RECENSIONI
P.G. Wodehouse
L'uomo che smise di fumare
Guanda, Pag. 206 Euro 16,00
Anche Shakespeare lo diceva. Un inglese, quando ha le spalle al muro, per quanto abbia gozzovigliato, venderà sempre cara la pelle.
Un'affermazione quanto mai azzeccata e una citazione di tutto rispetto, che può far presagire cosa si troverà sfogliando lo straordinario L'uomo che smise di fumare di P.G. Wodehouse (Guanda), qui però non ci sono soltanto Inglesi alle prese con le più assurde situazioni che l'amore possa imporre, ma Uomini che presi dal vortice sentimentale e gettati nella tempesta degli eventi, si devono cavare dall'impiccio con grande maestria (quando e se vi riusciranno) e impeccabile stile (leitmotiv di tutto il libro).
L'insostituibile narratore di queste storie, che si susseguono tra gentlemen nella saletta interna dell'Angler's Rest di Londra, è il titanico signor Mulliner, gigante del racconto, instancabile fonte di aneddoti e parte di una famiglia di nobili che non può essere iscritta ad un semplice albero genealogico ma a una vera e propria foresta secolare. Mulliner, un nome niente affatto nuovo agli appassionati di Wodehouse, che lo hanno conosciuto ne La mossa del vescovo, e che qui torna in straordinaria forma.
Traendo spunto da fatti e discussioni che accadono e si susseguono tra un whisky caldo con limone e un abbandono, il signor Mulliner trascina, nel vero senso della parola visto che non ci si può trarre in salvo una volta avviato il motore del ricordo, l'ascoltatore, attento e non, nelle traversie che alcuni tra i suoi parenti hanno dovuto patire e superare per amore, ma anche per caso.
Leggendo si entra nelle storie, si diventa ascoltatori di questi "reading" intimi e "pedagogici", sembra di essere seduti con lui e gli aficionados della saletta interna, trattenendo a stento e per pudore le risate che procura lo stile magicamente ironico e alcune volte comico con qui i fatti vengono riportati.
Eccoci quindi a seguire l'ottuso Archibald, vero e proprio maestro nell'imitazione della gallina che fa l'uovo, nella sua immersione nello studio forsennato delle opere di Bacone e nella rinuncia ai suoi cocktail per conquistare le grazie della madre delle sua amata oppure ci troveremo ad ascoltare increduli la storia di Ignatius Mulliner che decide di smettere di godere del fumo, lento o veloce che sia, per scoprire gli effetti devastanti cui questa condanna può indurre (avete mai visto un uomo volare giù dalle scale a causa della mancanza di madame Nicotina?!) sempre per entrare nel cuore di una giovinetta .
E poi il caso controverso dello scapolo e dandy, Cedric, che per colpa di un paio di scarpe gialle (tra dialoghi esilaranti ad altissimo contenuto comico) troverà sua moglie per uno scherzo del destino.
Gli ultimi tre episodi sono dedicati invece alla diabolica e imprevedibile, Roberta "Bobbie" Mulliner, nipote del gentlemen e vero e proprio incubo dei suoi spasimanti.
L'uomo che smise di fumare ha il gusto lento di un buon bicchiere di porto o di brandy, la rilassatezza composta dei circoli di fumatori d'antan, la straordinaria qualità letteraria di un maestro della lingua inglese e la pace di una risata sincera.
di Alex Pietrogiacomi
Un'affermazione quanto mai azzeccata e una citazione di tutto rispetto, che può far presagire cosa si troverà sfogliando lo straordinario L'uomo che smise di fumare di P.G. Wodehouse (Guanda), qui però non ci sono soltanto Inglesi alle prese con le più assurde situazioni che l'amore possa imporre, ma Uomini che presi dal vortice sentimentale e gettati nella tempesta degli eventi, si devono cavare dall'impiccio con grande maestria (quando e se vi riusciranno) e impeccabile stile (leitmotiv di tutto il libro).
L'insostituibile narratore di queste storie, che si susseguono tra gentlemen nella saletta interna dell'Angler's Rest di Londra, è il titanico signor Mulliner, gigante del racconto, instancabile fonte di aneddoti e parte di una famiglia di nobili che non può essere iscritta ad un semplice albero genealogico ma a una vera e propria foresta secolare. Mulliner, un nome niente affatto nuovo agli appassionati di Wodehouse, che lo hanno conosciuto ne La mossa del vescovo, e che qui torna in straordinaria forma.
Traendo spunto da fatti e discussioni che accadono e si susseguono tra un whisky caldo con limone e un abbandono, il signor Mulliner trascina, nel vero senso della parola visto che non ci si può trarre in salvo una volta avviato il motore del ricordo, l'ascoltatore, attento e non, nelle traversie che alcuni tra i suoi parenti hanno dovuto patire e superare per amore, ma anche per caso.
Leggendo si entra nelle storie, si diventa ascoltatori di questi "reading" intimi e "pedagogici", sembra di essere seduti con lui e gli aficionados della saletta interna, trattenendo a stento e per pudore le risate che procura lo stile magicamente ironico e alcune volte comico con qui i fatti vengono riportati.
Eccoci quindi a seguire l'ottuso Archibald, vero e proprio maestro nell'imitazione della gallina che fa l'uovo, nella sua immersione nello studio forsennato delle opere di Bacone e nella rinuncia ai suoi cocktail per conquistare le grazie della madre delle sua amata oppure ci troveremo ad ascoltare increduli la storia di Ignatius Mulliner che decide di smettere di godere del fumo, lento o veloce che sia, per scoprire gli effetti devastanti cui questa condanna può indurre (avete mai visto un uomo volare giù dalle scale a causa della mancanza di madame Nicotina?!) sempre per entrare nel cuore di una giovinetta .
E poi il caso controverso dello scapolo e dandy, Cedric, che per colpa di un paio di scarpe gialle (tra dialoghi esilaranti ad altissimo contenuto comico) troverà sua moglie per uno scherzo del destino.
Gli ultimi tre episodi sono dedicati invece alla diabolica e imprevedibile, Roberta "Bobbie" Mulliner, nipote del gentlemen e vero e proprio incubo dei suoi spasimanti.
L'uomo che smise di fumare ha il gusto lento di un buon bicchiere di porto o di brandy, la rilassatezza composta dei circoli di fumatori d'antan, la straordinaria qualità letteraria di un maestro della lingua inglese e la pace di una risata sincera.
di Alex Pietrogiacomi
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