RECENSIONI
Joseph Sheridan Le Fanu
Lo Zio Silas
Gargoyle Books, Pag. 555 Euro 16,00
Onestamente devo dire che mai come in questa occasione la prefazione, curata da Sandro Melani, professore associato di Letteratura Inglese alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Moderne dell'Università della Tuscia, è precisa, dettagliata e competente.
Vi dirà appunto chi sia, se qualcuno ancora non lo conoscesse, Sheridan Le Fanu. Scrittore fine e calato perfettamente nei suoi tempi: forse non all'altezza di un Wilkie Collins, di una Ann Radcliffe, ma certamente onesto artigiano e 'costruttore' di atmosfere suggestive e paurose. Non è un caso che un lettore attento come Henry James, in un suo libro, The liar (tra l'altro per tanti anni mancante nella traduzione italiana), asseriva che un volume di Le Fanu non poteva mancare sul comodino da letto di una vecchia e scricchiolante casa di campagna.
Perché i temi dello scrittore irlandese, esattamente di Dublino, e in particolar modo di questo Lo Zio Silas, appartengono a quel filone che tra gli specialisti di settore viene indicato come 'sensational novel', cioè racconto, storia sotto la cui superficialità apparentemente tranquilla si nascondono figli illegittimi, parentele segrete, mariti tirannici, bigami, adulteri, pazzi e alcolizzati, si contraggono matrimoni forzati, si impongono imprigionamenti e reclusioni in dimore solitarie, si divorzia, si preparano omicidi, ricatti e frodi, si contestano testamenti...
Le Fanu deve immensamente all'arte della Radcliffe, la scrittrice che con I misteri di Udolpho aprì la strada al vero e proprio romanzo popolare (da anni dico che anche la stessa Agatha Christie doveva la sua fortuna ed il suo straordinario successo alle intuizioni della Radcliffe), ma anche al 'polpettone' storico di Walter Scott e al senso di mistero di Edgar Allan Poe (ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: in questo romanzo, che è del 1864, s'affaccia un topos della letteratura gialla, quello del delitto in una stanza ermeticamente chiusa dall'interno che sarà sfruttato dai più grandi scrittori di polizieschi e il cui maestro indiscusso, tutt'ora, rimane il mai eguagliato John Dickson Carr. 'Appunto' però che il curatore-professore di questa edizione inspiegabilmente s'è lasciato sfuggire).
La dimora (anzi, le dimore) dove alloggia la protagonista della vicenda, Maud Knolleys, figlia ed unica erede di un possidente ricco ed eccentrico signore del posto, pur non essendo un castello ricorda molto da vicino i manieri misteriosi e terribili e 'scricchiolanti', come avrebbe detto Henry James, del gotico più classico.
Manca, come già mancava quasi sempre nelle stesure della stessa Radcliffe, l'elemento paranormale, di cui tra l'altro Le Fanu era maestro nell'imbastire intrecci che mischiassero soprannaturale e realtà (a riguardo, se lo trovate, riandatevi a leggere I misteri di Padre Purcell in una vecchia edizione Oscar Mondadori). Rimane però quella sensazione di perenne attesa di un evento risolutore, che il lettore può aspettarsi da un momento all'altro e di qualsiasi origine.
Lettura intrigante e forse ideale per questo autunno/inverno alle porte. Mille volte meglio di un porta a porta (lo so, finale forzato, ma tutto sommato veritiero).
di Alfredo Ronci
Vi dirà appunto chi sia, se qualcuno ancora non lo conoscesse, Sheridan Le Fanu. Scrittore fine e calato perfettamente nei suoi tempi: forse non all'altezza di un Wilkie Collins, di una Ann Radcliffe, ma certamente onesto artigiano e 'costruttore' di atmosfere suggestive e paurose. Non è un caso che un lettore attento come Henry James, in un suo libro, The liar (tra l'altro per tanti anni mancante nella traduzione italiana), asseriva che un volume di Le Fanu non poteva mancare sul comodino da letto di una vecchia e scricchiolante casa di campagna.
Perché i temi dello scrittore irlandese, esattamente di Dublino, e in particolar modo di questo Lo Zio Silas, appartengono a quel filone che tra gli specialisti di settore viene indicato come 'sensational novel', cioè racconto, storia sotto la cui superficialità apparentemente tranquilla si nascondono figli illegittimi, parentele segrete, mariti tirannici, bigami, adulteri, pazzi e alcolizzati, si contraggono matrimoni forzati, si impongono imprigionamenti e reclusioni in dimore solitarie, si divorzia, si preparano omicidi, ricatti e frodi, si contestano testamenti...
Le Fanu deve immensamente all'arte della Radcliffe, la scrittrice che con I misteri di Udolpho aprì la strada al vero e proprio romanzo popolare (da anni dico che anche la stessa Agatha Christie doveva la sua fortuna ed il suo straordinario successo alle intuizioni della Radcliffe), ma anche al 'polpettone' storico di Walter Scott e al senso di mistero di Edgar Allan Poe (ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: in questo romanzo, che è del 1864, s'affaccia un topos della letteratura gialla, quello del delitto in una stanza ermeticamente chiusa dall'interno che sarà sfruttato dai più grandi scrittori di polizieschi e il cui maestro indiscusso, tutt'ora, rimane il mai eguagliato John Dickson Carr. 'Appunto' però che il curatore-professore di questa edizione inspiegabilmente s'è lasciato sfuggire).
La dimora (anzi, le dimore) dove alloggia la protagonista della vicenda, Maud Knolleys, figlia ed unica erede di un possidente ricco ed eccentrico signore del posto, pur non essendo un castello ricorda molto da vicino i manieri misteriosi e terribili e 'scricchiolanti', come avrebbe detto Henry James, del gotico più classico.
Manca, come già mancava quasi sempre nelle stesure della stessa Radcliffe, l'elemento paranormale, di cui tra l'altro Le Fanu era maestro nell'imbastire intrecci che mischiassero soprannaturale e realtà (a riguardo, se lo trovate, riandatevi a leggere I misteri di Padre Purcell in una vecchia edizione Oscar Mondadori). Rimane però quella sensazione di perenne attesa di un evento risolutore, che il lettore può aspettarsi da un momento all'altro e di qualsiasi origine.
Lettura intrigante e forse ideale per questo autunno/inverno alle porte. Mille volte meglio di un porta a porta (lo so, finale forzato, ma tutto sommato veritiero).
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