RECENSIONI
Hans Magnus Enzensberger
Hammerstein o dell'ostinazione
Einaudi, Pag. 287 Euro 20,00
Quando mi capita di trovarmi di fronte ad un testo di Enzensberger non posso non fare a meno di pensare al famoso dialogo di Caro Diario di Nanni Moretti, quando Gerardo, l'amico del regista, nel pieno della notte nell'isola di Alicudi dice: Enzensberger dice che la televisione è il nulla. Va bene. Però dimostrami che la partita che abbiamo visto qualche giorno fa, Honduras Belgio, con cinque capovolgimenti di fronte equivale al nulla. Mai il nulla è sembrato tanto.
Meraviglioso!Ma non stiamo qui a parlare di televisione, ma di Storia. L'operazione che lo storico-matematico ha voluto portare avanti lui stesso ce lo suggerisce: Ma questo libro non è neppure un romanzo. Per fare un paragone audace, procede in maniera più analoga alla fotografia che alla pittura. Ho voluto separare quello che potevo documentare con l'ausilio di fonti scritte e orali dai miei giudizi soggettivi, che compaiono sotto forma di glosse.
E', al di là di come lo si voglia definire, un libro di ricerca: le vicende di Kurt von Hammerstein che fu capo di stato maggiore dell'esercito tedesco e che si ritirò subito dopo l'avvento di Hitler, rimanendo nel tempo, coerentemente, avversario del führer.
E attraverso le vicende di quest'uomo rigido, ma costante, Enzensberger lancia strali qua e là: come quando attribuisce, in parte, alle forze vincitrice della prima guerra mondiale, l'esito nazionalsocialista; come quando distrugge l'ideale della Repubblica di Weimar... Questo fragile mito trae alimento piuttosto da una miscela di invidia,ammirazione e kitsch: invidia per una vitalità e ammirazione per i risultati prodotti da una generazione di grandi talenti, ma anche nostalgia a buon mercato; come quando, ricostruendo la vita e le vicende politiche della famiglia Hammerstein (due figlie militavano in gruppi filo-sovietici) metta il dito nella piaga della corresponsabilità civile del popolo tedesco alla tragedia della seconda guerra mondiale: La cosa importante è un'altra: nel suo clan non c'è stato un solo nazionalsocialista. Non sono molte le famiglie tedesche a poter dire lo stesso.
Non è un caso che quando Kurt von Hammerstein morì nell'aprile del 1943 i familiari, pur avendo ottenuto gli onori militari dovuti ad un generale di armata, rifiutarono di sfilare con la bandiera del Terzo Reich perché sarebbe stata un'offesa umiliante.
Anche sulla questione dello sterminio degli ebrei Enzensberger ha le idee molto chiare a proposito dell'atteggiamento dell'allora ex capo di stato maggiore (qui la chiosa la faccio io: quanti sono gli uomini politici e religiosi del tempo che fecero finta di non sapere e chiusero gli occhi?): subito dopo la funesta conferenza di Wannsee (quella che stabilì il 'principio' della soluzione finale) Hammerstein già aveva parlato in famiglia di 'strage organizzata'.
Questo libro andrebbe letto anche per capire che al di là dell'instaurazione di un vero e proprio regime di terrore, il nazionalsocialismo dovette fare i conti, a diversi livelli, con una più o meno organizzata opposizione.
Hammerstein o dell'ostinazione (titolo di per sé esaustivo) oltre a presentare una lucidissima argomentazione (vi sono anche degli 'inserti' curiosi: interviste fatte a persone morte che però in qualche modo completano un quadro storicamente attendibile) ci riconsegna un Enzensberger al meglio di sé, ironico e al vetriolo.
di Alfredo Ronci
Meraviglioso!Ma non stiamo qui a parlare di televisione, ma di Storia. L'operazione che lo storico-matematico ha voluto portare avanti lui stesso ce lo suggerisce: Ma questo libro non è neppure un romanzo. Per fare un paragone audace, procede in maniera più analoga alla fotografia che alla pittura. Ho voluto separare quello che potevo documentare con l'ausilio di fonti scritte e orali dai miei giudizi soggettivi, che compaiono sotto forma di glosse.
E', al di là di come lo si voglia definire, un libro di ricerca: le vicende di Kurt von Hammerstein che fu capo di stato maggiore dell'esercito tedesco e che si ritirò subito dopo l'avvento di Hitler, rimanendo nel tempo, coerentemente, avversario del führer.
E attraverso le vicende di quest'uomo rigido, ma costante, Enzensberger lancia strali qua e là: come quando attribuisce, in parte, alle forze vincitrice della prima guerra mondiale, l'esito nazionalsocialista; come quando distrugge l'ideale della Repubblica di Weimar... Questo fragile mito trae alimento piuttosto da una miscela di invidia,ammirazione e kitsch: invidia per una vitalità e ammirazione per i risultati prodotti da una generazione di grandi talenti, ma anche nostalgia a buon mercato; come quando, ricostruendo la vita e le vicende politiche della famiglia Hammerstein (due figlie militavano in gruppi filo-sovietici) metta il dito nella piaga della corresponsabilità civile del popolo tedesco alla tragedia della seconda guerra mondiale: La cosa importante è un'altra: nel suo clan non c'è stato un solo nazionalsocialista. Non sono molte le famiglie tedesche a poter dire lo stesso.
Non è un caso che quando Kurt von Hammerstein morì nell'aprile del 1943 i familiari, pur avendo ottenuto gli onori militari dovuti ad un generale di armata, rifiutarono di sfilare con la bandiera del Terzo Reich perché sarebbe stata un'offesa umiliante.
Anche sulla questione dello sterminio degli ebrei Enzensberger ha le idee molto chiare a proposito dell'atteggiamento dell'allora ex capo di stato maggiore (qui la chiosa la faccio io: quanti sono gli uomini politici e religiosi del tempo che fecero finta di non sapere e chiusero gli occhi?): subito dopo la funesta conferenza di Wannsee (quella che stabilì il 'principio' della soluzione finale) Hammerstein già aveva parlato in famiglia di 'strage organizzata'.
Questo libro andrebbe letto anche per capire che al di là dell'instaurazione di un vero e proprio regime di terrore, il nazionalsocialismo dovette fare i conti, a diversi livelli, con una più o meno organizzata opposizione.
Hammerstein o dell'ostinazione (titolo di per sé esaustivo) oltre a presentare una lucidissima argomentazione (vi sono anche degli 'inserti' curiosi: interviste fatte a persone morte che però in qualche modo completano un quadro storicamente attendibile) ci riconsegna un Enzensberger al meglio di sé, ironico e al vetriolo.
di Alfredo Ronci
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Hans Magnus Enzensberger
I miei flop preferiti
Einaudi, Pag. 233 Euro 19,50Vero è che Enzensberger è del '29, quindi ha 83 anni, vero è che la sua enorme attività intellettuale non ha praticamente confini, ma questo suo ultimo libro pubblicato per Einaudi è un classico esempio di senilità o comunque di difficoltà a scindere cosa è utile e cosa non lo è affatto.
Non voglio infognarmi nel solito discorso dell'assoluta inutilità della gran parte dell'editoria contemporanea, soprattutto narrativa, ma davvero di questo I miei flop preferiti non se ne sentiva la mancanza.
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