CLASSICI
Alfredo Ronci
Le puttane da gestire: “Le soldatesse” di Ugo Pirro.
Nella letteratura della seconda guerra mondiale c’è forse di tutto e di più. Che detta in tal modo potrebbe sembrare una critica nemmeno tanto sottile alla così detta verità storica. Niente affatto.
Certo, ci sono casi in cui gli avvenimenti (e che avvenimenti) hanno preso il sopravvento e ci sono casi in cui, pure nella tragedia, è prevalso l’aspetto più sentimentale e amoroso. Tutto vero. Ma noi preferiremmo, pur nelle evidenti contraddizioni, rimanere dalla parte di coloro che apprezzano e condividono perché gli anni di allora furono, in tutta onestà, di libertà e di prestigio.
Ugo Pirro non ha certamente lasciato un segno particolarmente significativo nella nostra letteratura (in alcuni casi non viene nemmeno citato), ma i suoi romanzi, scritti con passione e soprattutto perché totalmente vissuti, hanno un qualcosa di audacemente apprezzabile.
Intanto vediamo chi è stato Ugo Pirro. Nato nel 1920, partecipò giovanissimo alla guerra sul fronte greco, ma poi, come molti altri, alla fine della guerra rifiutò le sue passate esperienze e si dedicò al cinema e alla sceneggiature. Ed è in questo specifico settore che il nostro trovò, sul filo della memoria, un posto tra grandi di quegli anni. Fu sceneggiatore ed ideatore di registi come Fellini e De Sica, Rossellini e Zavattini. Fu consulente di attrici come la Magnani e la Mangano. E collaborò anche con registi stranieri come Martin Ritt e Victor Sklovskij. Tanto che anche in questo ambiente trovò il modo di scrivere appunti che in seguito diventarono Soltanto un nome nei titoli di testa (Einaudi) un ritratto sincero e commovente (a volte anche critico) dei felici anni sessanta del cinema italiano.
Ma veniamo a Le soldatesse. Il libro è la storia del contingente italiano in Grecia durante il periodo fascista, ma soprattutto dei rapporti dei soldati italiani con un gruppo di prostitute greche e delle loro miserie. Non abbiamo un buon inizio: le donne, apparentemente futili ed indifese, in realtà di un’intelligenza pronta e vivace, parlano di come i soldati italiani affrontano la guerra: “Voi altri… chi vi capisce? Vuoi proprio che te lo dica? Ho visto un soldato sputare sul ritratto di Mussolini ed ho visto un altro soldato sentirsene offeso tanto da schiaffeggiarlo, così in mia presenza. Che cosa buffa, eravamo tutti e tre nudi…”.
Nello stesso tempo, tra gli italiani, ma spesso anche tra le greche, c’è un legame passionale che però non può essere realizzato: “Basta. Fui sul punto di sposarla. La legge non lo permetteva, allora più che italiani eravamo ariani; e non potevamo sposare stranieri. I cappellani militari, però, disubbidivano e sposavano di nascosto italiani e greche, sfidavano la legge con la folle violenza e decisione degli antichi sacerdoti pagani”.
Da questo ritratto ne esce fuori un panorama niente affatto insincero: al di là della guerra e dei proclami fascisti, la verità del soldato italiano stava nel condurre un’esistenza che lo avrebbe portato ad una vita regolare e sposata.
Eppure queste puttane sono importanti anche in ambito strettamente guerresco. Ad un certo punto c’è uno scambio di opinioni tra soldati: “Una puttana dunque vale più di due uomini? Gridò il maggiore. “Signorsì” disse il tenente. “Le prostitute servono a tener su il morale delle truppe, fanno parte dell’armamento morale del soldato, i ribelli sono dei fuorilegge che insidiano la sicurezza dell’esercito occupante”.
Ma c’è un continua paragone (o forse semplicemente non lo è, è solo un devastante deserto di solitudine) con i soldati: “Mancava nei loro occhi il segno di quella rassegnazione che aiuta ogni uomo ad abbandonare la terra, la casa, il bestiame per obbedire alla legge che li veste da soldati”.
Non c’è soluzione al problema della convivenza. Nel viaggio di ritorno, una prostituta durante un attacco muore, un’altra, di cui si è follemente innamorato il diciannovenne Pirro, sparisce senza lasciar traccia. Restano le altre che portate al comando, vengono rifiutate perché, come prostitute, sono impresentabili: “Dì come sono?” mi chiese mentre infilava in tasca un libretto che conteneva il segreto del nostro cifrato. “Brutte” dissi con dispetto.”.
