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CLASSICI

Alfredo Ronci

Gli inizi di un movimento: “Storia di Anna Drei” di Milena Milani.

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E’ inevitabile che, in una dotta e particolareggiata disanima di una corrente, si possa eccedere in qualche cosa ed essere invece meno presenti in altra. Succede questo perché nell’avvicendarsi di moti (e modi) e questioni il problema, sempre però costante, possa un tantino sfuggire e confluire invece in un dato di fatto ben più corposo e attinente.
In parole povere (almeno lo si spera): nella storia della nostra letteratura spesso e volentieri i movimenti e le correnti sono ricadute in una tradizionalità che è servita solo ad aggiustare le spiegazioni.
Tanto per fare un esempio, che poi ci porterà ad affrontare meglio il percorso e la statura morale della scrittrice che andiamo a mostrare e del suo romanzo: primi anni Sessanta, è l’inizio del boom economico, dei governi di centro-sinistra e di nuovi sentori politici. Nella letteratura italiana si fa sempre più centrale, anche se con dinamiche certamente diverse da quelle attuali, il problema della donna nella società post guerresca e della sua condizione sociale, economica e soprattutto psicologica. Nel 1962, appoggiata da Alberto Moravia, si fa ben vedere la giovane Dacia Maraini (sulla questione nata dopo questo esordio e sulle fastidiose insinuazioni lanciate nei confronti del letterato più famoso, cioè appunto Alberto Moravia, in questa sede preferiamo non riferire) con la pubblicazione del romanzo La vacanza. Romanzo che per alcuni critici rappresenta una chiave di volta per comprendere meglio l’esplorazione del continente femminile (aggiungerei, senza che mi si possa apporre delle critiche, femminista).
Siamo arrivati al dunque, nel senso che, nel dare una certa continuità al discorso in corso, si sono tralasciate alcune situazioni che invece avrebbero dovuto avere una collocazione ben diversa. Si pensi al caso della nostra Milena Milani. La sua statura letteraria e pubblica, viene inserita negli anni in cui certe problematiche erano più visibili e concrete. In realtà la situazione era del tutto diversa.
Storia di Anna Drei, il romanzo che ben volentieri trattiamo e che mostra evidenti segni di partecipazione politica ed intellettuale della donna, è addirittura del 1947. Un romanzo che deve aver fatto male all’autrice che, sebbene inneschi meccanismi che in un certo senso fanno pensare ad un mondo letterario e sociale diverso, in realtà spinge verso una configurazione sociale e politica della donna molto più attuale e diversificata.
Anna è una donna che vive da sola, che ad un certo punto della sua vita fa conoscenza con un’altra donna che sembra dividere con lei certe apprensioni e certe problematiche. Ma è, per la morale dell’epoca, assolutamente diversa. A proposito del baciare un altro dice: Andai, Anna Drei mi portò il manoscritto nell’anticamera. Era in vestaglia, si era dipinta la bocca. “E’ di prammatica” disse, “così nessuno mi bacia” rise, “arrivederci allora”.
Volendo essere pignoli, ed addirittura scherzare sul romanzo, potremmo dire che invece di Storia di Anna Drei, la Milani avrebbe potuto chiamarlo Dottor Jeckill e Mister Hide, tanto la sua condizione di donna è segnata da una dualità che non le permette di pensare oltre, da un io che a volte sembra gigantesco ma soprattutto diviso e non le permette di vivere altrimenti.
Si ritiene anche una scrittrice, ma nei momenti più bui e tristi lei stessa riconosce (ed ammettiamolo anche noi) che non ha grosse potenzialità, anzi… Del resto anche l’estate non le importava. Me lo disse; disse anche che tutto quello che aveva scritto faceva ridere, era una mediocre scrittrice.
Il libro in realtà non è raccontato dalla Drei, ma dall’altra ragazza (siamo sui 24 anni) che avendo un cattivo rapporto con un uomo (subisce anche violenza), ad un certo punto decide di andare ad abitare con la ragazza, subendo anche le cattive abitudini di lei. Fino all’esplosione finale, quando cioè la stessa s’accorge che la Drei non rientra a casa perché ha un rapporto segreto col suo uomo. Uomo che un giorno raggiunge la sua ormai ex e le confessa d’aver strangolato la Drei.
Potremmo anche dire: finalmente si racconta anche un femminicidio (visti i tempi), in realtà l’omicidio, seppure abnorme e incomprensibile, è il punto meno evidente della storia. Quello che la Milani sembra suggerirci invece è, al di là di certe situazioni pure devastanti, l’assoluta incapacità di una donna di confrontarsi pacificamente con quello che ha intorno e soprattutto con le persone che la frequentano.
Anche il finale non dà tregua a certe problematiche: A me restavano la sera che ritorna, la notte che urla col vento, il mattino che rabbrividisce: la storia di Anna era chiusa, nel cerchio ero rimasta impigliata.
Nelle vicende della Maraini alla fine c’è una sorta di riscatto. In quella della Milani, almeno in questa, non c’è. E’ forse il caso di riconsiderare tutta la questione letteraria femminile.




L’edizione da noi considerata è:

Milena Milani
Storia di Anna Drei
Medusa - Mondadori editore





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