RECENSIONI
Girolamo De Michele
Con la faccia di cera
Verde nero – Edizioni ambiente, Pag. 180 Euro 10,00
Date un'occhiata al sito www.verdenero.it: l'intento di coinvolgere le migliori penne del 'noirismo' indigeno in una 'campagna' di sensibilizzazione' ai problemi del nostro mondo sembra subito evidente. Come è evidente l'attenzione alle singole realtà che determinano poi una precisa scelta di campo.
Con la faccia di cera (verso celentaniano, e spero di non essere smentito nel dire che la canzone è Un albero di trenta piani) è un bell'esempio di noir civile, e osando addirittura (e osa, osa!) di noir antifascista.
Ohibò griderà qualcuno, siamo scesi addirittura nell'agone politico. Ma no: certo, la parola antifascista è ormai desueta, caduta nel dimenticatoio, si preferiscono ora gli americanismi inneggianti ad una volontà singola e di gruppo, un uolterveltronsimo di facciata (curiosità: lo slogan obamiano ricalca un'espressione consueta nel parlare. David Crosby, tanto per dire, dopo anni di droga e di disintossicazioni, incise un disco chiamandolo: Oh yes I can!... ça va sans dire). Però se si scavalca (che è forma verbale contraria a cavalcare) l'idem sentire e ci si guarda meglio attorno, si capisce che forse, quando non tutto il mal vien per nuocere, è d'obbligo usare termini appropriati seppur antiquati.
De Michele, cavallo di razza, deve molto ad alcuni padri della letteratura: scomoderei Gadda, ma non per l'impianto linguistico. Con tutto il rispetto per lo scrittore ferrarese l'accosto all'ingegnere in blu (come avrebbe detto Arbasino) è solo per un'affinità edilizia-condominiale (beh sì il palazzo di Con la faccia di cera con le beghe e le chiacchiere ricorda molto i pasticciacci di via Merulana). Ma scomoderei soprattutto Fruttero e Lucentini: il plagio forse è voluto ed è anche un omaggio. Quello che fu, ormai tanti anni fa, un atto di ossequio del duo noir piu famoso d'Italia al palio di Siena (do you know Il palio delle contrade morte?) nel romanzo di De Michele, compreso l'apparato paranormale (ma non svelo altro per non rovinare la festa al lettore) diventa rispetto (a questo punto doppio!) al palio di Ferrara, ma anche e soprattutto agli autori di A che punto è la notte.
Il mio non è un acido appunto o una critica: tutt'altro. Ben vengano le similitudini e gli accostamenti quando la materia vibra ed è civile. Perché come si diceva prima il romanzo di De Michele ha una sostanza politica che intriga e che ce lo rende amabile e convincente.
D'altronde quando a pag. 120/121 si scrive: Non pagherà nessuno, amore. Non paga mai nessuno. Se un operaio uccide un padrone è terrorismo, se un padrone uccide cento operai di tumore è normale amministrazione, è il prezzo del benessere, è schiuma ai bordi del fiume del progresso. Vuoi sapere? Omicidio colposo e lesioni sono già in prescrizione, e l'ultimo capo d'imputazione, "carenza in materia di igiene e sicurezza che determinano infortuni e malattie professionali", lo sarà tra breve. I dirigenti Solvay non pagheranno neanche i danni... vuol dire che qualcosa di 'grosso' si ha la tentazione di dire e denunciare.
Sì, Con la faccia di cera parla anche del dramma delle morti degli operai negli stabilimenti Solvay, perché come scrive lo stesso autore all'inizio: I fatti qui narrati sono una finzione letteraria (...) realissime sono le vicende della Solvay di Ferrara.
Altro che pizza e fichi.
di Alfredo Ronci
Con la faccia di cera (verso celentaniano, e spero di non essere smentito nel dire che la canzone è Un albero di trenta piani) è un bell'esempio di noir civile, e osando addirittura (e osa, osa!) di noir antifascista.
Ohibò griderà qualcuno, siamo scesi addirittura nell'agone politico. Ma no: certo, la parola antifascista è ormai desueta, caduta nel dimenticatoio, si preferiscono ora gli americanismi inneggianti ad una volontà singola e di gruppo, un uolterveltronsimo di facciata (curiosità: lo slogan obamiano ricalca un'espressione consueta nel parlare. David Crosby, tanto per dire, dopo anni di droga e di disintossicazioni, incise un disco chiamandolo: Oh yes I can!... ça va sans dire). Però se si scavalca (che è forma verbale contraria a cavalcare) l'idem sentire e ci si guarda meglio attorno, si capisce che forse, quando non tutto il mal vien per nuocere, è d'obbligo usare termini appropriati seppur antiquati.
De Michele, cavallo di razza, deve molto ad alcuni padri della letteratura: scomoderei Gadda, ma non per l'impianto linguistico. Con tutto il rispetto per lo scrittore ferrarese l'accosto all'ingegnere in blu (come avrebbe detto Arbasino) è solo per un'affinità edilizia-condominiale (beh sì il palazzo di Con la faccia di cera con le beghe e le chiacchiere ricorda molto i pasticciacci di via Merulana). Ma scomoderei soprattutto Fruttero e Lucentini: il plagio forse è voluto ed è anche un omaggio. Quello che fu, ormai tanti anni fa, un atto di ossequio del duo noir piu famoso d'Italia al palio di Siena (do you know Il palio delle contrade morte?) nel romanzo di De Michele, compreso l'apparato paranormale (ma non svelo altro per non rovinare la festa al lettore) diventa rispetto (a questo punto doppio!) al palio di Ferrara, ma anche e soprattutto agli autori di A che punto è la notte.
Il mio non è un acido appunto o una critica: tutt'altro. Ben vengano le similitudini e gli accostamenti quando la materia vibra ed è civile. Perché come si diceva prima il romanzo di De Michele ha una sostanza politica che intriga e che ce lo rende amabile e convincente.
D'altronde quando a pag. 120/121 si scrive: Non pagherà nessuno, amore. Non paga mai nessuno. Se un operaio uccide un padrone è terrorismo, se un padrone uccide cento operai di tumore è normale amministrazione, è il prezzo del benessere, è schiuma ai bordi del fiume del progresso. Vuoi sapere? Omicidio colposo e lesioni sono già in prescrizione, e l'ultimo capo d'imputazione, "carenza in materia di igiene e sicurezza che determinano infortuni e malattie professionali", lo sarà tra breve. I dirigenti Solvay non pagheranno neanche i danni... vuol dire che qualcosa di 'grosso' si ha la tentazione di dire e denunciare.
Sì, Con la faccia di cera parla anche del dramma delle morti degli operai negli stabilimenti Solvay, perché come scrive lo stesso autore all'inizio: I fatti qui narrati sono una finzione letteraria (...) realissime sono le vicende della Solvay di Ferrara.
Altro che pizza e fichi.
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