CLASSICI
Alfredo Ronci
L’anticipo della dolce vita: “Gente al Babuino” di Ugo Moretti.
Il Babuino è sovrappopolato di belle donne, di donne brutte, di morti di fame, di pittori, scultori, pederasti, cinematografari, lesbiche e forestieri che siedono in permanenza dentro e fuori i locali. Anzi passeggiano in permanenza, cuciono affari, mostre d’arte, truffe, edizioni, cortometraggi; vendono idee da un milione per cinquecento lire, litigano, pomiciano, passano il tempo, sbafano aperitivi, caffè, sigarette, generi di conforto agli amici. Ogni tanto una bella rissa, nelle strade affluenti, e qualcuno che cambia casa.
Questi sarebbero (il condizionale è d’obbligo e presto vedremo il perché) i protagonisti della vita sociale di Ugo Moretti. Ma chi era dunque lui? Lasciando stare le storie letterarie che spesso e volentieri nemmeno lo prendono in considerazione, Moretti ebbe un buon lancio editoriale nel 1949 con Vento caldo che ottenne il premio Viareggio e che fu tradotto in numerosi paesi europei.
Poi di quando in quando altre cose, come appunto Gente al Babuino del 1955 e nell’ultima fase della sua attività letteraria una serie di gialli tra i quali Doppia morte al governo vecchio che, per i suoi risvolti editoriali e di successo, fu riproposto addirittura nel 1990.
Dice lo stesso Moretti sugli inizi di carriera: Dopo quello (Vento caldo), ne ho scritti altri quaranta per cui ogni libro cercavo di farlo meglio del precedente. Però non ci sono riuscito. Il clima de il Vento Caldo è irripetibile perché la giovinezza e i sogni, la fiducia e la speranza, la rabbia e la malinconia che avevo prima dei trent’anni non li ho avuti più. Comunque nella stessa maniera, con lo stesso calore e lo stesso stupore di aver scritto « un libro ». Forse sono diventato più elegante, più icastico, più filosofo e anche più cosciente delle idee che scaturivano naturali come sorgenti nella jungla, mentre invece adesso la mia fantasia viene incanalata per gli scaltri acquedotti della letteratura. Anche cercando di essere pulita e litiosa. Per concludere, un libro come « Vento Caldo » non è più possibile scriverlo: né io né alcuno della mia generazione. Speriamo che nelle generazioni venture ci sia un giovane che un giorno si mette a scrivere una lettera a una donna e poi continua per trecento pagine fino che ha fatto un romanzo. Così è stato. Per amore ormai non si scrive, le passioni vengono frantumate attraverso il telefono, cancelli un numero e non resta più niente delle parole passate attraverso il filo.
Eppure Moretti tentò la via del successo (tralasciamo in questa sede la sua vera occupazione che è stata quella di giornalista e sceneggiatore) proprio con Gente al Babuino (permettetemi un appunto: nel 1950 Marcello Barlocco, uno scrittore poco incline ai compromessi, fa pubblicare un libro che ha lo stesso titolo, ma che non ha il successo sperato. Ugo Moretti, che conosceva personalmente il Barlocco, cinque anni più tardi pubblica una serie di racconti chiamati appunto Gente al Babuino. E’ solo un caso o dobbiamo pensare ad altro?). Fu subito indicato come precursore del neorealismo e un antefatto alla dolce vita.
Critica questa che il Moretti non accettò. Diceva: Ci sono dei punti di riferimento nel tempo. Ci sono nomi e opere che determinano uno stato animistico o temporale: omerico, boccaccesco, pirandelliano, kafkiano, saffica, sadomasochista, ed ancora verghiano, manzoniano, dannunziano, dantesco, machiavellico, gargantuelico, freudiano, donchisciottesco, balzacchiano, ecc. ecc. Io non credo che un certo tipo di letteratura — audace e melanconico, ironico e lirico — che si può definire nei mie libri può coniare un certo tipo di personaggio « morettiano ». Bah! Mi viene da ridere. E anche mi irrita. Personaggi come i miei sono a Dublino e a Pechino, a Roma e a Cantù. I miei personaggi sono individui, non le comparse di un coro, non le figure di fondo di un affresco. Anche la vecchia sbilenca che attraversa la strada è una protagonista. Quindi niente aggettivi, nessuna attribuzione. Vale nell'affermazione di Flaubert « Madame Bovary c'est moi » estesa a tutti i miei personaggi.
Sarà pure vero, ma quando si legge… Dicevo insomma che appena uno sconosciuto arriva al limite di Piazza di Spagna trova noialtri con le braccia spalancate e il sorriso sulle labbra… oppure… allora un giorno mi chiamarono d’urgenza al capezzale di una situazione in qualità di sostituto sceneggiatore di un soggetto cinematografico che non riusciva a mantenersi in piedi oltre la seconda inquadratura. Io a quell’epoca lavoravo in cocomeri. Cioè dipingevo cartelli pubblicitari con su fette di cocomero rosse squillanti… è chiaro che certi meccanismi letterari vengono al pettine, e magari si lasci l’aspetto più propriamente neorealista, ma certe antecedenze felliniane sono molto evidenti.
