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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Andrea G. Pinketts

La fiaba di Bernadette che non vide la Madonna

Edizioni Il Filo , Pag.106 Euro 12,00
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Andrea G. Pinketts lo conosciamo tutti, con i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi tortuosi giochi linguistici, i noir al limite del surreale, le belle donne, la Milano che non ha più niente "da bere" se non la propria bile e conosciamo anche la G. del suo nome, che spesso è stata (auto)identificata con "Genio" ma che con La fiaba di Bernadette che non ha visto la Madonna (Edizioni Il Filo, presentato in anteprima alla fiera del libro di Roma "Più libri più liberi"), in uscita a Gennaio 2008, potrebbe essere un'ottima iniziale per Andrea "Grimm" Pinketts.

E già! Il nostro infatti si mette alla prova con la fiaba, con una struttura che ha in sé il pedagogico e il folkloristico, l'umano e il fantastico, e lo fa in maniera discretamente riuscita.

Non ho problemi a dichiararmi un fan accanito di Andrea, ma in questa sua prova ho trovato qualcosa che zoppicava, qualcosa che non mi tornava: sembrava di trovarmi di fronte ad una specie di grosso "esercizio di stile"; l'irriverente linguaggio dello scrittore milanese c'era tutto, la verve ironica e acida permeava ogni riga strappando sorrisi con colpi di genio letterari e scene davvero degne di un Tarantino nostrano ma, a differenza di molti altri libri, di ciò non restava molto nel cuore del lettore, non riusciva a sprofondare nell'immaginario e a tracciare una linea nuova di lettura del Pinketts conosciuto e amato.

Con queste idee ho terminato la prima lettura del libro, agevolissimo nelle sue 100 pagine, per ricredermi poi ad una seconda: una fiaba non deve niente a chi l'ascolta, o meglio non gli deve niente che non vada oltre l'immediato presente e che non sia l'incanto del momento.

E con questa nuova chiave ho ricominciato ad apprezzare le righe già lette scoprendo quanto la fiaba si incrociasse con la cinematografia fantasy e poliziesca, quanto facesse il verso alle figure incappucciate che vivono nei nostri momenti più bui e come tutto risultasse ad un certo punto assolutamente onirico.

Bernadette è la strega che tutti noi vorremmo incontrare, è il ricordo di un amore, lo sguardo adorante che possiamo immaginare soltanto per l'ideale di donna che vorremmo avere accanto, è l'insensata ironia della vita che prende, concede e toglie nuovamente per divertirsi con le nostre esistenze, riempiendo le giornate di troll, inconvenienti, sesso, cattivoni d'altri tempi e delusioni anche per i malvagi innamorati. Insomma è la Vita, che ci lascia fare la nostra passeggiata sui suoi sentieri senza farci allontanare troppo però.

Quindi cosa c'è di più bello che lasciarsi andare ad un'avventurosa e rocambolesca corsa all'interno di noi e del nostro spirito d'avventura?

In questo libro ci sarà materiale da far impallidire qualsiasi Stregato, Shriek o Emerych: nel calderone pinkettsiano tutto fa brodo ma in un modo in cui soltanto i grandi chef sanno che si può fare!

Naturalmente, come in ogni fiaba che si rispetti non potevano mancare le illustrazioni e quindi giù con fotografie che ritraggono i protagonisti in action durante questo film/book che potrebbe essere tranquillamente trasposto sullo schermo da qualsiasi regista, italiano o 'mmericano che si vuole!

Come ho detto un libro che dà adito a ripensamenti durante la lettura e che se all'inizio ho definito come "discretamente riuscito" alla fine di questa recensione devo (ri)giudicare come un ottimo divertissement giocato sul gusto della trasgressione, dell'incrocio di generi e della curiosità dei propri limiti e capacità

Bernadette non avrà visto la Madonna, ma sicuramente si trasforma in una specie di Vergine Maria ogni volta che incrocia lo sguardo del protagonista, e il nostro da dietro le pagine, ci lascia schiavi di una lettura che sa farci tornare bambini ma con i capelli bianchi!



di Alex Pietrogiacomi


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