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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Ted Benoit e Francois Ayroles

Playback di Raymond Chandler

Edizioni BD, Pag. 121 Euro 14.00
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La prima volta che Raymond Chandler propose la sceneggiatura originale di Playback al suo agente hollywoodiano nel 1944, la definì come la storia di "una giovane donna che agisce da catalizzatore su un gruppo di persone che, senza di lei, avrebbero continuato a vivere come se niente fosse".

Già a partire da questa nota critica contenuta nell'introduzione della graphic novel disegnata da Benoit&Ayroles si resta affascinati. O almeno, lo sono rimasta io. Il fatto che la vita sarebbe qualcosa di assolutamente diverso se non fosse per un qualche avvenimento che la sposta su un binario temporale parallelo, è un concetto talmente coinvolgente che non bastano poche ore al giorno di immobilità mentale per dipanarlo. A volte mi perdo nel gioco del ripercorrere all'indietro dei gesti, anche i più insignificanti, e a procedere a ritroso non si può credere quanto impercettibili spostamenti modifichino le azioni di un numero davvero impressionante di persone.

Betty Mayfield è giovane, bella e misteriosa. Una protagonista ideale. Attorno a lei volano falene impazzite, incantate da tanta fulgida luce. Sanno tutte che il minimo che rischiano è di restare scottati. Eppure non possono evitarsi il contatto con l'oggetto concupito. C'è il perdigiorno mascalzone che in lei riconosce la futura preda, ma sta già con un piede nella trappola che si è teso da sé. C'è la ricca e algida innamorata del fannullone e quindi pericolosamente gelosa. C'è un gentiluomo prestante con un passato da insabbiare che però non smette di portare a galla con noncuranza e cinismo, per nascondere agli occhi altrui mostrando. E poi c'è l'ispettore innamorato e confuso che alla domanda su come se la cavi durante l'interrogatorio della bella risponde amabilmente: A meraviglia. Ogni volta che la signorina Mayfield apre bocca ne so un po' meno di prima. E poi un corollario di personaggi che si affastellano intorno alla bella tentando invano di averla o di imprigionarla, che poi è lo stesso.

Ma lei è uccel di bosco sfuggente e arguta, con la risposta sempre pronta. E il Fato è un segugio accanito che ama la caccia.

Però per un destino che insegue ce n'è sempre uno pronto a predente il suo posto, come si diceva all'inizio. Chiarificatrice è la frase che Clark Brandon da in risposta al seccato "ve l'ho già detto" che Betty oppone ottusamente alle proposte del tentatore: Capisco. Ma se dovessimo sempre attenerci a quanto abbiamo già detto, non vivremmo più.

La riscrittura è essenziale nel percorso che la sceneggiatura di Chandler (mai realizzata in film) crea. Niente è dato una volta per tutte e anche una storia che sembra già scritta con profusione di particolari può essere cancellata come se fosse su sabbia del bagnasciuga, e poi riscritta e poi spazzata via e inventata di nuovo.

Altra nota affascinante di questo noir abilmente rappresentato in una Vancouver piovosa e cupa è la presenza di più eroi. Ogni eroe della storia ha una dote innegabile e una altrettanto pervicace debolezza, che nella maggior parte dei casi si può chiamare bisogno di essere amati. E si capisce qui che proprio questa necessità rende fragili e leggeri come foglie autunnali al vento. Nessuno può dirsi veramente salvo finché resta aggrappato a incertezze terrene e insicurezze crepuscolari. La conclusione è amara per tutti. I morti sono morti, alcuni inutilmente e meschinamente, altri in modo nobile ma non meno inservibile, i vivi restano intrappolati in un'amarezza data dalla consapevolezza di aver mancato. E che si sia mancato il bersaglio di una vita o che si sia persa la preda a lungo rincorsa a vincere è solo il Fato che resta a vedere le proprie gesta sempre diverse, ma sempre cruciali.





di Enrica Murru


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