RECENSIONI
Renato Venditti
La cricca. Vita di famiglia nella dittatura.
Nutrimenti, Pag. 189 Euro 17,00
Il caso ha voluto che abbia letto il presente volume i giorni appena precedenti il 25 aprile, in quella sorta di cagnara irrispettosa che ha visto da una parte gli 'ex' fascisti auspicare una riconciliazione nazionale in nome della liberta (soprattutto se è quella del Popolo...), dall'altra gli ex (non virgolettato) comunisti e gli 'ex' (virgolettato) democristiani attenti a non ferire troppo la sensibilità degli avversari politici. Personalmente mi sto chiedendo cosa cazzo ci sia da discutere e blaterare su pacificazione e minchionate del genere. Cosa cazzo ci sia da discutere sul fatto che i repubblichini meritino considerazione e rispetto perché anche loro hanno combattuto.
Ma devo ricordare a fianco di chi combattevano? Non voglio 'buttarmi a capo fitto' sulla banale considerazione che la Storia (sempre con la esse maiuscola) non insegna nulla. Qui siamo invece di fronte ad un suo evidente e pericolosissimo travisamento. Con gente che porta avanti discorsi del genere non ci si prende nemmeno il caffè, altro che questo vergognoso tentativo ad addivenire ad un compromesso sulla base di un evanescente concetto di libertà. Non è un caso che nessun esponente governativo ha pronunciato la frase, seppur di circostanza, che la ricorrenza riguardava la liberazione dal 'giogo' nazifascista. L'espressione 'nazifascista' è sembrata, ai portatori sani della libertà, troppo ardimentosa.
Domanda: ma in Germania pensate che si chieda comprensione per quelli che hanno sbagliato?
Torniamo a noi.
Il libro in questione non aggiunge nulla a discorsi fatti già in altre occasioni. Il problema sapete qual è? E' che con la scusa che si tratta della 'vita di una famiglia nella dittatura' si ripropongono episodi che, non me ne voglia l'autore, sono stati analizzati con altri strumenti ed altre qualità da autori più dotati. Perché se si parla del rastrellamento del ghetto di Roma da parte dei nazifascisti (e diciamolo no?) tanto vale andarsi a rileggere il bellissimo resoconto di De Benedetti 16 ottobre 1943 (Einaudi). Perché se si parla dell'attentato di Via Rasella e di tutto il corollario delle polemiche, tanto vale ritirar fuori il fondamentale saggio di Portelli L'ordine è già stato eseguito... (Donzelli).
E' vero che l'autore, Renato Venditti, giornalista de L'Unità e del vecchio Paese Sera racconta anche della sua famiglia: ma sono pochi cenni, tra l'altro un po' confusi per via di un numero considerevole di parenti... che alla fine ci si stranisce come quando si ebbe a che fare con l'impossibile onomastica di Cent'anni di solitudine.
Oddio qualche aneddoto carino c'è... Ogni tanto zio Alfredo diceva "li mortacci loro". Era diverso da quando sussurrava "li mortacci sua", e si capiva subito che pensava a Mussolini (pag. 59). Ma sono brevi momenti di pausa in un contesto, per carità, coinvolgente e 'serio' ma che, come sidiceva poc'anzi, è stato trattato con ben altro spessore.
Per lettori che vogliono sapere, ma non troppo esigenti.
di Alfredo Ronci
Ma devo ricordare a fianco di chi combattevano? Non voglio 'buttarmi a capo fitto' sulla banale considerazione che la Storia (sempre con la esse maiuscola) non insegna nulla. Qui siamo invece di fronte ad un suo evidente e pericolosissimo travisamento. Con gente che porta avanti discorsi del genere non ci si prende nemmeno il caffè, altro che questo vergognoso tentativo ad addivenire ad un compromesso sulla base di un evanescente concetto di libertà. Non è un caso che nessun esponente governativo ha pronunciato la frase, seppur di circostanza, che la ricorrenza riguardava la liberazione dal 'giogo' nazifascista. L'espressione 'nazifascista' è sembrata, ai portatori sani della libertà, troppo ardimentosa.
Domanda: ma in Germania pensate che si chieda comprensione per quelli che hanno sbagliato?
Torniamo a noi.
Il libro in questione non aggiunge nulla a discorsi fatti già in altre occasioni. Il problema sapete qual è? E' che con la scusa che si tratta della 'vita di una famiglia nella dittatura' si ripropongono episodi che, non me ne voglia l'autore, sono stati analizzati con altri strumenti ed altre qualità da autori più dotati. Perché se si parla del rastrellamento del ghetto di Roma da parte dei nazifascisti (e diciamolo no?) tanto vale andarsi a rileggere il bellissimo resoconto di De Benedetti 16 ottobre 1943 (Einaudi). Perché se si parla dell'attentato di Via Rasella e di tutto il corollario delle polemiche, tanto vale ritirar fuori il fondamentale saggio di Portelli L'ordine è già stato eseguito... (Donzelli).
E' vero che l'autore, Renato Venditti, giornalista de L'Unità e del vecchio Paese Sera racconta anche della sua famiglia: ma sono pochi cenni, tra l'altro un po' confusi per via di un numero considerevole di parenti... che alla fine ci si stranisce come quando si ebbe a che fare con l'impossibile onomastica di Cent'anni di solitudine.
Oddio qualche aneddoto carino c'è... Ogni tanto zio Alfredo diceva "li mortacci loro". Era diverso da quando sussurrava "li mortacci sua", e si capiva subito che pensava a Mussolini (pag. 59). Ma sono brevi momenti di pausa in un contesto, per carità, coinvolgente e 'serio' ma che, come sidiceva poc'anzi, è stato trattato con ben altro spessore.
Per lettori che vogliono sapere, ma non troppo esigenti.
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