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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Michael Pergolani

Così finiscono le orchestre

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«Ma che cavolo di programma é questo?», gridò Allegra sbirciando la tv dalla cucina. Ma lui non rispose... S'era addormentato sulla poltrona accanto alla stufetta elettrica. Stremato. Avevano smesso di fare all'amore da non più di dieci minuti. Nel sonno però manteneva una mano sul sesso afflosciato, per conforto forse, forse per paura che glielo rubassero o forse per non lasciarlo fuggire come un fringuello... Lui si addormentava quasi sempre dopo l'amore. - «Mi sento come un personaggio che ha trovato un autore... forse è per questo che io e Gianni stiamo insieme... Lui ha bisogno di creare storie ed io di interpretarle...», pensò Allegra ma subito aggiungendo, «ma che scemate letterarie!» Era perché leggeva tutti quegli Harmony.? Proprio in quel momento lui si svegliò. Si guardò intorno cercandola. La vide, infine, davanti al lavello alle prese coi piatti della cena. Indossava il grembiulino western ma mutande niente. - «Ma che diavolo sta facendo?», si chiese Gianni osservandole il culo e quel curioso "ondeggiar de' fianchi". - «Cazzo! cazzo! cazzo!», continuò lui ch'aveva letto Miller, «si sta masturbando col mestolo del sugo...» Così al pensiero del tropico-del-culo gli venne ancora duro. - «Guarda-guarda, ti si è di nuovo alzato...», disse lei che s'era girata esibendosi sfrontata verso di lui. - «Il Capricorno è il mio preferito...», balbettò Gianni. - «Cielo, sembra quello d'un toro Chesterfield...» - «Non mi dirai che a te è piaciuto più il Cancro...», sospirò lui. - «Scusami caro, certe volte eccedo in fantasie da prateria...», continuò Allegra fissa-fissando il sanguigno fiore di cactus ch'era appena sbocciato. - «Sei proprio arrapante  con quel mestolo in fondina...» - «Anche tu, anche il tuo fiore del deserto...» Allora lei gli si avvicinò fin quasi a stampargli la fica sul naso. Era lucida e gonfia. E sopra, la rossa nocciolina che profumava d'amore. - «E' che tra le gambe c'ho un'orchestra jazz...», gli disse lei con rauca-raucedine. - «Davvero? Allora suona per me.»?- «Come vuoi...», rispose Allegra sedendosi sulla moquette  ed aprendosi a lui come fosse l'estuario del Mississippi. Bene, successe in quel momento. Sì, in quel preciso istante, dalla sua fica, come da dietro il sipario di un teatro e in fila indiana, cominciarono ad uscire... Davanti a tutti le tre trombe, poi il sax alto, il tenore ed il contralto, seguiti dal pianista e da una coppia di tromboni lucenti, poi il contrabbasso, la batteria ed infine il cantante solista. - «Ha i capelli biondi...», notò lei. - «Chi?...», chiese lui che stava ancora sul pianista. - «Il solista» - «Ma non è di colore?» - «Sì, ma s'è tintooo...», concluse lei gemendo. - «Ovunque?...» - «E chi lo saaa...» - «Prova a tirargli giù i pantaloni.», le suggerì Gianni sorridendo. - «Non sta bene... e poi, sta già suonando, non sentiii?... Mi sembra un pezzo di Glen Miller...» - «Chattanuga Chu Chu...» - «Ho la fica tutta bagnata e la pelle accapponnnataaa...» - «Vorrai dire accapponata...» - «Non fa niente... però il solista sta affogando, guarda!» - «Cristo, come annaspa!» - «Sembra, ohh... sembra che non sappiaaa nuotare e nessuno che gli laaanci un salvagente...» - «Voglio affogare anch'io, mia regina del blues...» - «E che aspetti? Vieni qui... Ti prego, sbrigati, non ce la faccio più... Allora? Ma che fai? Perché non ti muovi?...» - «E dell'orchestra che ne faccio?»



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