CLASSICI
Alfredo Ronci
La tormentosa vita di un uomo normale: ‘Il sospetto’ di Alfredo Orecchio.
Come ho già scritto in altre occasioni, con lo scrittore Alfredo Orecchio c’ho perso un po’ di tempo. Per carità, nessun mistero particolare o chissà cosa. Ho tentato di cercare, nelle varie fasi della sua vita, un indizio, una traccia, una circostanza che mi facesse capire meglio i successivi stadi del suo percorso artistico e politico, ma soprattutto umano.
Dopo un primo esordio letterario, nel 1941, e una serie di articoli, di stampo fascista, su riviste e giornali, dal 1944 in poi elabora una scelta che poi lo sosterrà per tutta la sua vita, fino alla sua morte, avvenuta nel 2001.
Ecco come ne parla il figlio nel suo ultimo libro: Giornalista, scrittore, poeta. Giovanissimo, a Messina, esordisce sulle rivista giovanili con articoli di critica e poesie. Organizzatore culturale precoce. Affascinato da posizioni di fronda, eterodosse entro la galassia fascista. Partecipa alla guerra in Africa (1935-1936). Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è richiamato e inviato al fronte greco-albanese (1940-1941), quindi nella campagna in Sicilia (luglio-agosto 1943). A Roma, dopo l’8 settembre del 1943, aderisce alla Resistenza e al partito comunista combattendo nei Gap. Dopo la liberazione riprende la carriera giornalistica, prima al Messaggero come critico cinematografico, poi nella redazione di Paese Sera, alla fondazione del quotidiano nel 1949. A Paese resterà per tutta la sua vita professionale, firmando inchieste e editoriali, occupandosi della terza pagina, della rubrica Benelux e, negli anni sessanta, di critica teatrale.
Perché, direte voi, tutte queste notizie su Alfredo Orecchio? Perché più si conosce la sua vita effettiva e più si capiscono i dubbi e le incertezze dopo la caduta di Mussolini. Non so, come qualcuno ha già scritto, se sia un modesto scrittore (Il sospetto non è un modesto evento), sicuramente è una figura non di poco conto nel percorso politico e ideologico del nostro paese.
Il sospetto uscì nel 1956 edito dalla Feltrinelli, nella collana dedicata agli esordi letterari: … è la prima volta che opere di giovani autori, non di rado alla loro prima esperienza letteraria, vengono presentate ad un pubblico vasto… Durante l’occupazione nazista a Roma Orecchio partecipò attivamente alla Resistenza, come organizzatore militare di zona. E da quell’esperienza nacque il libro, ma soprattutto la presa di posizione del protagonista Giuseppe (in pratica lo stesso Orecchio) e le risposte dei compagni all’interno della stessa struttura resistenziale.
Dice ad un certo punto il protagonista: E’ troppo presto perché possano riconoscermi simile a loro, eguale. Di fatto, io non lo sono. Di fatto, forse, non lo sarò mai. Sono un Giuseppe che arriva dal deserto, un forestiero in cerca di patria, ma con poche e confuse notizie sul proprio conto, con poche pezze d’appoggio a discarico. Di che mi lagno?
Ma il lagnarsi, come dice lo scrittore, non gli impedisce di prendere atto della situazione della sua città e soprattutto di ciò che combinavano gli avversari. Come per esempio nell’episodio in cui Giuseppe si rende conto di quanto sia importante e determinante l’uso della droga: Gerarchi, brigatisti, spie, aguzzini, ufficiali delle SS e collaborazionisti vi si buttavano con ingordigia, come se quella fosse l’unica risorsa atta a tener su il loro morale.
Ma Il sospetto rimane un libro di un uomo che, pur aderendo in modo massiccio agli ideali della Resistenza, fa i conti col proprio passato e su questo basa anche la sua posizione col movimento. “Sotto certi riguardi, diciamo meno scoperti, e soprattutto nell’indole, io sono rimasto il fascista che ero a quei tempi. Un fascista, preciserò, quale appunto mi fecero e mi impastarono, strada facendo, un po’ a mia insaputa (…) Non sono nato operaio de neppure capitalista o latifondista. Sono nato uomo di mezza tacca, né di qua né li là, disponibile ad ogni abuso.
E davanti al poliziotto che lo interroga alla fine del romanzo s’interroga: Egli esiste solo per ciò che odia, e odia soltanto “ciò che è” o che “sta per essere”. La vita umana l’offende. La perdizione bestiale lo esalta.