Gente al Babuino è stato riproposto nel 1987 da parte della Newton Compton e riporta quattro lunghi racconti rispetto all’opera originale del 1955.
Per studiosi di letteratura e non solo.
L’edizione da noi considerata è:
Ugo Moretti
Gente al Babuino
Newton Compton Editori
Questi sarebbero (il condizionale è d’obbligo e presto vedremo il perché) i protagonisti della vita sociale di Ugo Moretti. Ma chi era dunque lui? Lasciando stare le storie letterarie che spesso e volentieri nemmeno lo prendono in considerazione, Moretti ebbe un buon lancio editoriale nel 1949 con Vento caldo che ottenne il premio Viareggio e che fu tradotto in numerosi paesi europei.
Poi di quando in quando altre cose, come appunto Gente al Babuino del 1955 e nell’ultima fase della sua attività letteraria una serie di gialli tra i quali Doppia morte al governo vecchio che, per i suoi risvolti editoriali e di successo, fu riproposto addirittura nel 1990.
Dice lo stesso Moretti sugli inizi di carriera: Dopo quello (Vento caldo), ne ho scritti altri quaranta per cui ogni libro cercavo di farlo meglio del precedente. Però non ci sono riuscito. Il clima de il Vento Caldo è irripetibile perché la giovinezza e i sogni, la fiducia e la speranza, la rabbia e la malinconia che avevo prima dei trent’anni non li ho avuti più. Comunque nella stessa maniera, con lo stesso calore e lo stesso stupore di aver scritto « un libro ». Forse sono diventato più elegante, più icastico, più filosofo e anche più cosciente delle idee che scaturivano naturali come sorgenti nella jungla, mentre invece adesso la mia fantasia viene incanalata per gli scaltri acquedotti della letteratura. Anche cercando di essere pulita e litiosa. Per concludere, un libro come « Vento Caldo » non è più possibile scriverlo: né io né alcuno della mia generazione. Speriamo che nelle generazioni venture ci sia un giovane che un giorno si mette a scrivere una lettera a una donna e poi continua per trecento pagine fino che ha fatto un romanzo. Così è stato. Per amore ormai non si scrive, le passioni vengono frantumate attraverso il telefono, cancelli un numero e non resta più niente delle parole passate attraverso il filo.
Eppure Moretti tentò la via del successo (tralasciamo in questa sede la sua vera occupazione che è stata quella di giornalista e sceneggiatore) proprio con Gente al Babuino (permettetemi un appunto: nel 1950 Marcello Barlocco, uno scrittore poco incline ai compromessi, fa pubblicare un libro che ha lo stesso titolo, ma che non ha il successo sperato. Ugo Moretti, che conosceva personalmente il Barlocco, cinque anni più tardi pubblica una serie di racconti chiamati appunto Gente al Babuino. E’ solo un caso o dobbiamo pensare ad altro?). Fu subito indicato come precursore del neorealismo e un antefatto alla dolce vita.
Critica questa che il Moretti non accettò. Diceva: Ci sono dei punti di riferimento nel tempo. Ci sono nomi e opere che determinano uno stato animistico o temporale: omerico, boccaccesco, pirandelliano, kafkiano, saffica, sadomasochista, ed ancora verghiano, manzoniano, dannunziano, dantesco, machiavellico, gargantuelico, freudiano, donchisciottesco, balzacchiano, ecc. ecc. Io non credo che un certo tipo di letteratura — audace e melanconico, ironico e lirico — che si può definire nei mie libri può coniare un certo tipo di personaggio « morettiano ». Bah! Mi viene da ridere. E anche mi irrita. Personaggi come i miei sono a Dublino e a Pechino, a Roma e a Cantù. I miei personaggi sono individui, non le comparse di un coro, non le figure di fondo di un affresco. Anche la vecchia sbilenca che attraversa la strada è una protagonista. Quindi niente aggettivi, nessuna attribuzione. Vale nell'affermazione di Flaubert « Madame Bovary c'est moi » estesa a tutti i miei personaggi.
Sarà pure vero, ma quando si legge… Dicevo insomma che appena uno sconosciuto arriva al limite di Piazza di Spagna trova noialtri con le braccia spalancate e il sorriso sulle labbra… oppure… allora un giorno mi chiamarono d’urgenza al capezzale di una situazione in qualità di sostituto sceneggiatore di un soggetto cinematografico che non riusciva a mantenersi in piedi oltre la seconda inquadratura. Io a quell’epoca lavoravo in cocomeri. Cioè dipingevo cartelli pubblicitari con su fette di cocomero rosse squillanti… è chiaro che certi meccanismi letterari vengono al pettine, e magari si lasci l’aspetto più propriamente neorealista, ma certe antecedenze felliniane sono molto evidenti.
Gente al Babuino è stato riproposto nel 1987 da parte della Newton Compton e riporta quattro lunghi racconti rispetto all’opera originale del 1955.
Per studiosi di letteratura e non solo.
L’edizione da noi considerata è:
Ugo Moretti
Gente al Babuino
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