RECENSIONI
Alessandro Barbero (Tradotto e presentato da)
La voglia dei cazzi
Edizioni Effedi, Pag. 137 Euro 17.00
Questa non è propriamente una novità. Il libro fu precedentemente edito da un’altra piccola casa editrice ma ora, forse per il crescente interesse per Alessandro Barbero e soprattutto per i suoi studi, lo rilanciano e non a caso.
Per quanto mi riguardo il ricordo che ho del Barbero è un altro. E’ il suo esordio narrativo nel 1996 con la Mondadori che pubblicò, quando ancora di lui dal punto di vista della prosa nulla si sapeva (a parte gli studiosi di medievalità che forse già lo veneravano), il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, che tra l’altro vinse il Premio Strega nel 1996 e curiosamente lanciato, proprio nella prima edizione, da Aldo Busi (… che poi, ma questa è una mia mancanza particolare, l’essere prodotto dallo scrittore bresciano m’ha indotto a pensare che il Barbero appartenesse all’altra sponda, ma poi ho scoperto che si è unito in matrimonio etero e quindi la mia è stata solo una deplorevole malignità).
Questo testo, La voglia dei cazzi (che per nostra fortuna è scritto integralmente, senza puntini di sospensione, come invece vogliono i latori della nuova buon costume) è un’antologia, tradotta e commentata dal francese da parte del Barbero, che si rifà ai Recueil Général des Fabliaux che a loro volta si rifanno agli innumerevoli esempi di letteratura sozza ed oscena caratteristica del periodo medievale. (Anche noi italiani potremmo vantare simili prodezze, a cominciare dalle Sei giornate dell’Aretino fino al delizioso La Cazzaria di Antonio Vignali che noi abbiamo trattato nella rubrica I classici).
Si tratta dunque di brevi episodi che vedono protagonisti ragazze (quasi sempre fintamente vergini), contadini, preti, santi (si gioca molto su questo), anche animali e chi ne ha più ne metta del periodo ovviamente trattato. Si sorride, a volte ci strappa anche una risata, ma a lungo andare la tratta, come si direbbe in questi casi, ammorba. Ma non perché certe cose sono ormai abitudinarie, ma figuriamoci, solo perché il troppo, come si dice, stroppia.
Ma Barbero ci è simpatico ed apprezziamo il lavoro fatto.
di Eleonora del Poggio
Per quanto mi riguardo il ricordo che ho del Barbero è un altro. E’ il suo esordio narrativo nel 1996 con la Mondadori che pubblicò, quando ancora di lui dal punto di vista della prosa nulla si sapeva (a parte gli studiosi di medievalità che forse già lo veneravano), il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, che tra l’altro vinse il Premio Strega nel 1996 e curiosamente lanciato, proprio nella prima edizione, da Aldo Busi (… che poi, ma questa è una mia mancanza particolare, l’essere prodotto dallo scrittore bresciano m’ha indotto a pensare che il Barbero appartenesse all’altra sponda, ma poi ho scoperto che si è unito in matrimonio etero e quindi la mia è stata solo una deplorevole malignità).
Questo testo, La voglia dei cazzi (che per nostra fortuna è scritto integralmente, senza puntini di sospensione, come invece vogliono i latori della nuova buon costume) è un’antologia, tradotta e commentata dal francese da parte del Barbero, che si rifà ai Recueil Général des Fabliaux che a loro volta si rifanno agli innumerevoli esempi di letteratura sozza ed oscena caratteristica del periodo medievale. (Anche noi italiani potremmo vantare simili prodezze, a cominciare dalle Sei giornate dell’Aretino fino al delizioso La Cazzaria di Antonio Vignali che noi abbiamo trattato nella rubrica I classici).
Si tratta dunque di brevi episodi che vedono protagonisti ragazze (quasi sempre fintamente vergini), contadini, preti, santi (si gioca molto su questo), anche animali e chi ne ha più ne metta del periodo ovviamente trattato. Si sorride, a volte ci strappa anche una risata, ma a lungo andare la tratta, come si direbbe in questi casi, ammorba. Ma non perché certe cose sono ormai abitudinarie, ma figuriamoci, solo perché il troppo, come si dice, stroppia.
Ma Barbero ci è simpatico ed apprezziamo il lavoro fatto.
di Eleonora del Poggio
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