RECENSIONI
Fabio Zuffanti
O casta musica (pamphlet ribelle contro la 'Malamusica')
Volo libero, Pag. 166 Euro 12,00
Si legge: Questo è un libro ingenuo. Molto ingenuo. Ve ne sarete resi ancor più conto ora che siete arrivati alla fine di questa prima parte. Ingenuo perché è basato sulla semplicità dell'indignazione e non offre molte risposte ai problemi che ho elencato.
Il perché l'ho spiegato, mi interessa maggiormente porre domande che fornire risposte... E poi, parliamoci chiaro, io di risposte vere e proprie purtroppo non ne ho, se non quei piccoli suggerimenti che ho cercato di trasmettere.
Sì, libro ingenuo e scritto pure da cani. Con qualche errore da matita blu (rimandato a settembre in italiano)... ma forse le imprecisioni dipendono anche (oltre che da un cattivo editing) dalla 'forza' dello sdegno.
Fabio Zuffanti, che le note biografiche ci dicono sia musicista con esperienza più che ventennale, si pone domande che equivalgono praticamente a: Dio esiste?
Cioè: ma perché in Italia non ci sono artisti che si evolvono musicalmente? (Questione secondo me posta male e a cui non è possibile rispondere correttamente)
Perché siamo sommersi da 'immondizie musicali' (Battiato – 'Bandiera Bianca') e le radio di regime trasmettono sempre le stesse cose?
Distanziarsi da questa solfa vuol dire essere emarginati socialmente e musicalmente?
Ma perché le scuole di musica fanno schifo e i giornalisti di settore, tranne rare eccezioni, sono da affogare nel lago di Costanza? (Un lago come un altro).
Perché gli artisti seri e coerenti passano, per il volgo, per essere sistematicamente etichettati come intellettuali?
E' giusto che Vasco Rossi, Ligabue o Marco Mengoni facciano tutti 'sti soldi?
Se qualcuno dovesse provare a rispondere a tutti i quesiti può sin da ora aspirare al trono celeste, gli altri rimangono come il sottoscritto e, tutto sommato, come l'autore... un pochino frustrati.
La seconda parte del libro è costituita da interviste a esperti di settore (dj, giornalisti), ad artisti (Finardi), ad intellettuali (?) (Labranca) e puranche a venditori di dischi.
Tutti insieme nel tentativo di rispondere a domande le cui risposte meritano il trono celeste e pure la benedizione post-mortem dalla madre Teresa da Calcutta ormai defunta.
Si apprezza del testo la vena sinceramente ed ingenuamente provocatoria (ma per cortesia Zuffanti, lasci perdere Amy Winehouse, temo che non l'abbia proprio capita); meno lo stile e l'italiano approssimativo e pieno di luoghi comuni.
Siamo nella media?
di Alfredo Ronci
Il perché l'ho spiegato, mi interessa maggiormente porre domande che fornire risposte... E poi, parliamoci chiaro, io di risposte vere e proprie purtroppo non ne ho, se non quei piccoli suggerimenti che ho cercato di trasmettere.
Sì, libro ingenuo e scritto pure da cani. Con qualche errore da matita blu (rimandato a settembre in italiano)... ma forse le imprecisioni dipendono anche (oltre che da un cattivo editing) dalla 'forza' dello sdegno.
Fabio Zuffanti, che le note biografiche ci dicono sia musicista con esperienza più che ventennale, si pone domande che equivalgono praticamente a: Dio esiste?
Cioè: ma perché in Italia non ci sono artisti che si evolvono musicalmente? (Questione secondo me posta male e a cui non è possibile rispondere correttamente)
Perché siamo sommersi da 'immondizie musicali' (Battiato – 'Bandiera Bianca') e le radio di regime trasmettono sempre le stesse cose?
Distanziarsi da questa solfa vuol dire essere emarginati socialmente e musicalmente?
Ma perché le scuole di musica fanno schifo e i giornalisti di settore, tranne rare eccezioni, sono da affogare nel lago di Costanza? (Un lago come un altro).
Perché gli artisti seri e coerenti passano, per il volgo, per essere sistematicamente etichettati come intellettuali?
E' giusto che Vasco Rossi, Ligabue o Marco Mengoni facciano tutti 'sti soldi?
Se qualcuno dovesse provare a rispondere a tutti i quesiti può sin da ora aspirare al trono celeste, gli altri rimangono come il sottoscritto e, tutto sommato, come l'autore... un pochino frustrati.
La seconda parte del libro è costituita da interviste a esperti di settore (dj, giornalisti), ad artisti (Finardi), ad intellettuali (?) (Labranca) e puranche a venditori di dischi.
Tutti insieme nel tentativo di rispondere a domande le cui risposte meritano il trono celeste e pure la benedizione post-mortem dalla madre Teresa da Calcutta ormai defunta.
Si apprezza del testo la vena sinceramente ed ingenuamente provocatoria (ma per cortesia Zuffanti, lasci perdere Amy Winehouse, temo che non l'abbia proprio capita); meno lo stile e l'italiano approssimativo e pieno di luoghi comuni.
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