RECENSIONI
Beatrice Talamo
Io, Velocia
Del Vecchio editore, Pag.132 Euro 14,00
Il genere della prosa poetica è uno dei più difficili. E' sempre in agguato il pericolo di sconfinare nel gratuito, nel patetico, nel banale. Soprattutto nel gratuito. E, sia resa lode alla Talamo, qui di gratuito non c'è nulla. C'è piuttosto un candore che può talvolta passare per buonismo. C'è una fantasia che potrebbe apparire distacco dalla realtà. Invece la realtà c'è e incombe, perfino dura con le sue esigenze e i suoi fardelli, che a volte di buono hanno poco. Allora qual è la chiave? Mi sembra che il percorso sia quello di una fatica da compiere per dare senso e trovare gioia nella quotidianità. Attenzione, non ho detto "trovare senso", ché questo è lavoro da filosofi, ma "dare senso", che è cosa da poeti. Una volta dato un senso, è qui che si può trovare la gioia.
L'Autrice ha i suoi miti, i suoi eroi che sono Proteo e il Saltimbanco, e il suo animale totemico che è la farfalla, simbolo onnipresente.
... Proteo lo sa: con delicatezza s'è fatto nuvola d'aria evanescente, ma abbastanza solida perché io potessi poggiarvi i piedi. E così sono entrata dentro, con una gradevole sensazione di soffice tana, di rifugio dal pericolo. Mi chiedo spesso, avvolta nell'aria ch'è sua - ed è mia - in quanti modi e in quante figure e in quante forme può esistere Proteo. Non lo riconosco mai. (...) In confronto il mio saltimbanco, con la sua corda e le sue capriole, è ben povera cosa. Eppure, quando lancia il filo su nel cielo e lo tende fra due stelle e da lassù mi chiama, io non posso resistergli e, sedotta, sorrido e volo.
Sembra muoversi nel paese degli elfi, e invece sta con gli occhi bene aperti nelle strade in cui si muove la gente. Come nelle righe dedicate alla barbona Iolanda.
C'è stato un momento, breve, in cui sembrava che ci proteggessimo a vicenda. Attenta! Sedotta dalla devianza. Poi, una volta, t'ho visto all'alba. Era vero allora: frugavi nella spazzatura, nei cassonetti. Che diamine, Iola', non ce l'hai fatta proprio, non l'hai tenuto il confine. Così un anno dopo hai cominciato a girare per le strade, reali e non, imbastite dalla tua mente, senza più paura di nessuno (...) Ora giri con una grande radio in mano: a tutto volume, per le strade echeggiano canzoni di Venditti, romantiche, strascicate, evocative, inni nazionali o di squadra!...
La Talamo è anche pittrice e, come osserva Dacia Maraini nella nota introduttiva, i suoi racconti hanno la stessa brevità lieve e intensa dei quadri. Sono mini interventi ironici sui sensi scoscesi. Piccoli ritratti dall'aria distratta che graffiano nel profondo. Piccole azioni che si inseguono e muoiono nello spazio di un volo.
Questo non vuol dire che si fermino lì dove la parola finisce. Producono una risonanza, come i cerchi di un sasso lanciato nell'acqua. E per questo senso di non finito, che produce un'infinita eco, ogni volta che si leggono vien voglia di rileggerli di nuovo.
di Giovanna Repetto
L'Autrice ha i suoi miti, i suoi eroi che sono Proteo e il Saltimbanco, e il suo animale totemico che è la farfalla, simbolo onnipresente.
... Proteo lo sa: con delicatezza s'è fatto nuvola d'aria evanescente, ma abbastanza solida perché io potessi poggiarvi i piedi. E così sono entrata dentro, con una gradevole sensazione di soffice tana, di rifugio dal pericolo. Mi chiedo spesso, avvolta nell'aria ch'è sua - ed è mia - in quanti modi e in quante figure e in quante forme può esistere Proteo. Non lo riconosco mai. (...) In confronto il mio saltimbanco, con la sua corda e le sue capriole, è ben povera cosa. Eppure, quando lancia il filo su nel cielo e lo tende fra due stelle e da lassù mi chiama, io non posso resistergli e, sedotta, sorrido e volo.
Sembra muoversi nel paese degli elfi, e invece sta con gli occhi bene aperti nelle strade in cui si muove la gente. Come nelle righe dedicate alla barbona Iolanda.
C'è stato un momento, breve, in cui sembrava che ci proteggessimo a vicenda. Attenta! Sedotta dalla devianza. Poi, una volta, t'ho visto all'alba. Era vero allora: frugavi nella spazzatura, nei cassonetti. Che diamine, Iola', non ce l'hai fatta proprio, non l'hai tenuto il confine. Così un anno dopo hai cominciato a girare per le strade, reali e non, imbastite dalla tua mente, senza più paura di nessuno (...) Ora giri con una grande radio in mano: a tutto volume, per le strade echeggiano canzoni di Venditti, romantiche, strascicate, evocative, inni nazionali o di squadra!...
La Talamo è anche pittrice e, come osserva Dacia Maraini nella nota introduttiva, i suoi racconti hanno la stessa brevità lieve e intensa dei quadri. Sono mini interventi ironici sui sensi scoscesi. Piccoli ritratti dall'aria distratta che graffiano nel profondo. Piccole azioni che si inseguono e muoiono nello spazio di un volo.
Questo non vuol dire che si fermino lì dove la parola finisce. Producono una risonanza, come i cerchi di un sasso lanciato nell'acqua. E per questo senso di non finito, che produce un'infinita eco, ogni volta che si leggono vien voglia di rileggerli di nuovo.
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