RECENSIONI
Antonio Della Rocca
La spilla di Janesich
Mobydick, Pag. 158 Euro 13,00
Un romanzo davvero ben congegnato, che riesce a dare, senza essere monumentale, l'impressione di addentrarsi nello spessore di una storia multigenerazionale. Fa bene l'Autore a spiegare, in una nota finale, che di vero in tutta la storia c'è solo la spilla, effettivamente creata dal celebre laboratorio triestino e riprodotta sulla copertina del libro. L'ambiente di Trieste, crocevia di popoli e di culture, è particolarmente adatto ad ospitare la storia di una famiglia ebrea, che col tempo si apre a contaminazioni etnico-religiose, senza interrompere una linea di complicità femminile che è sancita dal passaggio della spilla come da un rito di appartenenza. I problemi cominciano quando Marina, ultima discendente, decide di vendere la spilla, fortunosamente scampata alla guerra e alla devastazione delle persecuzioni razziali, per poter realizzare il suo progetto di coppia. Scrupoli di coscienza e incertezze sentimentali danno luogo alla crisi che forgerà un'ulteriore tappa della sua crescita personale.
Aveva un bel ripetersi che sapeva perché lo faceva, che quello era il più grande segno d'amore che potesse dare a Vassilj, che in quel momento decideva il suo futuro, ma qualcosa le diceva che forse Vassilj non avrebbe apprezzato in pieno quello che lei stava facendo, preso com'era da se stesso e dal suo desiderio di emergere, che la spilla valeva molto sì, ma che in fondo aveva un valore simbolico che nessuna cifra, in dollari o in ghinee, avrebbe potuto ripagare.
Il racconto si snoda parallelamente su due piani temporali diversi, uno che va dal 1996 al 1999, l'altro dal 1920 agli anni Cinquanta. Amplificati nel presente i tre anni di Marina. Scanditi, gli oltre trenta del passato, dai ritmi di una saga familiare, con zoomate sui momenti più significativi suggellati dalla preziosa spilla.
Come spiega la bisnonna Giuditta al figlio Guido nel momento più drammatico, quando la famiglia si prepara alla fuga davanti all'incombere delle persecuzioni razziali:
"...Fai quello che vuoi, vendi quello che ti pare al prezzo che ti pare, ma c'è una sola cosa che non può, non deve essere venduta. La mia spilla di diamanti, quella di Janesich, che tuo padre mi ha regalato per il quindicesimo anno di matrimonio. Per me è un talismano, oltre ad essere bellissima, non la venderei per nessuna ragione. E poi è il regalo che voglio fare io a Teresa, non ora, è troppo giovane, non capirebbe e non è il momento, non dirglielo. Ma specie in questi momenti l'unità della famiglia deve essere salvaguardata, e mentre tu parlavi ho deciso, la spilla ne sarà il simbolo, quello che terrà insieme le donne, non deve uscire da casa Saralvi, né adesso né mai."
Aggiungerò a quanto detto qualche osservazione su pregi e difetti del libro. E' un pregio l'aver evitato, alla fine della storia, una serie di possibili conclusioni scontate e dolciastre, in favore di una molto più elegante. E' una cosa originale e divertente aver messo in copertina la spilla in questione, in modo che il lettore possa gustare con i suoi occhi l'immagine di quella che è a suo modo la protagonista. Ma la puerilità della frase finale, con la spilla che sorride... dio ce ne scampi! No, questa è davvero per il lettore un puntura di... spilla!
di Giovanna Repetto
Aveva un bel ripetersi che sapeva perché lo faceva, che quello era il più grande segno d'amore che potesse dare a Vassilj, che in quel momento decideva il suo futuro, ma qualcosa le diceva che forse Vassilj non avrebbe apprezzato in pieno quello che lei stava facendo, preso com'era da se stesso e dal suo desiderio di emergere, che la spilla valeva molto sì, ma che in fondo aveva un valore simbolico che nessuna cifra, in dollari o in ghinee, avrebbe potuto ripagare.
Il racconto si snoda parallelamente su due piani temporali diversi, uno che va dal 1996 al 1999, l'altro dal 1920 agli anni Cinquanta. Amplificati nel presente i tre anni di Marina. Scanditi, gli oltre trenta del passato, dai ritmi di una saga familiare, con zoomate sui momenti più significativi suggellati dalla preziosa spilla.
Come spiega la bisnonna Giuditta al figlio Guido nel momento più drammatico, quando la famiglia si prepara alla fuga davanti all'incombere delle persecuzioni razziali:
"...Fai quello che vuoi, vendi quello che ti pare al prezzo che ti pare, ma c'è una sola cosa che non può, non deve essere venduta. La mia spilla di diamanti, quella di Janesich, che tuo padre mi ha regalato per il quindicesimo anno di matrimonio. Per me è un talismano, oltre ad essere bellissima, non la venderei per nessuna ragione. E poi è il regalo che voglio fare io a Teresa, non ora, è troppo giovane, non capirebbe e non è il momento, non dirglielo. Ma specie in questi momenti l'unità della famiglia deve essere salvaguardata, e mentre tu parlavi ho deciso, la spilla ne sarà il simbolo, quello che terrà insieme le donne, non deve uscire da casa Saralvi, né adesso né mai."
Aggiungerò a quanto detto qualche osservazione su pregi e difetti del libro. E' un pregio l'aver evitato, alla fine della storia, una serie di possibili conclusioni scontate e dolciastre, in favore di una molto più elegante. E' una cosa originale e divertente aver messo in copertina la spilla in questione, in modo che il lettore possa gustare con i suoi occhi l'immagine di quella che è a suo modo la protagonista. Ma la puerilità della frase finale, con la spilla che sorride... dio ce ne scampi! No, questa è davvero per il lettore un puntura di... spilla!
di Giovanna Repetto
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