RECENSIONI
Boileau-Narsejac
Il quarto colpo
Giallo Mondadori n.1213, Pag. 188 Euro 3,90
Gli orchi si sa, con la loro fame, razzolano anche cassonetti e bancarella: in ossequio all'arte dell'impiccio anche le edicole. Che ogni tanto luccicano di qualche gemma abbandonata. Questa non splende, ma vale la pena spenderci due, o forse tre paroline.
Pierre Boileau debutta da solo nel 1934 col romanzo La promenade de minuit (mai pubblicato in Italia, ma smentitemi!) al quale fanno seguito altri cinque libri che saranno poi raccolti sotto il titolo Chambres closes (mai pubblicati in Italia, ma smentitemi!), Camere chiuse, che indica chiaramente il genere di romanzi scritti dall'autore: tradizionali modelli all'inglese incentrati sul problema della camera chiusa e che mettono in scena un investigatore infallibile: André Brunel.
Ma il tema di fondo delle indagini di Brunel non è tanto il 'chi' o il 'perché', quanto il 'come'. Diceva lo stesso Boileau: E' quella l'unica domanda che possiede il vero potere di affascinare il lettore, la sola che può avere l'andamento di una sfida alla logica e che crea, così, uno stretto legame di parentela tra il poliziesco ed il romanzo fantastico.
Thomas Narsejac incontra Boileau nel 1948 ed il loro primo romanzo, che all'inizio fu scartato da tutti gli editori, fu I diabolici che dopo qualche anno divenne un film famosissimo di Henry Georges Clouzot con Simon Signoret e Paul Merisse.
Seguì un altro classicissimo La donna che visse due volte che nelle mani di Alfred Hitchcock divenne un capolavoro cinematografico.
In Italia i due non hanno mai avuto un grosso seguito e le loro ristampe si riaffacciano ogni tanto tra i gialli, ma solo per i lettori più appassionati. E noi che lo siamo abbiamo comprato il libriccino appena uscito: una cacchetta ad essere proprio sinceri.
Ahimé, tra le indicazioni del libro manca la data di uscita sul mercato transalpino, ed è un peccato, perché c'avrebbe incuriosito sapere se la trama dipendeva dal clima di guerra fredda che permeava soprattutto gli anni cinquanta e sessanta. Perché l'intreccio ripropone sì il vecchio 'topos' della camera chiusa (ma per suggestioni diverse consiglierei: Il mistero della camera gialla di Gaston Leroux e Le tre bare di John Dickson Carr), ma nello stesso tempo inciucia con la spy story perché nel luogo del delitto sparisce un tubo di piombo che contiene uranio letale che farebbe esplodere l'intera Parigi.
Dicevamo: nulla di che. I due si sono espressi con ben altra professionalità in occasioni diverse (lo ripetiamo, per avere un'idea non del tutta completa dell'opera di Boileau-Narsejac dovete spulciare tra le bancarelle dell'usato e in quei negozietti dove ancora si possono trovare i gialli mondadori ultradecennali), rimane un simpatico quadro d'insieme e la nostalgia per avventure anche ingenue che appassionavano milioni di lettori poco avvezzi alla malizia.
Ma se i due sono stati 'agganciati' da personaggi come Clouzot e Hitchcok un motivo ci sarà pur stato, no?
di Eleonora del Poggio
Pierre Boileau debutta da solo nel 1934 col romanzo La promenade de minuit (mai pubblicato in Italia, ma smentitemi!) al quale fanno seguito altri cinque libri che saranno poi raccolti sotto il titolo Chambres closes (mai pubblicati in Italia, ma smentitemi!), Camere chiuse, che indica chiaramente il genere di romanzi scritti dall'autore: tradizionali modelli all'inglese incentrati sul problema della camera chiusa e che mettono in scena un investigatore infallibile: André Brunel.
Ma il tema di fondo delle indagini di Brunel non è tanto il 'chi' o il 'perché', quanto il 'come'. Diceva lo stesso Boileau: E' quella l'unica domanda che possiede il vero potere di affascinare il lettore, la sola che può avere l'andamento di una sfida alla logica e che crea, così, uno stretto legame di parentela tra il poliziesco ed il romanzo fantastico.
Thomas Narsejac incontra Boileau nel 1948 ed il loro primo romanzo, che all'inizio fu scartato da tutti gli editori, fu I diabolici che dopo qualche anno divenne un film famosissimo di Henry Georges Clouzot con Simon Signoret e Paul Merisse.
Seguì un altro classicissimo La donna che visse due volte che nelle mani di Alfred Hitchcock divenne un capolavoro cinematografico.
In Italia i due non hanno mai avuto un grosso seguito e le loro ristampe si riaffacciano ogni tanto tra i gialli, ma solo per i lettori più appassionati. E noi che lo siamo abbiamo comprato il libriccino appena uscito: una cacchetta ad essere proprio sinceri.
Ahimé, tra le indicazioni del libro manca la data di uscita sul mercato transalpino, ed è un peccato, perché c'avrebbe incuriosito sapere se la trama dipendeva dal clima di guerra fredda che permeava soprattutto gli anni cinquanta e sessanta. Perché l'intreccio ripropone sì il vecchio 'topos' della camera chiusa (ma per suggestioni diverse consiglierei: Il mistero della camera gialla di Gaston Leroux e Le tre bare di John Dickson Carr), ma nello stesso tempo inciucia con la spy story perché nel luogo del delitto sparisce un tubo di piombo che contiene uranio letale che farebbe esplodere l'intera Parigi.
Dicevamo: nulla di che. I due si sono espressi con ben altra professionalità in occasioni diverse (lo ripetiamo, per avere un'idea non del tutta completa dell'opera di Boileau-Narsejac dovete spulciare tra le bancarelle dell'usato e in quei negozietti dove ancora si possono trovare i gialli mondadori ultradecennali), rimane un simpatico quadro d'insieme e la nostalgia per avventure anche ingenue che appassionavano milioni di lettori poco avvezzi alla malizia.
Ma se i due sono stati 'agganciati' da personaggi come Clouzot e Hitchcok un motivo ci sarà pur stato, no?
di Eleonora del Poggio
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