RECENSIONI
Alessandro Zannoni
Imperfetto
Perdisapop, Pag. 183 Euro 14,00
Chi ci segue sa cosa pensiamo del 'killeraggio seriale': probabilmente ha vissuto momenti migliori, ma è pur vero che se si vuole costruire una storia con una forte dose di 'appeal', noi crediamo che la catena di montaggio del delitto funzioni sempre.
Alessandro Zannoni non è nuovo tra le pagine del 'Paradiso degli orchi', lo avevamo segnalato qualche tempo fa dopo l'uscita di un suo libriccino (sempre Perdisapop) ed esattamente Biondo 901, che ci aveva convinto per la capacità dell'autore di cambiare registro letterario (ed anche questa è vecchia storia, come il killeraggio seriale: e cioè, ma è giusto che i vari personaggi si esprimano a secondo della loro formazione culturale, o non sia meglio, come spesso accade nella struttura del romanzo contemporaneo e non, che il dialogo sia uniforme ed uguale a testimonianza, tutto sommato, di una alfabetizzazione ormai prossima alla piattezza? Aggiungo: ma vedi te che adesso ci ritroviamo ad apprezzare le immonde boutade della Lega in quel tentativo ridicolo e pacchiano d'invocare i dialetti?).
Bando alle ciance e torniamo a noi: Imperfetto ha una struttura che ormai si ritiene consolidata nel genere noir, ma nello stesso tempo offre soluzioni diverse. La diversità sta soprattutto nella conclusione della storia, nel sua inatteso finale (tranquilli: non rivelerò alcunché, ma certo è che nella disamina sociologica della ricerca delle responsabilità, cioè nella scoperta degli esecutori materiali dei delitti,beh, anche in questo caso il sottoscritto ha già 'scritto' e ha detto la sua) e nella nemesi del personaggio principale: l'investigatore privato Merisi.
Figura anch'essa standardizzata al massimo (c'è qualche tentativo di differenziarlo nelle scelte sessuali nella narrativa contemporanea, ma gli sbilanciamenti laterali, alla fine, sono davvero poca cosa), ma che nel caso di Zannoni si percepisce diversa e non massificata.
L'autore poi tenta la carta , non sappiamo se voluta o meno, di un linguaggio anch'esso meno omologato, uniforme. Un esempio a pag. 55: il silenzio disperato degli indumenti che la rivestono lenti. Per carità, non siamo dalle parti di Proust (si celia: ma poi in questo preciso contesto che c'azzecca Proust?), ma s'avverte un 'elan' (come direbbe la Maraini) diverso ed inconsueto per 'lidi' polizieschi.
Un rapidissimo cenno alla trama per i più curiosi: s'indaga sulla morte di un ragazzo ritrovato lungo una strada di provincia, ma poi piano piano si viene a scoprire che è un tassello di un puzzle molto più complesso, e come si diceva all'inizio, seriale.
Zannoni va letto per tutti i motivi di cui sopra, ma soprattutto perché ha forse intuito che la strada del noir, se vuole sopravvivere, deve virare per altre sponde: li chiamavamo in precedenza sbilanciamenti laterali. Voi chiamateli come volete, l'importante è che si capisca il messaggio... quello dell'autore, e quello nostro ormai troppo spesso portati ad 'imboccarvi' sul senso giusto da dare alle cose e ai generi.
Imperfetto sarà imperfetto, ma ci prova eccome a non esserlo.
di Alfredo Ronci
Alessandro Zannoni non è nuovo tra le pagine del 'Paradiso degli orchi', lo avevamo segnalato qualche tempo fa dopo l'uscita di un suo libriccino (sempre Perdisapop) ed esattamente Biondo 901, che ci aveva convinto per la capacità dell'autore di cambiare registro letterario (ed anche questa è vecchia storia, come il killeraggio seriale: e cioè, ma è giusto che i vari personaggi si esprimano a secondo della loro formazione culturale, o non sia meglio, come spesso accade nella struttura del romanzo contemporaneo e non, che il dialogo sia uniforme ed uguale a testimonianza, tutto sommato, di una alfabetizzazione ormai prossima alla piattezza? Aggiungo: ma vedi te che adesso ci ritroviamo ad apprezzare le immonde boutade della Lega in quel tentativo ridicolo e pacchiano d'invocare i dialetti?).
Bando alle ciance e torniamo a noi: Imperfetto ha una struttura che ormai si ritiene consolidata nel genere noir, ma nello stesso tempo offre soluzioni diverse. La diversità sta soprattutto nella conclusione della storia, nel sua inatteso finale (tranquilli: non rivelerò alcunché, ma certo è che nella disamina sociologica della ricerca delle responsabilità, cioè nella scoperta degli esecutori materiali dei delitti,beh, anche in questo caso il sottoscritto ha già 'scritto' e ha detto la sua) e nella nemesi del personaggio principale: l'investigatore privato Merisi.
Figura anch'essa standardizzata al massimo (c'è qualche tentativo di differenziarlo nelle scelte sessuali nella narrativa contemporanea, ma gli sbilanciamenti laterali, alla fine, sono davvero poca cosa), ma che nel caso di Zannoni si percepisce diversa e non massificata.
L'autore poi tenta la carta , non sappiamo se voluta o meno, di un linguaggio anch'esso meno omologato, uniforme. Un esempio a pag. 55: il silenzio disperato degli indumenti che la rivestono lenti. Per carità, non siamo dalle parti di Proust (si celia: ma poi in questo preciso contesto che c'azzecca Proust?), ma s'avverte un 'elan' (come direbbe la Maraini) diverso ed inconsueto per 'lidi' polizieschi.
Un rapidissimo cenno alla trama per i più curiosi: s'indaga sulla morte di un ragazzo ritrovato lungo una strada di provincia, ma poi piano piano si viene a scoprire che è un tassello di un puzzle molto più complesso, e come si diceva all'inizio, seriale.
Zannoni va letto per tutti i motivi di cui sopra, ma soprattutto perché ha forse intuito che la strada del noir, se vuole sopravvivere, deve virare per altre sponde: li chiamavamo in precedenza sbilanciamenti laterali. Voi chiamateli come volete, l'importante è che si capisca il messaggio... quello dell'autore, e quello nostro ormai troppo spesso portati ad 'imboccarvi' sul senso giusto da dare alle cose e ai generi.
Imperfetto sarà imperfetto, ma ci prova eccome a non esserlo.
di Alfredo Ronci
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Alessandro Zannoni
Biondo 901
Gruppo Perdisa Editore, Pag.119 Euro 9,00Domanda: cosa accomuna Rashomon di Akira Kurosawa, L'oltraggio di Martin Ritt e in parte Elephant di Gus Van Sant?
I cinefili probabilmente avranno già risposto, mentre ai meno "addentro" alle faccende cinemeatografiche suggeriamo subito: i diversi punti di vista.
Ma se nel primo e secondo caso le "diversità" scaturivano dalle dichiarazioni dei protagonisti, nel film di Van Sant il cambio prospettico è della macchina da presa che riprende lo stesso percorso ma "vissuto" dai diversi personaggi.
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