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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un modus vivendi che pesa: “Dalla parte di lei” di Alba De Cespedes.

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Non possiamo immaginare quali siano state le intenzioni della Mondadori di ripubblicare un’edizione, peraltro cortesemente introdotta da Melania Mazzucco, del romanzo della de Cespedes. Forse per via di elementi che portano i lettori a confrontarsi, anche duramente, con l’oggi e la situazione sociale della donna, ma capovolti?
Come disse la stessa autrice “Questo libro è la storia di un grande amore e di un delitto”, delitto però, ecco la situazione capovolta, eseguito da una donna nei confronti di un uomo.
Dalla parte di lei apparve il libreria nel 1949, dopo che la de Cespedes aveva diretto, e poi concluso, la rivista “Mercurio”. Risiedeva negli Stati Uniti, ma benché convinta della bontà del romanzo, pur non arrivando al successo della sua opera prima, realizzata quando la scrittrice aveva ventisette anni, e cioè Nessuno torna indietro, non riuscì a seguire fino in fondo le sorti editoriale della storia.
Qualcuno ha definito Dalla parte di lei la rivincita di Madame Bovary, forse nascondendo il senso più puro dell’opera. Credo si tratti, nella sua lunga esposizione, di un formidabile ritratto di donna attuale e battagliera che pur non disconoscendo i fattori primari del suo esistere, capovolge addirittura gli esiti del suo vivere e ci regala, pur nell’aspetto tragico della vicenda, una fine rigorosa della storia.
Mi preme sottolineare un punto: si tolgano dall’impiccio i lettori che non disconoscendo gli elementi che accompagnano gli avvenimenti raccontati, poi si schierano dalla parte di una convenzione sociale ben definita e alla fine abbassano la loro attenzione non solo letteraria, ma anche storica.
Gli episodi che sono definiti in questo passato non appartengono ad una donna, ma alla donna e alla ricerca di una vivibilità certa ed adeguata. Per carità Dalla parte di lei è un romanzo femminista. In più parti si legge di una necessità elaborata di giustizia (es: “Non ritengo giusto, ad esempio, che un tribunale composto esclusivamente di uomini decida se una donna è colpevole o no. Poiché se esiste una morale comune che vale per gli uomini e per le donne, e alla quale è consuetudine attenersi, come potrà mai un uomo comprendere veramente le sottili ragioni che conducono una donna all’entusiasmo o alla disperazione e che sono connatura in lei, tutt’uno con lei, dal suo nascere?”) ma ancora di più l’arruolarsi in una continuità che non tralascia di fondo alcunché. E ripetiamo quello che scrisse la de Cespedes a proposito del romanzo… “Questo libro è la storia di un grande amore…”.
Non vedo, come ha voluto intendere la Mazzucco, nella sua precisa e dettagliata introduzione, un audace esperimento di contaminazione di generi del romanzo. Francamente la storia è talmente lineare e precisa che mi sembrano questi dettagli assolutamente impressionanti, ma solo per dare un esito straordinario al tutto. Dalla parte di lei non ha bisogno di questi mezzi perché si esalti la sua grandezza. Sullo sfondo della guerra (guerra che noi sappiamo cos’è stata ma che nella penna della de Cespedes diventa solo un’esperienza più tragica della sua condizione… per non parlare di Mussolini, che non viene mai nominato, nonostante sia il centro di tutto) e della lotta partigiana, la scrittrice compone un romanzo stupefacente per la varietà delle situazioni. Un sofisticato gioco di specchi nel quale emerge la condizione di una donna alle prese non soltanto con la sua condizione di emarginata, ma soprattutto nella sua condizione di donna ribelle.
Davvero in Dalla parte di lei c’è praticamente tutto: ci sono le vicende di una donna mai resa, ci sono i motivi di una tragedia interiore a volte avvilente (il suicidio della madre di Alessandra, l’eroina del romanzo), c’è l’impossibile rapporto tra il padre e la protagonista, c’è la questione femminile e il rapporto sentimentale con Francesco, professore antifascista, che poi finirà nella tragedia, ci sono gli aspetti più crudi di una guerra (anche se spogliati da certe caratteristiche), come quando Alessandra ricorda la sua amica ebrea e la bambina che piangeva mentre veniva trascinato via, ma c’è soprattutto l’intenzione di una donna di non dividersi totalmente con l’uomo.
Il 1949 è un anno significativo per la letteratura: escono contemporaneamente La bella estate di Cesare Pavese, Un eroe del nostro tempo di Vasco Pratolini, L’Agnese va a morire di Renata Viganò, Le donne di Messina di Elio Vittorini (non dimenticando che appena un anno prima Elsa Morante pubblicava Menzogna e sortilegio). Siamo in ambito strettamente neo-realista, ma nella de Cespedes vi è qualcosa di ancora più profondo e provato: il sentirsi, nonostante tutto, presa in un labirinto di sensazioni che la attanagliano e che pur approvando certe lotte femminili del nostro paese, la allontanano da una sensazione di libertà, ancor prima che politica, morale.


L’edizione da noi considerata è:

Alba de Cespedes
Dalla parte di lei
Oscar Mondadori



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