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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Grazia Verasani

Di tutti e di nessuno

Kowalski – Apogeo, Pag. 239 Euro 15,00
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Confesso di non aver letto i due precedenti romanzi di Grazia Verasani che hanno come protagonista l'investigatrice Giorgia Cantini (Quo Vadis, baby? e Velocemente da nessuna parte, tanto per intenderci) ed ammetto che mi sono bastate una ventina pagine della sua nuova fatica Di tutti e di nessuno per sentire quelle mancanze come una lacuna da colmare. Non è poco, tanto per iniziare.

Nulla di particolare, a dire il vero, dal punta di vista dei personaggi (c'è investigatore, c'è la polizia) o dell'intreccio (c'è, ovviamente, anche un'indagine)), ma su questi versanti ormai forse è quasi impossibile dire qualcosa di nuovo. Quello che invece, almeno a nostro avviso, contraddistingue la scrittura di Grazia Verasani rendendola potente, è una profondità che potremmo definire quasi "lirica" e che rimanda continuamente a qualcos'altro. Protagonista delle sue storie è Giorgia Cantini, una looser che condivide con molti altri suoi colleghi della pagina stampata tanti tratti distintivi: investigatrice, single, accanita fumatrice, perdente per definizione. Eppure Giorgia riesce a mantenere una sua particolarità, che probabilmente le deriva dal materiale biografico dell'autrice maneggiato in modo maestoso.

In Di tutti e di nessuno Giorgia si trova ad indagare su due vicende che hanno come protagoniste delle donne: da una parte c'è Franca Palmieri - la "Signora dei Rospi" che la riporta alla sua gioventù - uno strano personaggio dai tratti felliniani, che aveva "educato" sessualmente molti ragazzi sui amici. E' la donna voluta "da tutti e da nessuno" del titolo, e che viene ritrovata morta in un parco bolognese. Dall'altra invece Barbara, il suo incarico pagato, una ragazza diciottenne figlia di separati, che ultimamente si comporta in modo strano e non si integra più con i suoi coetanei. Lei è invece il prodotto post-moderno di una borghesia svuotata di ogni verve creativa, attenta ormai solo all'aspetto esteriore e alle convenzioni che al "succo" delle cose, e alla quale (forse inconsapevolmente, o forse no) Giorgia vorrebbe indicare il futuro. Se Franca è il passato, la nostalgia per un mondo che non tornerà più, Barbara è la "speranza", e non è un caso se il romanzo si chiude con una brevissima lettera (non un sms o una mail: ma una lettera di carta) che Giorgia scrive alla ragazza, spingendola a non arrendersi. Si sente, insomma, che dietro queste storie c'è sempre un vissuto quotidiano pieno di sofferenze: dolori che nella maggior parte dei casi rimangono nascosti, ma che Giorgia non esita ad affrontare. insomma: le uniche battaglie che si perdono sono quelle che non si combattono.

Sullo sfondo delle indagini, una Bologna che è un luogo delle mente più che fisico, e non a caso qualcuno ha detto che le storie di Grazia Verasani più che thriller sono delle indagini sui sentimenti. Ci sono i suoi "ricordi" di quarantenne che molto spesso sfociano, lo abbiamo già detto, nel lirismo e tutto senza che la storia si blocchi e ristagni. Siamo un gradino più in alto di molti altri autori noir degli Anni Zero. Libro da leggere d'un fiato.



di Marco Minicangeli


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