RECENSIONI
Francisco González Ledesma
Soldados
Meridiano Zero, Pag. 256 Euro 14,00
Soldados è la trasfigurazione del destino tragico d'una generazione non sconfitta, ma scavalcata e irrimediabilmente superata: tre maturi personaggi - un avvocato di destra, un ex militante del partito comunista, un imprenditore in crisi economica - nati nell'acerba e fiduciosa Spagna pre-franchista, reduci dalle ombre e dai guasti del regime, invariabilmente fuori posto nella nazione nuova, incrociano i loro destini. Tessitore delle trame è González Ledesma, scrittore classe 1927, abile dialogista, narratore visivo e discretamente cinematografico: indagatore dei contrasti e delle ombre della psiche dei personaggi principali, sembra voler creare un'allegoria della Spagna nuova nel personaggio femminile: una figura comprimaria di lusso. È una suora che ha finito per prostituirsi, per combattere altre miserie; e ha difeso come ha potuto la sua verginità, negandosi a chi voleva possederla sin quando è stato possibile. È la figlia di Pepe Collar, l'imprenditore sessantenne che sta per chiudere baracca, e sprofondare forse nella povertà (come il vecchio regime.): rifiuta la sconfitta, e si batte per evitare il tracollo. Intanto, sente il tempo come una cosa liquida nelle sue mani, che va perdendo goccia a goccia (p. 53); e nemmeno sospetta quel che sta succedendo a sua figlia.
Come va la Spagna filtrata dalla giovane donna? È avvolta da una luce irreale e smorta, nelle prime battute. E la ragazza ha uno sguardo grigio e irreale. Infine, la luce diventa meschina. Questo è l'incipit del romanzo. La purezza è finita in un bordello, cerca di preservarsi a dispetto di tutto. Forse a Ledesma serviva - come nella tragedia greca - il sacrificio di qualche figura simbolica per riequilibrare il destino dei suoi concittadini: un passaggio di consegne lineare e placido non poteva essere nelle cose. E naturalmente la realtà storica non è stata dissimile, soltanto più cruda e fredda. La povertà e la fame sono così difficili da raccontare: l'atrocità e la sofferenza non hanno parole adatte, solo immagini. Metafore. Il lessico non è mai abbastanza spoglio.
Così, pure volendo momentaneamente accantonare la congettura della ragazza come emblema della condizione e delle sorti della nazione (oppure: della sua compromessa innocenza) rimangono le oscure sorti dei personaggi, Soldados di una guerra che non combatte più nessuno: idealista l'uno, Marcos, senza più fede nel partito - il non più clandestino e omicida partito comunista - e morboso il secondo, Esteban l'avvocato, confuso dalla vicenda di violenza e morte in cui suo figlio (la Repubblica?) sta per cacciarsi, forse non del tutto volontariamente: vicenda che accidentalmente intercetta e decide lui stesso.
Esteban, Pepe e Marcos vivono nel passato e nelle memorie: il presente è una deviazione cupa. Questa deviazione cupa Ledesma narra, tra Madrid e Barcellona, senza escludere colpi di scena, fatalità, rivelazioni inattese e un paio di personaggi laterali interessanti (una giovane tossicodipendente, sboccata e lasciva, e l'ombra di uno scrittore: invitiamo gli psicanalisti e i biografi alla lettura del suo rapporto con il vecchio imprenditore). Si rimane in attesa di uno spiraglio di luce, ma l'unica luce sembra essere che la vita - per altri - è appena iniziata.
L'opera, pubblicata in Italia da Meridiano Zero nel 1999, torna in libreria a circa dieci anni di distanza: una buona occasione per apprezzare il respiro della narrazione di uno scrittore dal chiaro mestiere e dalle non adeguatamente esplorate ambizioni paradigmatiche; chi apprezza i noir si godrà un buon libro di genere, chi cerca una lettura atipica della Spagna degli anni Ottanta rimarrà sicuramente sedotto dalla potenza simbolica del romanzo. Piacevole conferma per i primi, piacevole sorpresa per i secondi.
di Gianfranco Franchi
Come va la Spagna filtrata dalla giovane donna? È avvolta da una luce irreale e smorta, nelle prime battute. E la ragazza ha uno sguardo grigio e irreale. Infine, la luce diventa meschina. Questo è l'incipit del romanzo. La purezza è finita in un bordello, cerca di preservarsi a dispetto di tutto. Forse a Ledesma serviva - come nella tragedia greca - il sacrificio di qualche figura simbolica per riequilibrare il destino dei suoi concittadini: un passaggio di consegne lineare e placido non poteva essere nelle cose. E naturalmente la realtà storica non è stata dissimile, soltanto più cruda e fredda. La povertà e la fame sono così difficili da raccontare: l'atrocità e la sofferenza non hanno parole adatte, solo immagini. Metafore. Il lessico non è mai abbastanza spoglio.
Così, pure volendo momentaneamente accantonare la congettura della ragazza come emblema della condizione e delle sorti della nazione (oppure: della sua compromessa innocenza) rimangono le oscure sorti dei personaggi, Soldados di una guerra che non combatte più nessuno: idealista l'uno, Marcos, senza più fede nel partito - il non più clandestino e omicida partito comunista - e morboso il secondo, Esteban l'avvocato, confuso dalla vicenda di violenza e morte in cui suo figlio (la Repubblica?) sta per cacciarsi, forse non del tutto volontariamente: vicenda che accidentalmente intercetta e decide lui stesso.
Esteban, Pepe e Marcos vivono nel passato e nelle memorie: il presente è una deviazione cupa. Questa deviazione cupa Ledesma narra, tra Madrid e Barcellona, senza escludere colpi di scena, fatalità, rivelazioni inattese e un paio di personaggi laterali interessanti (una giovane tossicodipendente, sboccata e lasciva, e l'ombra di uno scrittore: invitiamo gli psicanalisti e i biografi alla lettura del suo rapporto con il vecchio imprenditore). Si rimane in attesa di uno spiraglio di luce, ma l'unica luce sembra essere che la vita - per altri - è appena iniziata.
L'opera, pubblicata in Italia da Meridiano Zero nel 1999, torna in libreria a circa dieci anni di distanza: una buona occasione per apprezzare il respiro della narrazione di uno scrittore dal chiaro mestiere e dalle non adeguatamente esplorate ambizioni paradigmatiche; chi apprezza i noir si godrà un buon libro di genere, chi cerca una lettura atipica della Spagna degli anni Ottanta rimarrà sicuramente sedotto dalla potenza simbolica del romanzo. Piacevole conferma per i primi, piacevole sorpresa per i secondi.
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Giano editore, Pag. 400 Euro 13,90Ha superato gli ottanta lo scrittore catalano Francisco González Ledesma (ci si stava avvicinando al momento della pubblicazione di questo libro, Il peccato, ora in traduzione per Giano editore, traduzione di Paola Tomasinelli). Riesce a essere incisivo, amabilmente tagliente sessant'anni dopo Tiempo de venganza con il quale a 21 anni si aggiudicò un importante premio letterario internazionale.
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