CLASSICI
Alfredo Ronci
Il talento di essere fraintesa: “Teresa” di Neera.
Su questo romanzo di fine ottocento se ne sono dette tante, persino chi lo ritiene, insieme ad altri romanzi dell’epoca (tanto per citarne qualcuno, I Malavoglia di Verga, Malombra di Fogazzaro e Le memorie del presbiterio del Praga) , tra i più bei romanzi dell’ultimo ventennio del secolo scorso.
Non vorrei essere di parte anch’io, ma a parte certe cadenze tipiche della letteratura del periodo, si può dire con certezza che Teresa abbia le qualità per essere un gradino sopra il resto dell’umana consorteria.
Neera (nome d’arte di Anna Zuccari) ha scritto un libro che, vogliamo ragionare per paradossi, si misura con un’idea della società e quindi del tempo fuori da certi schemi classici per instradarci in un percorso ideale di crescita costante, non per questo rivoluzionaria, della donna e di tutto quello che le gira attorno. Diciamolo, Teresa non è uno spirito dichiaratamente femminista, ma contiene in sé elementi difficile da sottrarre ad istanze progressiste.
Ma perché prima dicevamo che “vogliamo ragionare per paradossi”? Perché nella vita di tutti i giorni Neera era altro da ciò che scriveva (particolarmente in Teresa): soprattutto nelle sue composizioni saggistiche offriva un’idea della condizione della donna tutt’altro che innovativa, e si presentava come una messaggera di istanze antifemministe e reazionarie.
I romanzi sono tutt’altro (ad essere precisi, alcuni romanzi): offrono una misura della donna più misurata e decisamente meno oppressa e subalterna e quel che ne consegue è una serie di domande che allora poteva sembrare civile ma che oggi può rappresentare un’idea lungimirante della condizione della donna appunto, ma dei generi in assoluto.
Teresa è una ragazza che vive nella provincia lombarda e la sua unica aspettativa è quella di trovarsi un pacato, ma nello stesso tempo soverchiante, uomo del posto per potergli fare da moglie e infermiera. Ma la donna nutre particolari resistenze e quel che prova è assolutamente diverso dagli stereotipi dell’epoca. A proposito del fratello , che è più piccolo di lei, la Neera dice: La freddezza di Carlino la feriva in una fibra che, per essere inavvertita, non era meno potente. Ella soffriva accanto a quel giovane robusto e felice, a quel giovane pago, a cui i privilegi del suo sesso aprivano tutte le porte. Non ragionava così la fanciulla, ma aveva l’intuizione di una profonda ingiustizia, mentre l’istinto della donna la spingeva ciecamente verso il suo signore e padrone.
Dunque Teresa non ragiona, ma ha l’intuizione di una ingiustizia non superabile. E questa intuizione, alla fine di un processo personale non lontano da indicibili sofferenze, la porta ad innamorarsi di un uomo che è assolutamente respinto da suo padre. E con questa sua passione ha degli atteggiamenti e delle movenze che mettono in risalto una femminilità avanzata e certa: Un altro sentimento, germogliato dall’amore, Teresina lo provava in una specie di rispetto nuovo per la propria persona. Si lavava con saponi odorosi, curava le mani con una attenzione minuta, accorgendosi per la prima volta di avere delle belle manine, volendo renderle ancor più belle, più morbide ai baci.
E Teresa non cederà: alla fine del suo percorso sociale, all’età di trent’anni e passa, dopo la morte del padre, abbandonerà la sua casa e se ne andrà a vivere accanto al suo amore che nel frattempo si è ammalato e vive completamente da solo.
Lo abbiamo detto, per non sembrare troppo confidenziali: Teresa non è un romanzo femminista ma, concediamogli l’azzardo, proto-femminista. Nel senso che raccoglie tutte le istanze del momento con un’andatura ed un passo subito dietro le grandi intuizioni intellettuali.
E queste intuizioni intellettuali Neera non le raccolse nemmeno stando al fianco del marito, Adolfo Radius, che fu per la scrittrice un uomo saggio, ma poco propenso a certi slanci creativi ed artistici.
