CLASSICI
Ettore Maggi
Un perfetto avventuriero: “I fiumi scendevano a Oriente” di Leonard Clark.
Leonard Clark aveva lo stesso cognome di uno dei due esploratori che nel 1804 condussero una celebre spedizione finanziata dal giovanissimo governo degli USA, nato dalla recenteguerra d’indipendenza con la corona britannica. Partendo da St. Louis, raggiunse la costadel Pacifico, e iniziando di fatto l'epica (e tragica, come tutte le epopee) corsa verso l'Ovest(il Far West).
Con un nome così, poteva non passare alla storia come un famoso esploratore? D'altrondepare che anche suo padre fosse un esploratore, che introdusse la renna dall'Islandaall'Alaska. John W. Clark, commerciante a Nushagak, primo americano a descrivere il lagoche prese poi il suo nome, per conto di una spedizione finanziata da una rivista nel 1891.
Pare? Già, pare, perché nonostante sia stato un autore di best sellers negli anni Cinquanta(oltre a questo, che ebbe un grande successo, The Marching Wind e A wanderer till I die)attualmente si trovano pochissime notizie su di lui.
La pagina Wikipedia inglese riporta che nacque il 6 gennaio 1907 (altri siti riportano il 1908)negli USA, studiò all’Università di Berkeley in California (forse Economia) e partecipò allaseconda guerra mondiale prima nell’Esercito poi nell’OSS (Office of Strategic Services,l’antenato della CIA), coordinando attività di guerriglia in Cina oltre le linee giapponesi, eagendo come spia in Mongolia. Raggiunse il grado di colonnello.
Dopo la guerra organizzò varie spedizioni esplorative in Asia, in Centro America e in SudAmerica, da cui trasse materiale per alcuni libri di successo, che ai tempi qualcuno considerò in gran parte frutto di fantasia.
Morì nel 1957 in Venezuela, attraversando un fiume, durante una spedizione alla ricerca diuna miniera di diamanti. Anche qui pare. La cosa certa è che scomparve, e fu la fine perfetta per un perfetto avventuriero, vagabondo fino alla morte.
I fiumi scendevano a Oriente , pubblicato nel 1953, narra in prima persona le impresecompiute da Clark nel 1946, questa volta in direzione opposta a quella del suo omonimo del1804.
Partito dall'aeroporto di S. Francisco, Clark arriva in Perù il 10 giugno, a Lima, e con soli 700 dollari organizza una spedizione che, con la scusa di cercare piante medicinali tra gli indiosdell'Amazzonia, è in realtà diretta a scoprire il sogno di tutti gli esploratori: El Dorado.
Viaggia in treno fino alla cittadina di Oroya, dove lo raggiunge uno strano personaggio conosciuto a Lima, Jorge Mendoza, un giovane di 24 anni, rampollo di una facoltosa famiglia peruviana, discendente dagli antichi conquistadores spagnoli. Da poco laureato, Jorge è fisicamente forte e resistente, conosce la montagna e la giungla e molti dialetti, ed è spintocome Clark dalla ricerca di avventura. Raggiunta in macchina La Merced, l'ultimo avampostocivile verso le Ande, marciano verso est, con lo zaino pieno ma con il minimo indispensabile per una simile impresa. Verso l’Oriente con un fucile calibro 12, una pistola, due zanzariere, bussola e altri strumenti per l'orientamento, macchina fotografica, machete, tabacco, ami e lenza, pentole e vestiti di ricambio, tintura di iodio, quaderni, penne e matite con cui disegnò le cartine che corredano il libro.
Verso l'Oriente, a cui i fiumi scendono dalle Ande, verso Iquitos, verso il Gran Pajonal, risalendo l’alto Marañon. Clark incontra indios 'civilizzati' e indios bravos, come i Campa e i Jivaros (famosi per tagliare le teste e ridurre a piccole dimensioni: le famigerate Tzantsas), raffinati e a volte spietati europei, trafficanti di ogni genere (persino di schiavi), monaci, soldati peruviani edecuatoriani, diplomatici, geologi e impiegati di compagnie petrolifere, sciamani che curano omalati con piante miracolose, danze e gesti rituali.
Più tardi si unirà a loro anche una donna, Inez Pokorny. Americana e con lo stesso spirito diavventura di Leonard e Jorge.
Gli indios sono visti senza il moderno buonismo del politicamente corretto, ma al tempostesso Clark dimostra un certo rispetto per questi uomini che fanno parte (o meglio chefacevano parte) della natura selvaggia. Uomini che si dipingono il viso e il corpo di colorisgargianti, che imitano il verso dei serpenti quando combattono.
