RECENSIONI
Morgan
Italian Songbook vol.1
Ricordi, Variabile
Non è la prima volta che il Paradiso svicola e percorre altri sentieri. Che c'azzecca il disco di Morgan con la letteratura? Perché come dicevano i latini, etiam capillus unus habet umbram suam (ma dobbiamo proprio tradurlo?). E questo, madonnamia, che ombra che fa!
L'egocentrico pirata ha rimestato nel repertorio classico della nostra musica leggera (quando ci convinceremo che la nostra canzone d'autore è bella quanto quella francese?) proponendo degli stessi brani una versione italiana ed una inglese.
La 'track list' è breve ma obbligatoria: nel senso che esclusi Lauzi, Gaber e Tenco (ma sicuramente il volume secondo dell'impresa - perché ci sarà dal momento che questo si è inteso primiero – colmerà la lacuna), questi sei percorsi toccano la stagione più intensa del nostro narrar (ecco l'aggancio!) musicale e dei loro narratori. Dunque Bindi (gettato nel dimenticatoio come carta straccia, ma bisogna dare atto a Baudo che anni orsono ne tentò il rilancio con una partecipazione sanremese), Modugno, Endrigo, Paoli e Ciampi (cantato, se non erriamo, solo da quella sorta di orchessa nostrana che si chiama Nada); e dunque Il mio mondo (con quell'attacco da brividi e che i poetastri della domenica e i prosatori del lunedi dopo le feste dovrebbe tatuarsi addosso ... Il mio giorno è cominciato in te, la mia notte mi verrà da te), e dunque Resta cu' mme (Morgan ne offre una triplice versione: italiana, napoletana e inglese... che se Tony Hadley, il cantante degli Spandau Ballet, l'avesse ascoltata anni fa ne avrebbe fatto un suo cavallo di battaglia),e dunque Lontano dagli occhi (quand'è che dichiareremo la canzone italiana più bella di tutti i tempi Te lo leggo negli occhi, sempre della premiata ditta Bardotti-Endrigo?), e dunque Il cielo in una stanza (canzone che sarebbe bella anche in bocca ad uno stonato, e guarda caso la first lady Carla Bruni che intonatissima non è, ne ha fatto una versione molta accurata e accattivante), e dunque Qualcuno tornerà (Qualcuno tornerà per sentire la tua voce, per dirti che la vita è un gioco in mezzo ai prati, che il tempo non ha fine se vivi per qualcuno. Qualcuno tornerà per amarti tutti i giorni. Con versi semplici come questi Ciampi non avrebbe dovuto avere un premio Strega? E invece ci toccano i numeri primi e le avventure quarkiane di Del Giudice!).
Dicevamo: di questi pezzi Morgan offre una versione inglese (non ho dimenticato l'esordio del disco, quella Back home someday che fu colonna sonora western ed è firmata oltre che da Bardotti e Endrigo anche da Lucio Fulci e che rappresenta un recupero sfizioso lungi però dall'imperante deriva del ripesco cult tutto nostrano che vede primeggiare Giovannone e coscelunghe) molto polita ed attualissima. Che in alcuni momenti sfiora il sublime. Dimostrando, ma non crediamo ce ne sia bisogno se non per i deboli d'udito, che le nostre più belle canzoni posseggono oltre che l'incedere dell'immortalità letteraria, il passo giusto di un'universalità tout-court.
Il personaggio Morgan è quello che è: spocchioso, egogentrico, ipertricotico, narciso, dandy (lui stesso ha affermato più volte che si sta sui coglioni), ma seduto ad un pianoforte e di fronte ad un microfono fa spesso miracoli. Dice in un'intervista: Abbiamo avuto trent'anni di merda, incapaci di inventare e innovare, ripartiamo dagli anni sessanta, quando l'Italia era ancora nel dibattito musicale. (...) Ho voluto fare un disco molto classico. Anche un po' attempato. Brizzolato direi.
Che è una novita che i brizzolati piacciono da impazzire? Guardate George Clooney.
Disco per certi versi memorabile.
di Alfredo Ronci
L'egocentrico pirata ha rimestato nel repertorio classico della nostra musica leggera (quando ci convinceremo che la nostra canzone d'autore è bella quanto quella francese?) proponendo degli stessi brani una versione italiana ed una inglese.
La 'track list' è breve ma obbligatoria: nel senso che esclusi Lauzi, Gaber e Tenco (ma sicuramente il volume secondo dell'impresa - perché ci sarà dal momento che questo si è inteso primiero – colmerà la lacuna), questi sei percorsi toccano la stagione più intensa del nostro narrar (ecco l'aggancio!) musicale e dei loro narratori. Dunque Bindi (gettato nel dimenticatoio come carta straccia, ma bisogna dare atto a Baudo che anni orsono ne tentò il rilancio con una partecipazione sanremese), Modugno, Endrigo, Paoli e Ciampi (cantato, se non erriamo, solo da quella sorta di orchessa nostrana che si chiama Nada); e dunque Il mio mondo (con quell'attacco da brividi e che i poetastri della domenica e i prosatori del lunedi dopo le feste dovrebbe tatuarsi addosso ... Il mio giorno è cominciato in te, la mia notte mi verrà da te), e dunque Resta cu' mme (Morgan ne offre una triplice versione: italiana, napoletana e inglese... che se Tony Hadley, il cantante degli Spandau Ballet, l'avesse ascoltata anni fa ne avrebbe fatto un suo cavallo di battaglia),e dunque Lontano dagli occhi (quand'è che dichiareremo la canzone italiana più bella di tutti i tempi Te lo leggo negli occhi, sempre della premiata ditta Bardotti-Endrigo?), e dunque Il cielo in una stanza (canzone che sarebbe bella anche in bocca ad uno stonato, e guarda caso la first lady Carla Bruni che intonatissima non è, ne ha fatto una versione molta accurata e accattivante), e dunque Qualcuno tornerà (Qualcuno tornerà per sentire la tua voce, per dirti che la vita è un gioco in mezzo ai prati, che il tempo non ha fine se vivi per qualcuno. Qualcuno tornerà per amarti tutti i giorni. Con versi semplici come questi Ciampi non avrebbe dovuto avere un premio Strega? E invece ci toccano i numeri primi e le avventure quarkiane di Del Giudice!).
Dicevamo: di questi pezzi Morgan offre una versione inglese (non ho dimenticato l'esordio del disco, quella Back home someday che fu colonna sonora western ed è firmata oltre che da Bardotti e Endrigo anche da Lucio Fulci e che rappresenta un recupero sfizioso lungi però dall'imperante deriva del ripesco cult tutto nostrano che vede primeggiare Giovannone e coscelunghe) molto polita ed attualissima. Che in alcuni momenti sfiora il sublime. Dimostrando, ma non crediamo ce ne sia bisogno se non per i deboli d'udito, che le nostre più belle canzoni posseggono oltre che l'incedere dell'immortalità letteraria, il passo giusto di un'universalità tout-court.
Il personaggio Morgan è quello che è: spocchioso, egogentrico, ipertricotico, narciso, dandy (lui stesso ha affermato più volte che si sta sui coglioni), ma seduto ad un pianoforte e di fronte ad un microfono fa spesso miracoli. Dice in un'intervista: Abbiamo avuto trent'anni di merda, incapaci di inventare e innovare, ripartiamo dagli anni sessanta, quando l'Italia era ancora nel dibattito musicale. (...) Ho voluto fare un disco molto classico. Anche un po' attempato. Brizzolato direi.
Che è una novita che i brizzolati piacciono da impazzire? Guardate George Clooney.
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