RECENSIONI
Nicola Nosengo, Daniela Cipolloni
Compagno Darwin
Sironi editore, Pag. 223 Euro 16,00
Compagno Darwin è un bel libro. Divulgativo, sapiente. Agile. Gli autori ironizzano, scherzano persino, ma banditi i sermoni e le banalità, disintegrati i luoghi comuni, suggeriscono agli scienziati di sporcarsi le mani, di scendere nel sociale, scegliere per! Soprattutto se sono in ballo cose come: clima, ambiente, procreazione, ogm, medicalizzazione... Infatti, Darwin si occupò di mutamenti, ossia della tipicità relativa all'evoluzione degli esseri viventi, degli animali, compresi gli umani. Il mondo delle concatenazioni genetiche si dipana, epperò di gradino in gradino, per esempio: dalle relazioni, alle condizioni, con salti, connessioni e fili.
Se si parla di sopravvivenza del più forte, l'evoluzionismo è di destra. Se i più deboli risultano in grado di dare scacco matto al re, l'evoluzionismo è di sinistra. Si tratta in maniera lampante di riduzioni e volgarizzazioni della teoria sull'evoluzione della specie, che attualmente secondo i creazionisti, non è in contrasto col libro della Genesi, in quanto i credenti si occupano di una matrice dell'essere da cogliersi (da compiersi?) in Adamo ed Eva già belli pronti e stampati, mentre la scienza darwiniana si occupa solo dell'origine materiale e può permettersi di escogitare qualcosa come l'anello mancante tra lo scimpanzè e gli esseri umani. Se la gente di scienza oltre ad essere semplicemente preparata, tecnicamente competente, fosse fornita di logos, di abilità dialogiche e filosofiche, ci vorrebbe poco a colmare le lacune da vizio dogmatico e della superstizione. Leifchild, contemporaneo di Charles, asserisce l'inutilità di una causa remota che escluda l'intervento divino, facendo intendere che Darwin con un procedimento finito nel fosso del limite – l'anello mancante – dichiari dunque una carenza, poveretto! La strategia religiosa invece, definisce, concretizza il limite, la meta, l'approdo e l'origine, cioè dio. Niente di più aleatorio e falso, benchè assunto come vero ed unico motore. Il dove e il quando si pescano nell'onnipotenza di un disegno, che in realtà non esiste (non sussiste), ma è troppo facile da raccontare. La narrazione biblica non deve confondersi col ragionamento, con l'uso dell'intelligenza. La furbizia di una parabola sostituisce ciò che è difficoltoso da intuire, ciò che subito non è evidente. Proprio per questo la scienza rifiuta le fandonie e lascia da parte l'insondabile finchè non si raggiunge il giusto livello di conoscenze per progredire. Esemplari, a tal proposito le vicende di Galilei: egli osservava le rotazioni della Terra, il cosiddetto moto apparente del Sole, ma per gli altri era più semplice e pratico conservare un'idea, nemmeno tanto poetica, di immobilismo. Marx invece s'innamora e disinnamora di Charles e in questo andazzo, c'entra lo zampino di Engels che ricorda quanto Darwin fosse malthusiano, volendo ribadire che la selezione per adattamento potrebbe rivelarsi una regressione, peggio, una degenerazione; escluderebbe i tanti percorsi e le diverse direzioni.
Nosengo e Cipolloni apportano una ventata di freschezza al dibattito e non vestono panni da saputelli; magari con un pizzico di arguzia, ci sembrano a ragione preoccupati, se non si volesse comprendere che sono davvero in gioco la vita e i saperi. Bisognerebbe allora, grazie anche alla loro lettura, sforzarsi di trovare una strada per risoluzioni che nulla hanno a che fare con la coperta corta della destra e della sinistra, molto invece hanno a che vedere col darwinismo.
di Pina D'Aria
Se si parla di sopravvivenza del più forte, l'evoluzionismo è di destra. Se i più deboli risultano in grado di dare scacco matto al re, l'evoluzionismo è di sinistra. Si tratta in maniera lampante di riduzioni e volgarizzazioni della teoria sull'evoluzione della specie, che attualmente secondo i creazionisti, non è in contrasto col libro della Genesi, in quanto i credenti si occupano di una matrice dell'essere da cogliersi (da compiersi?) in Adamo ed Eva già belli pronti e stampati, mentre la scienza darwiniana si occupa solo dell'origine materiale e può permettersi di escogitare qualcosa come l'anello mancante tra lo scimpanzè e gli esseri umani. Se la gente di scienza oltre ad essere semplicemente preparata, tecnicamente competente, fosse fornita di logos, di abilità dialogiche e filosofiche, ci vorrebbe poco a colmare le lacune da vizio dogmatico e della superstizione. Leifchild, contemporaneo di Charles, asserisce l'inutilità di una causa remota che escluda l'intervento divino, facendo intendere che Darwin con un procedimento finito nel fosso del limite – l'anello mancante – dichiari dunque una carenza, poveretto! La strategia religiosa invece, definisce, concretizza il limite, la meta, l'approdo e l'origine, cioè dio. Niente di più aleatorio e falso, benchè assunto come vero ed unico motore. Il dove e il quando si pescano nell'onnipotenza di un disegno, che in realtà non esiste (non sussiste), ma è troppo facile da raccontare. La narrazione biblica non deve confondersi col ragionamento, con l'uso dell'intelligenza. La furbizia di una parabola sostituisce ciò che è difficoltoso da intuire, ciò che subito non è evidente. Proprio per questo la scienza rifiuta le fandonie e lascia da parte l'insondabile finchè non si raggiunge il giusto livello di conoscenze per progredire. Esemplari, a tal proposito le vicende di Galilei: egli osservava le rotazioni della Terra, il cosiddetto moto apparente del Sole, ma per gli altri era più semplice e pratico conservare un'idea, nemmeno tanto poetica, di immobilismo. Marx invece s'innamora e disinnamora di Charles e in questo andazzo, c'entra lo zampino di Engels che ricorda quanto Darwin fosse malthusiano, volendo ribadire che la selezione per adattamento potrebbe rivelarsi una regressione, peggio, una degenerazione; escluderebbe i tanti percorsi e le diverse direzioni.
Nosengo e Cipolloni apportano una ventata di freschezza al dibattito e non vestono panni da saputelli; magari con un pizzico di arguzia, ci sembrano a ragione preoccupati, se non si volesse comprendere che sono davvero in gioco la vita e i saperi. Bisognerebbe allora, grazie anche alla loro lettura, sforzarsi di trovare una strada per risoluzioni che nulla hanno a che fare con la coperta corta della destra e della sinistra, molto invece hanno a che vedere col darwinismo.
di Pina D'Aria
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