Come già detto, ai suoi tempi molti scrissero che in realtà gran parte delle storie di Clarkerano totalmente inventate. Non lo sapremo mai, ma cioè non toglie il fascino di questo libro, scritto in uno stile scorrevole e a tratti un po' rozzo, diciamo pure selvaggio come la vita diClark (vera o presunta), una lettura irresistibile per tutti coloro che sentono il richiamo dell'avventura.
Con un nome così, poteva non passare alla storia come un famoso esploratore? D'altrondepare che anche suo padre fosse un esploratore, che introdusse la renna dall'Islandaall'Alaska. John W. Clark, commerciante a Nushagak, primo americano a descrivere il lagoche prese poi il suo nome, per conto di una spedizione finanziata da una rivista nel 1891.
Pare? Già, pare, perché nonostante sia stato un autore di best sellers negli anni Cinquanta(oltre a questo, che ebbe un grande successo, The Marching Wind e A wanderer till I die)attualmente si trovano pochissime notizie su di lui.
La pagina Wikipedia inglese riporta che nacque il 6 gennaio 1907 (altri siti riportano il 1908)negli USA, studiò all’Università di Berkeley in California (forse Economia) e partecipò allaseconda guerra mondiale prima nell’Esercito poi nell’OSS (Office of Strategic Services,l’antenato della CIA), coordinando attività di guerriglia in Cina oltre le linee giapponesi, eagendo come spia in Mongolia. Raggiunse il grado di colonnello.
Dopo la guerra organizzò varie spedizioni esplorative in Asia, in Centro America e in SudAmerica, da cui trasse materiale per alcuni libri di successo, che ai tempi qualcuno considerò in gran parte frutto di fantasia.
Morì nel 1957 in Venezuela, attraversando un fiume, durante una spedizione alla ricerca diuna miniera di diamanti. Anche qui pare. La cosa certa è che scomparve, e fu la fine perfetta per un perfetto avventuriero, vagabondo fino alla morte.
I fiumi scendevano a Oriente , pubblicato nel 1953, narra in prima persona le impresecompiute da Clark nel 1946, questa volta in direzione opposta a quella del suo omonimo del1804.
Partito dall'aeroporto di S. Francisco, Clark arriva in Perù il 10 giugno, a Lima, e con soli 700 dollari organizza una spedizione che, con la scusa di cercare piante medicinali tra gli indiosdell'Amazzonia, è in realtà diretta a scoprire il sogno di tutti gli esploratori: El Dorado.
Viaggia in treno fino alla cittadina di Oroya, dove lo raggiunge uno strano personaggio conosciuto a Lima, Jorge Mendoza, un giovane di 24 anni, rampollo di una facoltosa famiglia peruviana, discendente dagli antichi conquistadores spagnoli. Da poco laureato, Jorge è fisicamente forte e resistente, conosce la montagna e la giungla e molti dialetti, ed è spintocome Clark dalla ricerca di avventura. Raggiunta in macchina La Merced, l'ultimo avampostocivile verso le Ande, marciano verso est, con lo zaino pieno ma con il minimo indispensabile per una simile impresa. Verso l’Oriente con un fucile calibro 12, una pistola, due zanzariere, bussola e altri strumenti per l'orientamento, macchina fotografica, machete, tabacco, ami e lenza, pentole e vestiti di ricambio, tintura di iodio, quaderni, penne e matite con cui disegnò le cartine che corredano il libro.
Verso l'Oriente, a cui i fiumi scendono dalle Ande, verso Iquitos, verso il Gran Pajonal, risalendo l’alto Marañon. Clark incontra indios 'civilizzati' e indios bravos, come i Campa e i Jivaros (famosi per tagliare le teste e ridurre a piccole dimensioni: le famigerate Tzantsas), raffinati e a volte spietati europei, trafficanti di ogni genere (persino di schiavi), monaci, soldati peruviani edecuatoriani, diplomatici, geologi e impiegati di compagnie petrolifere, sciamani che curano omalati con piante miracolose, danze e gesti rituali.
Più tardi si unirà a loro anche una donna, Inez Pokorny. Americana e con lo stesso spirito diavventura di Leonard e Jorge.
Gli indios sono visti senza il moderno buonismo del politicamente corretto, ma al tempostesso Clark dimostra un certo rispetto per questi uomini che fanno parte (o meglio chefacevano parte) della natura selvaggia. Uomini che si dipingono il viso e il corpo di colorisgargianti, che imitano il verso dei serpenti quando combattono.
Come già detto, ai suoi tempi molti scrissero che in realtà gran parte delle storie di Clarkerano totalmente inventate. Non lo sapremo mai, ma cioè non toglie il fascino di questo libro, scritto in uno stile scorrevole e a tratti un po' rozzo, diciamo pure selvaggio come la vita diClark (vera o presunta), una lettura irresistibile per tutti coloro che sentono il richiamo dell'avventura.
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