RECENSIONI
Leonardo Padura Fuentes
La nebbia del passato
Tropea, Pag. 350 Euro 16,90
Sono tutte storie bambino. La storia che è raccontata ciascuno la trasforma in un'altra, nella storia che vorrà. Scegli, fra tutte, la storia che il tuo cuore preferisce e seguila sino alla fine del mondo. Persino se nessuno capisce, come se si trattasse di una lotta. Una lotta buona, migliore di tutte, l'unica che ne valga la pena. Il resto è orrore, figlio mio, perdizione.
La citazione non è tratta dal libro in questione, ma da uno splendido romanzo dello scrittore brasiliano Caio Fernando Abreu (purtroppo prematuramente scomparso) Dov'è finita Dulce Veiga (Zanzibar... difficile da trovare, credo). Le due storie si assomigliano in modo impressionante (anche se la datazione è molto differente, ma non ne voglio fare una faccenda di plagio, tutt'altro) sia per come è resa questa 'ricerca del tempo perduto' attraverso la fascinazione (e perché no, l'illusione) del racconto, sia per la trama comune: due investigatori alla ricerca di una vecchia cantante scomparsa all'improvviso.
Qui ritorna Mario Conde, che chi segue il noir sa benissino chi sia: un detective della polizia dell'Avana che ricorda tanto il Maigret di Simenon pur 'agitandosi (ma poco davvero, il suo spirito e il suo modo di indagare sono 'lenti' come i tentativi che si fanno per ricordare, secondo la lezione di Kundera) in un'ambientazione diversa.
In questo romanzo Conde è andato prematuramente in pensione, ha lasciato la polizia e si guadagna da vivere con la compravendita di libri usati. Ma si perita anche di rivelarci come mai fosse finito a fare lo sbirro: per molto tempo aveva sostenuto la tesi che a convincerlo a entrare in polizia fosse stata la semplice e banale ragione che la sua anima di ragazzo non sopportava l'idea che i figli di puttana non pagassero per quello che combinavano. Pag. 95).
E proprio 'compravendendo' libri usati che incoccia nella storia di una cantante di bolero ritiratasi dalla scena nel pieno successo alla fine degli anni cinquanta e poi improvvisamente scomparsa nei primi anni sessanta.
Anche in questo caso il Conde rende conto delle sue ossessioni: Le storie e i personaggi degli anni Cinquanta sono la mia Bel Air. Mi sento affascinato dalla possibilità di vivere quell'epoca così particolare attraverso i ricordi degli altri...(Pag.78).
Anni che chi conosce un po' la Storia (e non solo cubana) può capire come quel periodo non fu solo pieno di fascino, ma un vero e proprio spartiacque politico.
Ma della questione più specifica della scomparsa l'investigatore in pensione subisce quasi un invasamento demoniaco: Sono fottuto. Devo sapere chi era quella donna e che fine ha fatto. (Pag.93). ...la Dama della Notte, nomignolo che le stava a pennello, perché quello che cantava Violeta aveva senso soltanto se lo si ascoltava di notte, più era tardi e meglio era (Pag. 139).
Dunque se volete un noir affascinante, cubano, lontano dalle 'piste' del turismo di massa e da quelle del neo-colonialismo sessuale, La nebbia del passato fa proprio per voi. Perché oltre a dipanare la matassa di un'ossessiva compulsione è anche un giallo che rispetta canoni fin troppo dettati. Ma nessun pericolo di assuefazione: questa è roba di classe.
di Alfredo Ronci
La citazione non è tratta dal libro in questione, ma da uno splendido romanzo dello scrittore brasiliano Caio Fernando Abreu (purtroppo prematuramente scomparso) Dov'è finita Dulce Veiga (Zanzibar... difficile da trovare, credo). Le due storie si assomigliano in modo impressionante (anche se la datazione è molto differente, ma non ne voglio fare una faccenda di plagio, tutt'altro) sia per come è resa questa 'ricerca del tempo perduto' attraverso la fascinazione (e perché no, l'illusione) del racconto, sia per la trama comune: due investigatori alla ricerca di una vecchia cantante scomparsa all'improvviso.
Qui ritorna Mario Conde, che chi segue il noir sa benissino chi sia: un detective della polizia dell'Avana che ricorda tanto il Maigret di Simenon pur 'agitandosi (ma poco davvero, il suo spirito e il suo modo di indagare sono 'lenti' come i tentativi che si fanno per ricordare, secondo la lezione di Kundera) in un'ambientazione diversa.
In questo romanzo Conde è andato prematuramente in pensione, ha lasciato la polizia e si guadagna da vivere con la compravendita di libri usati. Ma si perita anche di rivelarci come mai fosse finito a fare lo sbirro: per molto tempo aveva sostenuto la tesi che a convincerlo a entrare in polizia fosse stata la semplice e banale ragione che la sua anima di ragazzo non sopportava l'idea che i figli di puttana non pagassero per quello che combinavano. Pag. 95).
E proprio 'compravendendo' libri usati che incoccia nella storia di una cantante di bolero ritiratasi dalla scena nel pieno successo alla fine degli anni cinquanta e poi improvvisamente scomparsa nei primi anni sessanta.
Anche in questo caso il Conde rende conto delle sue ossessioni: Le storie e i personaggi degli anni Cinquanta sono la mia Bel Air. Mi sento affascinato dalla possibilità di vivere quell'epoca così particolare attraverso i ricordi degli altri...(Pag.78).
Anni che chi conosce un po' la Storia (e non solo cubana) può capire come quel periodo non fu solo pieno di fascino, ma un vero e proprio spartiacque politico.
Ma della questione più specifica della scomparsa l'investigatore in pensione subisce quasi un invasamento demoniaco: Sono fottuto. Devo sapere chi era quella donna e che fine ha fatto. (Pag.93). ...la Dama della Notte, nomignolo che le stava a pennello, perché quello che cantava Violeta aveva senso soltanto se lo si ascoltava di notte, più era tardi e meglio era (Pag. 139).
Dunque se volete un noir affascinante, cubano, lontano dalle 'piste' del turismo di massa e da quelle del neo-colonialismo sessuale, La nebbia del passato fa proprio per voi. Perché oltre a dipanare la matassa di un'ossessiva compulsione è anche un giallo che rispetta canoni fin troppo dettati. Ma nessun pericolo di assuefazione: questa è roba di classe.
di Alfredo Ronci
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