RECENSIONI
Patrick Suskind
Sull'amore sulla morte
Longanesi, Pag.74 Euro 9,60
"...è noto che i poeti scrivono non su ciò che conoscono bene, bensì su ciò che non conoscono bene, e questo per motivi che ancora una volta non conoscono bene, ma che vogliono assolutamente conoscere molto bene."
Con questo folgorante biglietto da visita si annuncia fin dalla prima pagina il saggio di Suskind, ormai universalmente noto come l'Autore de Il Profumo. E' un piacere leggere qualcosa di così allegramente spregiudicato, espresso da una cultura profonda, ma libero da ogni barbogio paludamento, anzi radicato nel presente (il presente dei clacson e delle gomme da masticare, con la sua buona dose di barbarie e volgarità), che l'Autore guarda con il suo occhio acutamente satirico senza rimpianti, confortato solo dalla gioia del suo guardare. Con ritmo leggero passa dall'aneddoto al mito, alla citazione filosofica, al richiamo letterario, per esplorare senza pretese ma con grande vivacità intellettuale i due eterni misteri della vita umana, così opposti eppure così intimamente connessi.
Che l'amore sia una malattia perniciosa o una sorta di follia suscitata dalla tensione verso la perfezione e il divino, l'Autore nota comunque come vi si manifesti "una buona dose di stupidità". Ci invita a osservare la vacuità dello sguardo di un innamorato per capire che "... lo spirito, l'intelligenza, la prontezza, la curiosità e l'attenzione che possedeva un tempo sono spariti. E' rimasta l'espressione della più nuda stoltezza, come nello sguardo dell'illuminato che crede di vedere la divinità. Del resto questo fenomeno dell'istupidimento causato dall'amore non si limita alle varietà del gioco amoroso colorato di sessualità. Lo troviamo del pari frequente nell'amore quasi morboso dei genitori per i loro figli fisicamente sfortunati, nell'amore spirituale delle suore per il loro sposo celeste, per non parlare poi dell'amore rituale del suddito per la patria o per l'amato Fuhrer. L'amore comporta sempre la perdita della ragione, l'abbandono di sé e la condizione di debolezza che ne deriva. Nei casi migliori il risultato è il ridicolo, nel caso peggiore la catastrofe politica mondiale." Dopo aver illustrato gli effetti dell'amore con gustosi aneddoti ed aver disquisito sulla sua natura, passa a considerare i rapporti fra l'amore e la morte, riferendosi fra l'altro all'approccio saggiamente letterario di Goethe e a quello geniale, ma follemente suicida, di Kleist Prendendo poi in considerazione i tentativi di sconfiggere la morte, approda infine ad un confronto fra le imprese di Gesù e quelle di Orfeo, con una netta predilezione per quest'ultimo: più umano, più ingenuo, e in definitiva meno incline ad operazioni di propaganda. Lasciatemelo dire: in questi tempi di superstizione e di incombente oscurantismo, un po' di dissacrante sincerità è un vero tonico per il cuore.
di Giovanna Repetto
Con questo folgorante biglietto da visita si annuncia fin dalla prima pagina il saggio di Suskind, ormai universalmente noto come l'Autore de Il Profumo. E' un piacere leggere qualcosa di così allegramente spregiudicato, espresso da una cultura profonda, ma libero da ogni barbogio paludamento, anzi radicato nel presente (il presente dei clacson e delle gomme da masticare, con la sua buona dose di barbarie e volgarità), che l'Autore guarda con il suo occhio acutamente satirico senza rimpianti, confortato solo dalla gioia del suo guardare. Con ritmo leggero passa dall'aneddoto al mito, alla citazione filosofica, al richiamo letterario, per esplorare senza pretese ma con grande vivacità intellettuale i due eterni misteri della vita umana, così opposti eppure così intimamente connessi.
Che l'amore sia una malattia perniciosa o una sorta di follia suscitata dalla tensione verso la perfezione e il divino, l'Autore nota comunque come vi si manifesti "una buona dose di stupidità". Ci invita a osservare la vacuità dello sguardo di un innamorato per capire che "... lo spirito, l'intelligenza, la prontezza, la curiosità e l'attenzione che possedeva un tempo sono spariti. E' rimasta l'espressione della più nuda stoltezza, come nello sguardo dell'illuminato che crede di vedere la divinità. Del resto questo fenomeno dell'istupidimento causato dall'amore non si limita alle varietà del gioco amoroso colorato di sessualità. Lo troviamo del pari frequente nell'amore quasi morboso dei genitori per i loro figli fisicamente sfortunati, nell'amore spirituale delle suore per il loro sposo celeste, per non parlare poi dell'amore rituale del suddito per la patria o per l'amato Fuhrer. L'amore comporta sempre la perdita della ragione, l'abbandono di sé e la condizione di debolezza che ne deriva. Nei casi migliori il risultato è il ridicolo, nel caso peggiore la catastrofe politica mondiale." Dopo aver illustrato gli effetti dell'amore con gustosi aneddoti ed aver disquisito sulla sua natura, passa a considerare i rapporti fra l'amore e la morte, riferendosi fra l'altro all'approccio saggiamente letterario di Goethe e a quello geniale, ma follemente suicida, di Kleist Prendendo poi in considerazione i tentativi di sconfiggere la morte, approda infine ad un confronto fra le imprese di Gesù e quelle di Orfeo, con una netta predilezione per quest'ultimo: più umano, più ingenuo, e in definitiva meno incline ad operazioni di propaganda. Lasciatemelo dire: in questi tempi di superstizione e di incombente oscurantismo, un po' di dissacrante sincerità è un vero tonico per il cuore.
di Giovanna Repetto
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