Un suggerimento ai lettori: avvicinatevi a Teresa con la dovuta attenzione e grazia. Al di là di certe muffe letterarie troverete sprazzi di emozione e sentimento. Le stesse passioni che provò Neera nel descrivere una donna timorosa, ma piena di un cuore così.
L’edizione da noi considerata è:
Neera
Teresa
Centopagine Einaudi
Non vorrei essere di parte anch’io, ma a parte certe cadenze tipiche della letteratura del periodo, si può dire con certezza che Teresa abbia le qualità per essere un gradino sopra il resto dell’umana consorteria.
Neera (nome d’arte di Anna Zuccari) ha scritto un libro che, vogliamo ragionare per paradossi, si misura con un’idea della società e quindi del tempo fuori da certi schemi classici per instradarci in un percorso ideale di crescita costante, non per questo rivoluzionaria, della donna e di tutto quello che le gira attorno. Diciamolo, Teresa non è uno spirito dichiaratamente femminista, ma contiene in sé elementi difficile da sottrarre ad istanze progressiste.
Ma perché prima dicevamo che “vogliamo ragionare per paradossi”? Perché nella vita di tutti i giorni Neera era altro da ciò che scriveva (particolarmente in Teresa): soprattutto nelle sue composizioni saggistiche offriva un’idea della condizione della donna tutt’altro che innovativa, e si presentava come una messaggera di istanze antifemministe e reazionarie.
I romanzi sono tutt’altro (ad essere precisi, alcuni romanzi): offrono una misura della donna più misurata e decisamente meno oppressa e subalterna e quel che ne consegue è una serie di domande che allora poteva sembrare civile ma che oggi può rappresentare un’idea lungimirante della condizione della donna appunto, ma dei generi in assoluto.
Teresa è una ragazza che vive nella provincia lombarda e la sua unica aspettativa è quella di trovarsi un pacato, ma nello stesso tempo soverchiante, uomo del posto per potergli fare da moglie e infermiera. Ma la donna nutre particolari resistenze e quel che prova è assolutamente diverso dagli stereotipi dell’epoca. A proposito del fratello , che è più piccolo di lei, la Neera dice: La freddezza di Carlino la feriva in una fibra che, per essere inavvertita, non era meno potente. Ella soffriva accanto a quel giovane robusto e felice, a quel giovane pago, a cui i privilegi del suo sesso aprivano tutte le porte. Non ragionava così la fanciulla, ma aveva l’intuizione di una profonda ingiustizia, mentre l’istinto della donna la spingeva ciecamente verso il suo signore e padrone.
Dunque Teresa non ragiona, ma ha l’intuizione di una ingiustizia non superabile. E questa intuizione, alla fine di un processo personale non lontano da indicibili sofferenze, la porta ad innamorarsi di un uomo che è assolutamente respinto da suo padre. E con questa sua passione ha degli atteggiamenti e delle movenze che mettono in risalto una femminilità avanzata e certa: Un altro sentimento, germogliato dall’amore, Teresina lo provava in una specie di rispetto nuovo per la propria persona. Si lavava con saponi odorosi, curava le mani con una attenzione minuta, accorgendosi per la prima volta di avere delle belle manine, volendo renderle ancor più belle, più morbide ai baci.
E Teresa non cederà: alla fine del suo percorso sociale, all’età di trent’anni e passa, dopo la morte del padre, abbandonerà la sua casa e se ne andrà a vivere accanto al suo amore che nel frattempo si è ammalato e vive completamente da solo.
Lo abbiamo detto, per non sembrare troppo confidenziali: Teresa non è un romanzo femminista ma, concediamogli l’azzardo, proto-femminista. Nel senso che raccoglie tutte le istanze del momento con un’andatura ed un passo subito dietro le grandi intuizioni intellettuali.
E queste intuizioni intellettuali Neera non le raccolse nemmeno stando al fianco del marito, Adolfo Radius, che fu per la scrittrice un uomo saggio, ma poco propenso a certi slanci creativi ed artistici.
Un suggerimento ai lettori: avvicinatevi a Teresa con la dovuta attenzione e grazia. Al di là di certe muffe letterarie troverete sprazzi di emozione e sentimento. Le stesse passioni che provò Neera nel descrivere una donna timorosa, ma piena di un cuore così.
L’edizione da noi considerata è:
Neera
Teresa
Centopagine Einaudi
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