dettando modi e tempi - come se fosse sul ring. Ha un suo senso estetico, lui, una sua idea della forma che vent'anni di galera e le tragedie che lo hanno colpito non sono stati capaci di sottrargli. Un racconto coi fiocchi, e bene ha fatto Perdisa a rimetterlo in circolazione.
L'altro libro è L'ingrato, "novella di Maremma". Si tratta dell'esordio letterario di Naspini, uscito dapprima con la effequ di Orbetello nel 2006 e da poco ripubblicato nelle edizioni Il Foglio.
La storia, ambientata in un paesino maremmano, è quella del maestro elementare Luigi Calamaio, un uomo prossimo alla pensione che ha amato l'insegnamento ormai agli sgoccioli e non meno la pittura – segnatamente quella di Toulouse-Lautrec. Ora, lui fiorentino, sconta la chiusura di un mondo lesto a vedere il male dappertutto, che soprattutto non gradisce la sua passione di dipingere bambine nude. L'uomo non nutre desideri granché peccaminosi, lo dice e lo ripete, spia le bimbe in bagno ma solo per riprodurle con la massima fedeltà possibile. Vallo a spiegare ai peasani. La lingua non aveva ancora l'esattezza di Cento per Cento, in compenso da subito era evidente l'abilità del narratore. Da leggere, Sacha Naspini.
di Michele Lupo
Colpisce per una cosa innanzitutto: sul piano del ritmo non sbaglia una virgola. L'ho letto soprattutto come un esercizio sulla frase e sulla punteggiatura, le cui scansioni seguono il respiro del personaggio al centro della storia, l'ex pugile Dino Carrisi, immigrato italiano in America destinato a diventare campione del mondo.
Mai una parola di troppo, un aggettivo o peggio un avverbio inutile (molti scrittori italiani non sembrano aver capito che gli avverbi andrebbero ridotti all'inevitabile). Vengono in mente diversi nomi a leggerla, questa storia, il ricalco da certa letteratura americana è evidente, ma la maniera non disturba affatto, perché nonostante la voce ripeta moduli già visti ("Sapete, se il capo di una cricca concludeva un affare con il tuo capo, non è che venivano a chiederti cosa pensavi a proposito della faccenda"), Naspini la regola mirabilmente, e mette l'esercizio a disposizione di una storia e di un bel personaggio, un ceffo assurdo e perciò letterariamente interessantissimo, a suo modo divertente nonostante racconti, va da sé, una storiaccia – con tanto di ko finale. Il ritmo simula anche il suo antico passo da boxeur; perché ora che non può più menare pugni, dà un'ultima prova del suo talento in un'intervista magistrale. Per un bel paccotto di soldi, la racconta in televisione, questa sua vita da pugile talentuoso e sfigato, costretto a tornare nelle fogne da cui veniva, concedendo l'intervista al cretino presentatore di turno e dettando modi e tempi - come se fosse sul ring. Ha un suo senso estetico, lui, una sua idea della forma che vent'anni di galera e le tragedie che lo hanno colpito non sono stati capaci di sottrargli. Un racconto coi fiocchi, e bene ha fatto Perdisa a rimetterlo in circolazione.
L'altro libro è L'ingrato, "novella di Maremma". Si tratta dell'esordio letterario di Naspini, uscito dapprima con la effequ di Orbetello nel 2006 e da poco ripubblicato nelle edizioni Il Foglio.
La storia, ambientata in un paesino maremmano, è quella del maestro elementare Luigi Calamaio, un uomo prossimo alla pensione che ha amato l'insegnamento ormai agli sgoccioli e non meno la pittura – segnatamente quella di Toulouse-Lautrec. Ora, lui fiorentino, sconta la chiusura di un mondo lesto a vedere il male dappertutto, che soprattutto non gradisce la sua passione di dipingere bambine nude. L'uomo non nutre desideri granché peccaminosi, lo dice e lo ripete, spia le bimbe in bagno ma solo per riprodurle con la massima fedeltà possibile. Vallo a spiegare ai peasani. La lingua non aveva ancora l'esattezza di Cento per Cento, in compenso da subito era evidente l'abilità del narratore. Da leggere, Sacha Naspini.
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