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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Andrea Vitali

Dopo lunga e penosa malattia

Garzanti, Pag.176 Euro 14,60
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Che orrore questi 'critici' letterari italiani. Sulla quarta di copertina di questo libro si legge: Che devo dirvi?Ho finito le parole per raccontare quanto è bravo Andrea Vitali. Ogni volta che si finisce un suo romanzo viene voglia di fischiettare La vie en rose. Fì, fififi fififi (Antonio D'orrico). Certo ci vuole un coraggio di non poco conto per dire fregnacce del genere. Non gli è da meno Massimo Boffa di Panorama che pensa che la qualità di un libro si misuri con le copie vendute: Uno dopo l'altro, in virtù di una scrittura strepitosa, e grazie alle magie del passaparola (che non sbaglia mai), i romanzi di Vitali hanno conquistato un pubblico sempre più numeroso: ridendo e scherzando siamo giunti a 1 milione di copie.

Insomma, se devo proprio dare un consiglio: evitate gli strilli e le quarte di copertina. E ancora di più: evitate di confrontarvi con la critica prezzolata ed inutilmente trionfalistica.

Torniamo a noi: in questo libro di Vitali non ritroviamo il solito palcoscenico a cui ci ha abituato lo scrittore comasco, quella sorta di teatrino (nel senso buono, non come quello della 'politica') del ventennio che secondo le stesse parole dell'interessato (intervistato a proposito da noi Orchi) è un banale espediente per allontanare le storie stesse e creare attorno a loro un maggior alone di romanzo. Non c'è nostalgia. La nostalgia si coniuga al presente.

Qui l'atmosfera è diversa, anche se appartiene sempre al nostro passato. E' una vicenda ambientata negli anni '60 (credo, ma posso sbagliare, di non aver colto un preciso riferimento temporale se non nella scansione dei giorni che vanno dal quattro di novembre fino al dodici) dove oltre agli attori principali i protagonisti sono gli usi e le costumanze del tempo che fu: il telefono a gettoni (tra l'altro sorta di deus ex machina dell'intera vicenda), i vecchi ricostituenti, gli ambulatori dei medici di una volta, le moglie a casa ad aspettare i mariti. Assente però in questa ricostruzione una pedissequa esposizione del prodotto o del folklore per fare, tanto per intenderci, una sorta di saporedimare nostalgico.

Vitali non ha bisogno di questo per convincere: costruisce invece un romanzo giallo che i veri intenditori capiscono frutto di attenta e lunga conoscenza del genere. Non raccontiamoci palle: qui, in queste poco meno di duecento pagine, vi è un sunto del mesterie del giallista e delle sue toerie. Dietro la vicenda del medico che sente puzza di bruciato nella morte di un coetaneo, vecchio amico d'infanzia, c'è Conan Doyle, c'è Simenon, c'è la tradizione del poliziesco francese 'provinciale', c'è anche il noir americano e hollywoodiano ma rivisto correttamente da un'angolatura tutta italiana e c'è il Maigret di Gino Cervi (che sarà pur sempre Simenon, ma agli occhi di chi ha visto quella mitica serie della nostra televisione, finisce con l'assunere una sorta di autonoma vitalità).

Il libro si legge con piacere (sulla piacevolezza dell'opera di Vitali ormai non ci sono più dubbi) e soprattutto è fedele ricostruzione d'atmosfera d'antan.



di Alfredo Ronci


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Gustoso


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Andrea Vitali

Olive comprese

Garzanti, Pag.443 Euro 16,00

Vi è un negozio a Roma, che chi bazzica il centro e in particolar modo Campo de' fiori conoscerà, che ad entrarvi il cor non si spaura, anzi. Lo gestisce un siriano e vende manifattura di vetro: bicchieri, lampade, vasi, portavasi, tazze, tazzine, ninnoli e quant'altra meraviglia.
Ma non è la mercanzia, per quanto colorata ad affascinare, ma proprio il luogo. Si accede direttamente in un ambiente di una ventina di metri quadri per nulla trendy, anzi, e se mi si concede il termine, vagamente neorealista.

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Andrea Vitali

Il segreto di Ortelia

Garzanti, Pag. 159 Euro 15,00

Non è passato molto tempo dalla segnalazione del suo precedente romanzo, Olive comprese. Evidentemente la formula funziona e l'autore, un po' come avviene per i successi improvvisi e nazional-popolari, ha voluto consegnarci, dopo un breve intervallo, un'altra avventura del suo strano e strampalato teatrino provinciale.
Credo che la sua narrativa funzioni come nel caso di Camilleri: i due non hanno molto in comune.

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