RECENSIONI
Andrea Vitali
Il segreto di Ortelia
Garzanti, Pag. 159 Euro 15,00Credo che la sua narrativa funzioni come nel caso di Camilleri: i due non hanno molto in comune. Lo scrittore siciliano usa la formula del giallo ed una coazione a ripetere per rendere convincenti ed appetibili le sue storie (si aggiunga l'uso del vernacolo che in qualche modo concorre ad una rinascita della commedia dell'arte). Vitali, che non ha niente a che spartire col mondo della delinquenza e quindi della investigazione, naviga per altri lidi, indagando però nel sottobosco provinciale fatto di intrighi, stranezze e complicità.
Eppure i due vanno a braccetto, perché attraverso un uso della lingua non spregiudicato, ma se vogliamo comunque ricco, creano un mondo "letterario" dilatato, a volte anche irreale, ma pur sempre fresco e godibile.
I due si pongono insomma tra la tradizione culturale classica, che vuole il romanzo poggiato su un piedistallo dorato e legato con doppio nodo ad una secolare consuetudine neorealista (se non addirittura post-bellica, senza che questa sia necessariamente presente – si veda la teoria del critico Antonio Scurati) e la nuova letteratura giovanile che, tranne rarissime eccezioni (penso ad un giovane autore che giovane non è, Walter Siti, col suo stile ricco di un afflato post-moderno), innesca automaticamente un meccanismo d'imitazione e di similarità linguistica (non c'è da stare molto allegri se il Premio Strega viene vinto da un autore come Ammaniti).
Ne Il segreto di Ortelia ritroviamo, come abbiamo detto all'inizio, quel curioso teatrino provinciale che ha fatto la fortuna di Vitali. Nel suo caso si cita spesso Piero Chiara, Guareschi e persino Tonino Guerra. Io, se qualche critico paludato non andasse in depressione, farei anche il nome di Gadda. Siamo lontani sì dal magma incandescente de Il pasticciaccio, ma qualcosa dello scrittore di Bellano s'innesta e ramifica poi per proprio conto.
Semmai la delazione di qualcuno può riguardare la grossolanità di certe storie (il peso mi verrebbe da dire, se ripenso a Olive comprese): ma è tutto fatto con grazia e con gusto, materiale forse anche grezzo, ma non assimilabile alle caricature da caserma di certa prosa o cinema di risulta.
Il segreto di Ortelia è forse meno scoppiettante del solito (siamo sempre nel ventennio, dove questo è sfiorato nella sua determinazione – o indeterminazione - storica, ma presente nella caratura istituzionale di certi personaggi), ma l'intrigo che prende corpo ha sempre la sostanza dell'inciucio "cornesco", dove la levatura del maschio latino s'avverte nella regolarità delle prestazioni, ma anche nell'innesco inevitabile delle proprie debolezze.
Una bella lettura insomma quella del Vitali: semmai ci si chiede dove potrà portare il futuro. Il cinema si è già impossessato dell'autore e delle sue strampalate farse, ma non vorrei che questa deriva populista (ma sì, usiamo il termine senza essere presi in giro) privasse l'autore di una freschezza e di una vitalità che seppur, in questo caso, leggermente appannate, risultano comunque chiare ed apprezzabili.
Come avrebbe detto la coppia Mogol-Battisti: lo scopriremo solo vivendo. O leggendo. Per noi spesso c'est la même chose.
di Alfredo Ronci
Dello stesso autore
Olive comprese
Garzanti, Pag.443 Euro 16,00Vi è un negozio a Roma, che chi bazzica il centro e in particolar modo Campo de' fiori conoscerà, che ad entrarvi il cor non si spaura, anzi. Lo gestisce un siriano e vende manifattura di vetro: bicchieri, lampade, vasi, portavasi, tazze, tazzine, ninnoli e quant'altra meraviglia.
Ma non è la mercanzia, per quanto colorata ad affascinare, ma proprio il luogo. Si accede direttamente in un ambiente di una ventina di metri quadri per nulla trendy, anzi, e se mi si concede il termine, vagamente neorealista.
Dopo lunga e penosa malattia
Garzanti, Pag.176 Euro 14,60Che orrore questi 'critici' letterari italiani. Sulla quarta di copertina di questo libro si legge: Che devo dirvi?Ho finito le parole per raccontare quanto è bravo Andrea Vitali. Ogni volta che si finisce un suo romanzo viene voglia di fischiettare La vie en rose. Fì, fififi fififi (Antonio D'orrico). Certo ci vuole un coraggio di non poco conto per dire fregnacce del genere. Non gli è da meno Massimo Boffa di Panorama che pensa che la qualità di un libro si misuri con le copie vendute
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