RECENSIONI
Thomas Tono
Il profumo di Emma
Zona editore, Pag.146 Euro 16,00
Ci sono due modi di leggerlo, quello rapido e quello lento. Ho fatto la prova, il risultato è diverso. Leggendolo rapidamente ci si può lasciar prendere dalla storia, che ha un suo ritmo e suscita curiosità. Si può subire il fascino di certe atmosfere marine, odorose di pesce e di burrasca, e provare interesse per i personaggi, fra cui una postina piena di tatuaggi e piercing, che sembra uscita dalla trilogia Millennium, un commissario grasso e sudato che fa il cinico ma ha un lato tenero, una seducente fattucchiera, che pratica la magia, si scoprirà poi se nera o bianca.
E infine ci si aspetta di scoprire chi sia il mostro che miete vittime innocenti in un'isola dimenticata da dio. Se però si procede con un po' più di lentezza, ecco che il romanzo mostra la corda, come si suol dire, lasciando allo scoperto la faticosa ricerca degli effetti che si manifesta con l'iper aggettivazione, la ridondanza degli avverbi, la costruzione delle similitudini nel segno di una studiata originalità. Spunta poi qualche incongruenza, qualche filo non seguito fino in fondo, qualche passaggio tagliato con l'accetta. Veramente di cose tagliate con l'accetta ce ne sono diverse.
La testa rotolò nel tinello come un vecchio pallone di cuoio miseramente sgonfio che aveva smesso per sempre di rimbalzare. Il sangue, come denso succo alla fragola, affluì pigramente nel sifone... Le braccia ruzzolarono dentro, del tutto simili a grosse zucchine.
Ecco, come appare evidente da questo assaggio, la storia è horror, e qualche brivido lo concede. Ma non dissipa il dubbio d'essere stata congegnata con ingredienti preconfezionati, come una ricetta di cucina in cui, volendo andare sul sicuro, si inserisce tutto ciò che è classico: un po' di splatter, una strizzata d'occhio al soprannaturale, il commissario anti eroe da copione, coadiuvato da un agente stolido ma che riserva sorprese al momento buono, un ambiente multietnico che è tanto d'attualità, e perfino l'episodio (raccontato) di un eccidio nazista, che dà un tocco storico e politicamente corretto. Per carità, non voglio con questo dire che l'Autore sia un mestierante, ché anzi ha le sue sane ingenuità, e questo a un esordiente fa perfino onore. Ma, benché abbia l'aria di cercare un linguaggio originale e di voler costruire un sua storia, inciampa continuamente in cliché scontati, fino alla scena della folla inferocita che dà la caccia al mostro brandendo arnesi e torce (direttamente da Frankenstein, per intenderci). Fra l'altro stupisce che i personaggi, pur conoscendo l'uso del cellulare, non siano mai sfiorati dall'idea di utilizzarlo per scopi utili, come quello di salvarsi la vita. Diciamo che l'Autore li sottopone a qualche forzatura affinché finiscano nei guai che sono loro destinati. Insomma, si può leggere, ma fra le due consiglio la lettura rapida.
di Giovanna Repetto
E infine ci si aspetta di scoprire chi sia il mostro che miete vittime innocenti in un'isola dimenticata da dio. Se però si procede con un po' più di lentezza, ecco che il romanzo mostra la corda, come si suol dire, lasciando allo scoperto la faticosa ricerca degli effetti che si manifesta con l'iper aggettivazione, la ridondanza degli avverbi, la costruzione delle similitudini nel segno di una studiata originalità. Spunta poi qualche incongruenza, qualche filo non seguito fino in fondo, qualche passaggio tagliato con l'accetta. Veramente di cose tagliate con l'accetta ce ne sono diverse.
La testa rotolò nel tinello come un vecchio pallone di cuoio miseramente sgonfio che aveva smesso per sempre di rimbalzare. Il sangue, come denso succo alla fragola, affluì pigramente nel sifone... Le braccia ruzzolarono dentro, del tutto simili a grosse zucchine.
Ecco, come appare evidente da questo assaggio, la storia è horror, e qualche brivido lo concede. Ma non dissipa il dubbio d'essere stata congegnata con ingredienti preconfezionati, come una ricetta di cucina in cui, volendo andare sul sicuro, si inserisce tutto ciò che è classico: un po' di splatter, una strizzata d'occhio al soprannaturale, il commissario anti eroe da copione, coadiuvato da un agente stolido ma che riserva sorprese al momento buono, un ambiente multietnico che è tanto d'attualità, e perfino l'episodio (raccontato) di un eccidio nazista, che dà un tocco storico e politicamente corretto. Per carità, non voglio con questo dire che l'Autore sia un mestierante, ché anzi ha le sue sane ingenuità, e questo a un esordiente fa perfino onore. Ma, benché abbia l'aria di cercare un linguaggio originale e di voler costruire un sua storia, inciampa continuamente in cliché scontati, fino alla scena della folla inferocita che dà la caccia al mostro brandendo arnesi e torce (direttamente da Frankenstein, per intenderci). Fra l'altro stupisce che i personaggi, pur conoscendo l'uso del cellulare, non siano mai sfiorati dall'idea di utilizzarlo per scopi utili, come quello di salvarsi la vita. Diciamo che l'Autore li sottopone a qualche forzatura affinché finiscano nei guai che sono loro destinati. Insomma, si può leggere, ma fra le due consiglio la lettura rapida.
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ZONA, Pag.146 Euro 16,00Ci sono due modi di leggerlo, quello rapido e quello lento. Ho fatto la prova, il risultato è diverso. Leggendolo rapidamente ci si può lasciar prendere dalla storia, che ha un suo ritmo e suscita curiosità. Si può subire il fascino di certe atmosfere marine, odorose di pesce e di burrasca, e provare interesse per i personaggi, fra cui una postina piena di tatuaggi e piercing, che sembra uscita dalla trilogia Millennium, un commissario grasso e sudato che fa il cinico ma ha un lato tenero, una seducente fattucchiera. che pratica la magia, si scoprirà poi se nera o bianca.
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