RECENSIONI
Gian Luca Favetto
Le stanze di Mogador
Verdenero, Pag. 332 Euro 13,00
Come è ormai abitudine delle edizioni Verdenero, la parte finale del libro è dedicata al problema 'sociale' che sta alla base del libro stesso. E vediamo quale: Secondo una stima della Commissione Europea, ogni anno, in tutto il mondo, tra 200 e 600 grandi navi cargo (con stazza lorda superiore alle 2 mila tonnellate) vengono smantellate e smontate pezzo per pezzo (shipbreaking) per prelevare materie prime (...) Secondo le stime UE, le demolizioni, effettuate e previste, tra il 2006 e il 2015 produrranno qualcosa come 5,5 milioni di tonnellate di materiali tossici da smaltire (olii esausti, vernici, amianto, Pvc ecc.). Materiali che gli operaimaneggiano e scartano nella loro attività, e che finiscono nei loro polmoni o sono dispersi nell'ambiente.
Lo smantellamento, infatti, se compiuto senza le necessarie precauzioni, è un'attività altamente dannosa per l'ambiente e la salute degli operai, ragione per la quale – come ricorda la Commissione Europea – circa i due terzi delle navi sono demolite in paesi asiatici, africani o in piccoli porti dell'Anatolia.
Insomma, temi scottanti che, a ben guardare, meriterebbero un'attenzione particolare. Gian Luca Favetto vi ha dedicato del tempo, ma lo ha fatto a modo suo: paradossalmente non si è lasciato trascinare dal meccanismo noir dell'operazione.
Mi spiego: l'iniziativa delle edizioni Verdenero è encomiabile, perché abbina al genere poliziesco una tematica sociale di scottante attualità, ma così facendo si rischia pure di costringere la narrativa (seppur di genere, ma noi orchi sappiamo che certe differenziazioni ci stanno molto strette) entro certi recinti facilmente etichettabili.
Favetto scongiura il rischio scrivendo un nero che slitta sempre verso altri lidi: e la storia di un fotografo di Serajevo (qui, nella scelta del protagonista, l'autore mi è sembrato meno convincente) che durante un incontro notturno entra in contatto diretto (anche se permeato da un'atmosfera onirica) con la problematica di cui sopra, si fa piacere proprio per questa sorta di distanziazione narrativa. Mai è come sembra, nel senso appunto che qualcosa della trama sfugge ad un'etichettatura convenzionale.
Ci sono anche considerazioni che si lasciano apprezzare per un discorso più 'mainstream': Attraversando il mondo, ha scoperto che la maggior parte dei luoghi – per le persone che li abitano – sono uteri. E dagli uteri bisogna uscire, prima o poi. Dagli uteri bisogna venir via, salire alla vita, bisogna alzarsi, lasciare le sponde amiche e camminare. (pag.70).
Oppure ... Se quei due sono capaci di fare queste cose, pensa smarrito, allora sono anche capaci di morire. L'amore è un'ischemia, pensa, porta la morte a piccole dosi, la celebra e la imita (pag.84).
Insomma Favetto 'opera' là dove in genere lo scrittore di genere si adegua per la convinzione (sbagliata) che in certi contesti il troppo lavorare stanca.
Stolto.
di Alfredo Ronci
Lo smantellamento, infatti, se compiuto senza le necessarie precauzioni, è un'attività altamente dannosa per l'ambiente e la salute degli operai, ragione per la quale – come ricorda la Commissione Europea – circa i due terzi delle navi sono demolite in paesi asiatici, africani o in piccoli porti dell'Anatolia.
Insomma, temi scottanti che, a ben guardare, meriterebbero un'attenzione particolare. Gian Luca Favetto vi ha dedicato del tempo, ma lo ha fatto a modo suo: paradossalmente non si è lasciato trascinare dal meccanismo noir dell'operazione.
Mi spiego: l'iniziativa delle edizioni Verdenero è encomiabile, perché abbina al genere poliziesco una tematica sociale di scottante attualità, ma così facendo si rischia pure di costringere la narrativa (seppur di genere, ma noi orchi sappiamo che certe differenziazioni ci stanno molto strette) entro certi recinti facilmente etichettabili.
Favetto scongiura il rischio scrivendo un nero che slitta sempre verso altri lidi: e la storia di un fotografo di Serajevo (qui, nella scelta del protagonista, l'autore mi è sembrato meno convincente) che durante un incontro notturno entra in contatto diretto (anche se permeato da un'atmosfera onirica) con la problematica di cui sopra, si fa piacere proprio per questa sorta di distanziazione narrativa. Mai è come sembra, nel senso appunto che qualcosa della trama sfugge ad un'etichettatura convenzionale.
Ci sono anche considerazioni che si lasciano apprezzare per un discorso più 'mainstream': Attraversando il mondo, ha scoperto che la maggior parte dei luoghi – per le persone che li abitano – sono uteri. E dagli uteri bisogna uscire, prima o poi. Dagli uteri bisogna venir via, salire alla vita, bisogna alzarsi, lasciare le sponde amiche e camminare. (pag.70).
Oppure ... Se quei due sono capaci di fare queste cose, pensa smarrito, allora sono anche capaci di morire. L'amore è un'ischemia, pensa, porta la morte a piccole dosi, la celebra e la imita (pag.84).
Insomma Favetto 'opera' là dove in genere lo scrittore di genere si adegua per la convinzione (sbagliata) che in certi contesti il troppo lavorare stanca.
Stolto.
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