RECENSIONI
Angelo Zappalà
Gli sterminatori
CSE, Pag. 155 Euro 17,00
Se Giuliano Ferrara avesse letto questo agile volumetto, molto probabile ci saremmo evitati uno spettacolo indecente. Dopo la strage in Virginia e approfondendo l'argomento (come d'uopo d'altronde per tutti i cacciatori di notizie) si è presentato ai telespettatori con fronte sudata e aplombe d'occasione per suggerirci con tono drammatico ed autorevole: ma davvero il mondo sta cambiando? E' davvero irriconoscibile? Siamo ormai destinati a soccombere davanti a tanta violenza?
Andava spenta la TV, subito, ancor prima di conoscere gli ospiti (tanto, gira che ti rigira sono sempre gli stessi che s'affannano tra uno studio televisivo e l'altro). Così ho fatto, perché il disgusto ha preso il sopravvento.
Perché dico che se l'esimio giornalista avesse letto Gli sterminatori ci avrebbe privato di uno spettacolo da Blob? Perché, al di là delle certezze che nessuno può dare, nemmeno il Padre Eterno in persona, la ricerca di Angelo Zappalà, psicologo, criminoso clinico e psicoterapeuta affronta il problema serio di siffatte tragedie senza coccodrillesche lacrime di disappunto, ma con dati scentifi alla mano e soprattutto con quel pizzico di buon senso che ormai è come l'acqua che alimenta l'assetato Po: praticamente nulla.
Cosa dice di tanto importante Zappalà che qualsiasi informatore televisivo potrebbe far suo senza ricorrere a espedienti da cabaret o da rivista d'antan?
Dice che: non è azzardato ipotizzare che la minor incidenza del fenomeno in Europa e in Italia rispetto agli Stati Uniti sia da ricondurre anche alla ridotta diffusione delle armi da fuoco nel Vecchio Continente e forse a una non ancora esasperata conflittualità sociale.(Pag.17).
Si noti la prudenza: pur dicendo cose davanti agli occhi di tutti (meno che a Bush e a Ferrara) l'autore sapientemente precisa che non "è azzardato ipotizzare" e che è "forse" la minore conflittualità sociale a determinare certi tragici risvolti.
Non soddisfatto aggiunge: Uno dei paesi maggiormente interessati dalla delinquenza giovanile sono senza dubbio gli Stati Uniti, dove nella prima metà degli anni Novanta si è registrato un notevole incremento della percentuale di omicidi e altri reati violenti commessi da adolescenti (...) in questo contesto il ruolo giocato dalle armi da fuoco nell'aumento della criminalità adolescenziale è stato considerato di notevole rilevanza. Si pensi soltanto che dal 1984 al 1996 negli Stati Uniti il numero di omicidi commessi da giovani adolescenti con un'arma da fuoco è quadruplicato (Pag.29).
Aridanghete direbbe qualcuno: ma la sostanza è quella, non c'è nulla da fare, inutile girarci attorno. D'altra parte il saggio ci informa che in Italia finora non ci sono stati episodi di mass murder (omicidi di massa, dove sono coinvolti un numero pari o superiore a tre) o i cosìddetti school shooting (sparatorie a scuola. Nel nostro paese invece è più usuale lo sterminatore familiare, quello che agisce all'interno di un determinato microcosmo.). In Europa c'è stato solo un caso clamoroso. Nel 2002 ad Erfurt un ragazzo uccise dodici insegnanti, una segretaria, due compagni di scuola e un poliziotto. Ma contrariamente a quello che avviene negli Usa dopo l'accaduto furono emanate disposizioni restrittive per quanto riguardava vendita di armi e porto d'armi.
Tutto questo qualcosa vorrà pur dire no?
Zappalà non esita nemmeno a puntare il dito contro il ruolo dei mezzi di informazione e sul perché notizie di fatti drammatici spesso e volentieri, nei giorni immediatamente successivi, vengono seguite da incidenti analoghi. Oltre all'orrida casualità e al tentativo d'imitazione da parte di alcuni perché facilmente suggestionati, c'è una volontaria attenzione selettiva del giornalismo che mira a vendere più giornali o ad avere più audience, perché è incontestabilmente vero che più drammatica di una notizia drammatica è una serie di notizie analoghe. (Pag.67-68).
