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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Franco Pezzini, Angelica Tintori

The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo.

Gargoyle books, Pag.695 Euro 19,00
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La domanda sorge sempre spontanea: ma perché il mito di Dracula non passa mai di moda? La risposta potrei averla, ma prendetela col beneficio del dubbio. Perché è un 'eroe' adatto a tutte le stagioni e a tutte le problematiche. Tanto per dirne una (ma anche due e tre): nel 1931 il leggendario film Dracula di Tod Browning risollevò le sorti della Universal, mentre la bufera finanziaria col crack di Wall Street del '29 non era ancora passata... e si diceva che la pellicola possedeva la facoltà di dare una forma visibile alle ombre (e che ombre!). Il Dracula di Bram Stoker di Coppola, proprio perché 'cadeva' nel 1992, e in qualche modo sorta di sequel artistico delle ossessioni post-Vietnam dell'autore, ha suggerito a qualcuno che sia il Kurtz di Marlon Brando in Apocalypse Now che Dracula si configurano come due titani negativi e sanguinari, demoni rinchiusi in fortezze inaccessibili, per i quali la morte assurge a momento di liberazione da un orrore cosmico. (pag.318).

Per non parlare del neppur tanto velato riferimento alla questione dell'Aids: Anche qui Stoker ed eventuali accenni alla sifilide, della quale egli forse soffriva, non appaiono estranei: Dracula porta con sé l'infezione nell'intreccio di sesso e sangue.

Insomma il Vampiro per eccellenza come il prezzolo, o come il cacio sui maccaroni.

Ma il presente volume non è un saggio psicanalitico, tutt'altro (anche se la figura si presta a miliardi di interpretazioni psicanalitiche). E' un bel 'tomone' sull'aspetto più ludico del personaggio: quello che lo ha visto 'deus ex machina' di centinaia e centinaia di pellicole e di serial televisi.

Se il comune mortale (che appunto non è vampiro) si barcamena con quei quattro/cinque titoli più classici (ne abbiamo già citati due, ma aggiungerei il Dracula di Fisher dei primi anni cinquanta e i due Nosferatu, quello di Murnau del 1922 e quello di Herzog del 1978), gli autori invece si prendono la briga di sfruculiare nei recessi più polverosi dei magazzini e dell'immaginario della celluloide più sfrenato per segnalarci anche immaginifiche avventure come Le messe nere della contessa Dracula, prodotto tedesco-spagnolo del 1970, Dracula Istanbulda (Dracula a Istanbul), film turco del 1952, Dracula contro Frankenstein del mitico Jesus (Jess) Franco (ma noi italiani potremmo mai dimenticare Fracchia contro Dracula con l'insuperabile Paolo Villaggio ed il brillantissimo ed inaspettato Edmund Purdom?). Insomma, senza fare un elenco noioso ed inutile delle innumerevoli facezie filmiche del saggio ci basti dire che se qualcuno avesse voglia di fare un'abluzione nelle acque della cinematografia di genere più schietta e affascinante non può che immergersi nella lettura di questo brillante e suggestivo libro.

Rimane una considerazione da fare: se è vero che il mito di Dracula trova alimento e sangue (mi sembra più che mai appropriato!) nei momenti di particolare crisi, cosa dovremmo aspettarci, visto l'andazzo delle cose, nei prossimi anni? Che qualche regista marpione e in vena di scherzi ci proponga magari un Dracula contro Marcegaglia, Nosferatu contro gli ultimi comunisti o addirittura Berlusconi l'immortale scopatore contro il Vampiro?





di Alfredo Ronci


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