Le soldatesse è un piccolo, piccolissimo classico da riscoprire.
L’edizione da noi considerata è:
Ugo Pirro
Le soldatesse
Feltrinelli
Certo, ci sono casi in cui gli avvenimenti (e che avvenimenti) hanno preso il sopravvento e ci sono casi in cui, pure nella tragedia, è prevalso l’aspetto più sentimentale e amoroso. Tutto vero. Ma noi preferiremmo, pur nelle evidenti contraddizioni, rimanere dalla parte di coloro che apprezzano e condividono perché gli anni di allora furono, in tutta onestà, di libertà e di prestigio.
Ugo Pirro non ha certamente lasciato un segno particolarmente significativo nella nostra letteratura (in alcuni casi non viene nemmeno citato), ma i suoi romanzi, scritti con passione e soprattutto perché totalmente vissuti, hanno un qualcosa di audacemente apprezzabile.
Intanto vediamo chi è stato Ugo Pirro. Nato nel 1920, partecipò giovanissimo alla guerra sul fronte greco, ma poi, come molti altri, alla fine della guerra rifiutò le sue passate esperienze e si dedicò al cinema e alla sceneggiature. Ed è in questo specifico settore che il nostro trovò, sul filo della memoria, un posto tra grandi di quegli anni. Fu sceneggiatore ed ideatore di registi come Fellini e De Sica, Rossellini e Zavattini. Fu consulente di attrici come la Magnani e la Mangano. E collaborò anche con registi stranieri come Martin Ritt e Victor Sklovskij. Tanto che anche in questo ambiente trovò il modo di scrivere appunti che in seguito diventarono Soltanto un nome nei titoli di testa (Einaudi) un ritratto sincero e commovente (a volte anche critico) dei felici anni sessanta del cinema italiano.
Ma veniamo a Le soldatesse. Il libro è la storia del contingente italiano in Grecia durante il periodo fascista, ma soprattutto dei rapporti dei soldati italiani con un gruppo di prostitute greche e delle loro miserie. Non abbiamo un buon inizio: le donne, apparentemente futili ed indifese, in realtà di un’intelligenza pronta e vivace, parlano di come i soldati italiani affrontano la guerra: “Voi altri… chi vi capisce? Vuoi proprio che te lo dica? Ho visto un soldato sputare sul ritratto di Mussolini ed ho visto un altro soldato sentirsene offeso tanto da schiaffeggiarlo, così in mia presenza. Che cosa buffa, eravamo tutti e tre nudi…”.
Nello stesso tempo, tra gli italiani, ma spesso anche tra le greche, c’è un legame passionale che però non può essere realizzato: “Basta. Fui sul punto di sposarla. La legge non lo permetteva, allora più che italiani eravamo ariani; e non potevamo sposare stranieri. I cappellani militari, però, disubbidivano e sposavano di nascosto italiani e greche, sfidavano la legge con la folle violenza e decisione degli antichi sacerdoti pagani”.
Da questo ritratto ne esce fuori un panorama niente affatto insincero: al di là della guerra e dei proclami fascisti, la verità del soldato italiano stava nel condurre un’esistenza che lo avrebbe portato ad una vita regolare e sposata.
Eppure queste puttane sono importanti anche in ambito strettamente guerresco. Ad un certo punto c’è uno scambio di opinioni tra soldati: “Una puttana dunque vale più di due uomini? Gridò il maggiore. “Signorsì” disse il tenente. “Le prostitute servono a tener su il morale delle truppe, fanno parte dell’armamento morale del soldato, i ribelli sono dei fuorilegge che insidiano la sicurezza dell’esercito occupante”.
Ma c’è un continua paragone (o forse semplicemente non lo è, è solo un devastante deserto di solitudine) con i soldati: “Mancava nei loro occhi il segno di quella rassegnazione che aiuta ogni uomo ad abbandonare la terra, la casa, il bestiame per obbedire alla legge che li veste da soldati”.
Non c’è soluzione al problema della convivenza. Nel viaggio di ritorno, una prostituta durante un attacco muore, un’altra, di cui si è follemente innamorato il diciannovenne Pirro, sparisce senza lasciar traccia. Restano le altre che portate al comando, vengono rifiutate perché, come prostitute, sono impresentabili: “Dì come sono?” mi chiese mentre infilava in tasca un libretto che conteneva il segreto del nostro cifrato. “Brutte” dissi con dispetto.”.
Le soldatesse è un piccolo, piccolissimo classico da riscoprire.
L’edizione da noi considerata è:
Ugo Pirro
Le soldatesse
Feltrinelli
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