Lapalissiano no? Ma tutto in questo prezioso libro è semplice e per certi versi risolutivo. Ma si sa, le sirene dell'apocalisse sociale urlano sempre di più. Ma sarebbe preferibile fare nostro, per la salvezza del genere umano, il suggerimento del grande Augusto Monterroso: Il resto è silenzio.
Sarebbe auspicabilissimo.
di Alfredo Ronci
Andava spenta la TV, subito, ancor prima di conoscere gli ospiti (tanto, gira che ti rigira sono sempre gli stessi che s'affannano tra uno studio televisivo e l'altro). Così ho fatto, perché il disgusto ha preso il sopravvento.
Perché dico che se l'esimio giornalista avesse letto Gli sterminatori ci avrebbe privato di uno spettacolo da Blob? Perché, al di là delle certezze che nessuno può dare, nemmeno il Padre Eterno in persona, la ricerca di Angelo Zappalà, psicologo, criminoso clinico e psicoterapeuta affronta il problema serio di siffatte tragedie senza coccodrillesche lacrime di disappunto, ma con dati scentifi alla mano e soprattutto con quel pizzico di buon senso che ormai è come l'acqua che alimenta l'assetato Po: praticamente nulla.
Cosa dice di tanto importante Zappalà che qualsiasi informatore televisivo potrebbe far suo senza ricorrere a espedienti da cabaret o da rivista d'antan?
Dice che: non è azzardato ipotizzare che la minor incidenza del fenomeno in Europa e in Italia rispetto agli Stati Uniti sia da ricondurre anche alla ridotta diffusione delle armi da fuoco nel Vecchio Continente e forse a una non ancora esasperata conflittualità sociale.(Pag.17).
Si noti la prudenza: pur dicendo cose davanti agli occhi di tutti (meno che a Bush e a Ferrara) l'autore sapientemente precisa che non "è azzardato ipotizzare" e che è "forse" la minore conflittualità sociale a determinare certi tragici risvolti.
Non soddisfatto aggiunge: Uno dei paesi maggiormente interessati dalla delinquenza giovanile sono senza dubbio gli Stati Uniti, dove nella prima metà degli anni Novanta si è registrato un notevole incremento della percentuale di omicidi e altri reati violenti commessi da adolescenti (...) in questo contesto il ruolo giocato dalle armi da fuoco nell'aumento della criminalità adolescenziale è stato considerato di notevole rilevanza. Si pensi soltanto che dal 1984 al 1996 negli Stati Uniti il numero di omicidi commessi da giovani adolescenti con un'arma da fuoco è quadruplicato (Pag.29).
Aridanghete direbbe qualcuno: ma la sostanza è quella, non c'è nulla da fare, inutile girarci attorno. D'altra parte il saggio ci informa che in Italia finora non ci sono stati episodi di mass murder (omicidi di massa, dove sono coinvolti un numero pari o superiore a tre) o i cosìddetti school shooting (sparatorie a scuola. Nel nostro paese invece è più usuale lo sterminatore familiare, quello che agisce all'interno di un determinato microcosmo.). In Europa c'è stato solo un caso clamoroso. Nel 2002 ad Erfurt un ragazzo uccise dodici insegnanti, una segretaria, due compagni di scuola e un poliziotto. Ma contrariamente a quello che avviene negli Usa dopo l'accaduto furono emanate disposizioni restrittive per quanto riguardava vendita di armi e porto d'armi.
Tutto questo qualcosa vorrà pur dire no?
Zappalà non esita nemmeno a puntare il dito contro il ruolo dei mezzi di informazione e sul perché notizie di fatti drammatici spesso e volentieri, nei giorni immediatamente successivi, vengono seguite da incidenti analoghi. Oltre all'orrida casualità e al tentativo d'imitazione da parte di alcuni perché facilmente suggestionati, c'è una volontaria attenzione selettiva del giornalismo che mira a vendere più giornali o ad avere più audience, perché è incontestabilmente vero che più drammatica di una notizia drammatica è una serie di notizie analoghe. (Pag.67-68).
Lapalissiano no? Ma tutto in questo prezioso libro è semplice e per certi versi risolutivo. Ma si sa, le sirene dell'apocalisse sociale urlano sempre di più. Ma sarebbe preferibile fare nostro, per la salvezza del genere umano, il suggerimento del grande Augusto Monterroso: Il resto è silenzio.
Sarebbe auspicabilissimo.
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