RECENSIONI
Domenico Starnone
Spavento
Einaudi, Pag. 290 Euro 20,00
Sulla terza età s'è detto tanto. Scriveva Simone De Beauvoir nel suo La terza età (Einaudi): la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. È proprio il motivo che mi ha indotto a scrivere queste pagine. Ho voluto descrivere la condizione di questi paria e il loro modo di vivere, ho voluto fare ascoltare la loro voce: saremo costretti a riconoscere che si tratta di una voce umana. Si comprenderà allora che la sorte infelice loro riservata denuncia il fallimento dell'intero nostro sistema sociale: é impossibile conciliarla con la morale umanista professata dalle classi egemoni... Ecco perché bisogna rompere una congiura del silenzio. Chiedo ai lettori di aiutarmi in questa battaglia.
Tempo fa ci siamo interessati a due bei romanzi, simili e nello stesso tempo distanti: L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini, dove l'autore insisteva anche sull'aspetto più strettamente fisiologico e fisico (La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48) e Biglietto scaduto di Roman Gary dove lo scrittore francese comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Ora ci si mette Starnone. E come ci si mette! Spavento(so). Cioè romanzo di una noia spaventosa. E dispiace dirlo, perché l'autore ci è piaciuto in passato. Ma questo romanzo supera ogni più triste aspettativa. Plot scontatissimo: si comincia con un uomo di sessantanove anni, Pietro, che ha problemi di disillusione e di vescica (Il bisogno vero dei corpi, mi dissi, belli e brutti, grossi e sottili, non è preservarsi, ma sperperarsi, e anzi la cura di sé, la stessa buona forma, sono un'ascesi finalizzata a scialare meglio). E fin qui bene, potremmo anche starci, perché effettivamente la gioventù d'oggi è in questo modo che sciala le proprie potenzialità.
Ma poi si continua con lo scrittore (che è quello che scrive la storia di Pietro con problemi di vescica) che s'ammala pure lui e in ospedale se la vede con un altro 'anziano' che sembra sul punto di non farcela e invece se la fa con una molto più giovane di lui.
Tra queste 'vicende' una sequela ininterrotta di considerazione sulla vecchiaia e sul perché in fondo non la si accetta (Walter Siti già ai tempi di Scuola di nudo affrontava il declino del corpo): Disgustarsi del proprio corpo è un esercizio necessario, richiede disciplina. Bisogna imparare a sentirlo definitivamente consumato, imbruttito, impresentabile. Bisogna respingere la tentazione di migliorarsi per vanità o per buona creanza o anche solo per pietà verso se stessi. Che laida sciocchezza è la chirurgia plastica... (pag.138-39).
Non si sfugge, il tenore del romanzo è questo: Spavento(so).
M'ha messo Spavento terminarlo. E infatti non l'ho finito di leggere. Ci mancherebbe altro.
P.S. Ma che male ho fatto a sorbirmi tutti questi tristi ed insulsi romanzi? Ma che palle!
di Alfredo Ronci
Tempo fa ci siamo interessati a due bei romanzi, simili e nello stesso tempo distanti: L'età estrema (Sellerio – titolo di per sé già esaustivo) del professor Romano Luperini, dove l'autore insisteva anche sull'aspetto più strettamente fisiologico e fisico (La vecchiaia è quest'appendice in fondo al ventre. Un involto nei pantaloni, un ingombro rattrappito sul legno della panchina (pag. 11). Questo cazzo che non è capace più nemmeno di pisciare (Pag. 25) Ecco la pancia, tonda, è una protuberanza grossa, grossolana, grottesca, sta lì nel centro del corpo e mi gonfia, mi sforma i fianchi se mi metto di profilo, mi deforma. E poi, se abbasso la testa sul mento, chiazze vizze di pelle e di carne sgualcita che si allargano sotto, che ricascano sul collo...(Pag. 48) e Biglietto scaduto di Roman Gary dove lo scrittore francese comincia a riflettere sulla paura del declino fisico e sull'impossibilità di soddisfare la partner dal punto di vista strettamente sessuale (Quali sono le sue attuali capacità?/ Una o due volte alla settimana... con tranquillità di spirito. Oltre.../ Oltre?/ E' l'ignoto).
Ora ci si mette Starnone. E come ci si mette! Spavento(so). Cioè romanzo di una noia spaventosa. E dispiace dirlo, perché l'autore ci è piaciuto in passato. Ma questo romanzo supera ogni più triste aspettativa. Plot scontatissimo: si comincia con un uomo di sessantanove anni, Pietro, che ha problemi di disillusione e di vescica (Il bisogno vero dei corpi, mi dissi, belli e brutti, grossi e sottili, non è preservarsi, ma sperperarsi, e anzi la cura di sé, la stessa buona forma, sono un'ascesi finalizzata a scialare meglio). E fin qui bene, potremmo anche starci, perché effettivamente la gioventù d'oggi è in questo modo che sciala le proprie potenzialità.
Ma poi si continua con lo scrittore (che è quello che scrive la storia di Pietro con problemi di vescica) che s'ammala pure lui e in ospedale se la vede con un altro 'anziano' che sembra sul punto di non farcela e invece se la fa con una molto più giovane di lui.
Tra queste 'vicende' una sequela ininterrotta di considerazione sulla vecchiaia e sul perché in fondo non la si accetta (Walter Siti già ai tempi di Scuola di nudo affrontava il declino del corpo): Disgustarsi del proprio corpo è un esercizio necessario, richiede disciplina. Bisogna imparare a sentirlo definitivamente consumato, imbruttito, impresentabile. Bisogna respingere la tentazione di migliorarsi per vanità o per buona creanza o anche solo per pietà verso se stessi. Che laida sciocchezza è la chirurgia plastica... (pag.138-39).
Non si sfugge, il tenore del romanzo è questo: Spavento(so).
M'ha messo Spavento terminarlo. E infatti non l'ho finito di leggere. Ci mancherebbe altro.
P.S. Ma che male ho fatto a sorbirmi tutti questi tristi ed insulsi romanzi? Ma che palle!
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