Come abbiamo detto all’inizio, Il sospetto è il romanzo della vita tormentosa di un uomo normale. E proprio per questo deve essere letta e giustamente considerata. Un bel tratto della nostra letteratura della Resistenza.
L’edizione da noi considerata è:
Alfredo Orecchio
Il sospetto
Feltrinelli
Dopo un primo esordio letterario, nel 1941, e una serie di articoli, di stampo fascista, su riviste e giornali, dal 1944 in poi elabora una scelta che poi lo sosterrà per tutta la sua vita, fino alla sua morte, avvenuta nel 2001.
Ecco come ne parla il figlio nel suo ultimo libro: Giornalista, scrittore, poeta. Giovanissimo, a Messina, esordisce sulle rivista giovanili con articoli di critica e poesie. Organizzatore culturale precoce. Affascinato da posizioni di fronda, eterodosse entro la galassia fascista. Partecipa alla guerra in Africa (1935-1936). Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale è richiamato e inviato al fronte greco-albanese (1940-1941), quindi nella campagna in Sicilia (luglio-agosto 1943). A Roma, dopo l’8 settembre del 1943, aderisce alla Resistenza e al partito comunista combattendo nei Gap. Dopo la liberazione riprende la carriera giornalistica, prima al Messaggero come critico cinematografico, poi nella redazione di Paese Sera, alla fondazione del quotidiano nel 1949. A Paese resterà per tutta la sua vita professionale, firmando inchieste e editoriali, occupandosi della terza pagina, della rubrica Benelux e, negli anni sessanta, di critica teatrale.
Perché, direte voi, tutte queste notizie su Alfredo Orecchio? Perché più si conosce la sua vita effettiva e più si capiscono i dubbi e le incertezze dopo la caduta di Mussolini. Non so, come qualcuno ha già scritto, se sia un modesto scrittore (Il sospetto non è un modesto evento), sicuramente è una figura non di poco conto nel percorso politico e ideologico del nostro paese.
Il sospetto uscì nel 1956 edito dalla Feltrinelli, nella collana dedicata agli esordi letterari: … è la prima volta che opere di giovani autori, non di rado alla loro prima esperienza letteraria, vengono presentate ad un pubblico vasto… Durante l’occupazione nazista a Roma Orecchio partecipò attivamente alla Resistenza, come organizzatore militare di zona. E da quell’esperienza nacque il libro, ma soprattutto la presa di posizione del protagonista Giuseppe (in pratica lo stesso Orecchio) e le risposte dei compagni all’interno della stessa struttura resistenziale.
Dice ad un certo punto il protagonista: E’ troppo presto perché possano riconoscermi simile a loro, eguale. Di fatto, io non lo sono. Di fatto, forse, non lo sarò mai. Sono un Giuseppe che arriva dal deserto, un forestiero in cerca di patria, ma con poche e confuse notizie sul proprio conto, con poche pezze d’appoggio a discarico. Di che mi lagno?
Ma il lagnarsi, come dice lo scrittore, non gli impedisce di prendere atto della situazione della sua città e soprattutto di ciò che combinavano gli avversari. Come per esempio nell’episodio in cui Giuseppe si rende conto di quanto sia importante e determinante l’uso della droga: Gerarchi, brigatisti, spie, aguzzini, ufficiali delle SS e collaborazionisti vi si buttavano con ingordigia, come se quella fosse l’unica risorsa atta a tener su il loro morale.
Ma Il sospetto rimane un libro di un uomo che, pur aderendo in modo massiccio agli ideali della Resistenza, fa i conti col proprio passato e su questo basa anche la sua posizione col movimento. “Sotto certi riguardi, diciamo meno scoperti, e soprattutto nell’indole, io sono rimasto il fascista che ero a quei tempi. Un fascista, preciserò, quale appunto mi fecero e mi impastarono, strada facendo, un po’ a mia insaputa (…) Non sono nato operaio de neppure capitalista o latifondista. Sono nato uomo di mezza tacca, né di qua né li là, disponibile ad ogni abuso.
E davanti al poliziotto che lo interroga alla fine del romanzo s’interroga: Egli esiste solo per ciò che odia, e odia soltanto “ciò che è” o che “sta per essere”. La vita umana l’offende. La perdizione bestiale lo esalta.
Come abbiamo detto all’inizio, Il sospetto è il romanzo della vita tormentosa di un uomo normale. E proprio per questo deve essere letta e giustamente considerata. Un bel tratto della nostra letteratura della Resistenza.
L’edizione da noi considerata è:
Alfredo Orecchio
Il sospetto
Feltrinelli
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