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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Augusto De Angelis

Giobbe Tuama & C.

Sellerio, Pag. 255 Euro 12,00
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I tranvai della periferia rovesciavano sul Largo Cairoli il loro carico di famigliole e di coppie, che scendevano al centro a godersi la serata domenicale nei caffè e nei cinema. Anche la Fiera del Libro doveva essere affollata.

Quante volte ci si è chiesti come dovesse essere la vita durante il ventennio: Augusto De Angelis pubblica questo romanzo nel 1934, a sei anni dunque dall'inizio della più immane tragedia che la Storia contemporanea abbia conosciuto. I tratti sono ancora quelli di una 'quiete' apparente, di una vita nonostante tutto che procede sui binari di una prosaica tranquillità.

Ma lo scrittore romano, riscoperto anni fa da Oreste del Buono, racconta anche altro, e pur legato dai lacci di una censura che lo obbliga a scrivere di assassini sempre stranieri ed esotici, tuttavia riesce a 'ricostruire' una struttura che apparentemente sembra lontana dalla calma dimensione di un regime paterno e protettivo, in realtà addentro alle cose della politica e della vita di tutti i giorni.

Giobbe Tuama & C. addirittura, come se all'autore fosse stato in qualche modo richiesto, tenta di delineare al meglio la figura del commissario De Vincenti, il personaggio chiave della narrativa Deangelisiana. Ecco come viene presentato: La passione nascosta di De Vincenti erano i libri. Ne aveva una stanza piena nel suo appartamentino, con grande disperazione della buona Antonietta, che si ostinava a volerli spolverare uno per uno almeno una volta a settimana (Pag. 45). Ma pensiamo anche con grande disperazione dei censori del regime che credo non vedessero di buon occhio un personaggio letterario colto e soprattutto non chiuso nel recinto di un'autarchica e falsa celebrazione della cultura.

Lui di solito non si curava degli indizi materiali e non ne teneva conto che nei casi comuni, nei fattacci di cronaca nera. Il solito giro del mestiere. Le gocce, che cadono sempre negli stessi buchi. Per i casi complessi, egli teneva soprattutto conto degli indizi psicologici, dei caratteri morali del delitto. Suo assioma era: Il delitto è una derivazione della personalità. E si affidava all'onda psichica. (Pag. 47/48).

Pensate che rivoluzione (e nessuno allora se ne accorse): quelli erano gli anni in cui la 'golden age' del giallo, quella che basava la sua intera struttura sul dettaglio materiale, stava costruendo la sua fortuna; ed invece un bell'imbusto scrittore italico, decisamente avanti coi tempi, rimaneggiava la materia rendendola meno 'enigmistica' e più consona al sentire del tempo e della cultura stessa.

Insomma, nonostante qualche ingenuità inevitabile, tutti i romanzi di De Angelis, compreso questo, meritano una lettura attenta (e dico attenta e non superficiale solo per lo sfizio di intrattenersi con vicende d'antan) e meritano soprattutto una riconsiderazione completa dello scrittore romano (la cui vicenda personale, terribile e drammatica, rimandiamo ad altre recensioni già apparse sul Paradiso).





di Alfredo Ronci


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Gustoso


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Augusto De Angelis

L'impronta del gatto

Sellerio, Pag. 250 Euro 11,00

De Vincenzi vide il cadavere, vide Cristiana e vide l'orchidea. Ai cadaveri e alle donne era abituato alle orchidee un po' meno, per quanto invece le amasse assai di più. Così il suo sguardo si arrestò più lungamente e con compiacenza sul fiore. Mostruoso fiore fatto di carne, nato dal limo in putrefazione, cresciuto in una atmosfera da tropico.
Piccola scorrettezza: la citazione non appartiene al libro in questione, ma ad un altro, precisamente a Il mistero delle tre orchidee.

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Augusto De Angelis

Il do tragico

Il Giallo Mondadori. Speciali., Pag. 215 Euro 6,90

Di questi tempi il giallo va sempre bene. Meglio se, scartabellando o facendo, mi scuso per il confronto, l’investigatore di lettere, si decida per una storia poliziesca d’antico sapore e di fascinata ambientazione storica.

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