CLASSICI
Alfredo Ronci
Un uomo onesto per un’onesta letteratura: “L’adescamento” di Renzo Rosso.
Scriveva Walter Pedullà un po’ di anni fà: Renzo Rosso è l’autore di uno dei più bei racconti del secondo dopoguerra. Breve viaggio nel cuore della Germania che, primo dei tre di una raccolta intitolata L’Adescamento, rivelò nel 1959 un talento di narratore di vibrante moralità, complessa costruzione fantastica e di controllatissima scrittura.
Diciamo bene (volendo anche di più), anche se il critico Pedullà, quando solitamente incontrava un grande scrittore indicava anche un paio di romanzi che erano tra le cose migliori del novecento italiano. Da uscire con una tanica di libri.
Scherzi a parte. Breve viaggio nel cuore della Germania risultò alla fine un vero e proprio evento. Per vari motivi, ma uno in particolare sembra favorirci un giudizio che, al di là di tutte le considerazioni, po' davvero risultare incontrovertibile e tutto sommato anche abbastanza banale: l’impressione dell’assoluta negatività della guerra. L’uomo, incaricato di indagare sui crimini di guerra compiuti da un bonario padre d famiglia, non esce dal labirinto di sottili e resistenti relazioni grazie al rapporto con l’altro che crede (e lo è) responsabile di molti delitti (tesi appunto di Pedullà) ma dal rapporto col tutto intorno che gli impedisce di portare a termine il proprio compito.
La prima edizione di questo libro uscì nel 1959 per la Feltrinelli, ma come spesso accade nella cultura italiana e forse anche per dare risalto ad uno scrittore niente affatto normale, l’edizione Einaudi che uscì nel 1975 conteneva, come fosse davvero una corrispondenza tra amici, una lettera quasi di scuse, ma piena di elogi, di Carlo Emilio Gadda.
Diceva l’ingegnere-scrittore: L’argomento, il tema, è di quelli che mi procurano ricadute di mal di fegato, ma poiché non è detto che i riguardi per il nostro privato privatissimo fegato debbano prevalere su altre considerazioni, ritengo che Breve viaggio nel cuore della Germania possa iscriversi nell’elenco dei racconti di qualità drammatica che meritano un punteggio di 90/100.
Al di là delle considerazioni matematiche di Gadda, è evidente che il racconto ha preso allo stomaco (e al fegato) parecchi lettori, anche grandi lettori (lo scrittore non si limita ad elencare analisi e crediti sotto l’egida di una ironicità di fondo, ma evidenzia drammi e sentimenti e qualità investigative che ci portano a concludere che il racconto risulta ben al di là delle semplificazioni dello stesso Gadda) e che se fosse stato un poco più lungo avrebbe meritato anche una unicità sostanziale che non avrebbe impoverito nessuno. Invece L’adescamento contiene altre due storie, forse meno coinvolgenti, ma piene di uno stupore di vita.
Una lontana estate è il racconto di un non ancora maggiorenne, siamo nell’estate del ’43, che vive un’esperienza sconvolgente: l’attrazione per una donna sposata che approda però, lei, alla prima schiacciante esperienza del tradimento e della frode d’amore. Ma al di là di questa semplice storia, è anche interessante notare il ritratto che Rosso fa della donna: Solo noi donne sappiamo far diventare chiare le cose -. Non mi riusciva di seguirla, eppure arrivava a percepire di là dalle parole un rodìo che minava la loro intonazione e deviava il loro scopo esterno verso zone più oscure e contraddittorie. Per questo, credo, mi venne fatto di chiederle se era felice. A tutta prima la mimica del suo viso sembrò schernire quella mia domanda; mi rispose invece: - No, non lo sono. Ho bisogno di tutto quanto mi manca per esserlo. – Lei sa che cosa le manca? – Sapere, come si fa? So questo, che è indispensabile vi sia qualcosa di concreto, sempre; di vero.
Anche qui pare assolutamente evidente che dietro certi meccanismi narrativi c’è, da parte del Rosso, un’idea della donna e di tutto quello che la circonda che è al di fuori di certi schemi, questi sì normali. Ne verrebbe un indiscutibile senso di appartenenza che metterebbe da parte qualsiasi concetto di disuguaglianza, e nei casi estremi, di femminicidio.
Il terzo e ultimo racconto è proprio L’adescamento. Qui le cose si fanno drammatiche, nel senso che il finale della storia, che ha come avvio il rapporto tra un giovane intellettuale triestino e un ex compagno di scuola, di nascita plebea, vede una riconoscibilità della vicenda: il triestino tenterà di allontanare l’amico dall’ambito fascista e indurlo a combattere con i partigiani, ma lui stesso incontrerà la durezza della guerra perché non ricorderà più l’epilogo degli eventi e il suo stesso amico di scuola.
Insomma Rosso descrive il suo passato con una delicatezza e un senso privato della Storia come pochi scrittori italiani. Alla fine, pur non essendo un romanziere di alta riconoscibilità, ci racconta episodi niente affatto scontati e risaputi. Un paio d’anni prima dei rivoluzionari del ’63.
L’edizione da noi considerata è:
Renzo Russo
L’adescamento
Einaudi
Diciamo bene (volendo anche di più), anche se il critico Pedullà, quando solitamente incontrava un grande scrittore indicava anche un paio di romanzi che erano tra le cose migliori del novecento italiano. Da uscire con una tanica di libri.
Scherzi a parte. Breve viaggio nel cuore della Germania risultò alla fine un vero e proprio evento. Per vari motivi, ma uno in particolare sembra favorirci un giudizio che, al di là di tutte le considerazioni, po' davvero risultare incontrovertibile e tutto sommato anche abbastanza banale: l’impressione dell’assoluta negatività della guerra. L’uomo, incaricato di indagare sui crimini di guerra compiuti da un bonario padre d famiglia, non esce dal labirinto di sottili e resistenti relazioni grazie al rapporto con l’altro che crede (e lo è) responsabile di molti delitti (tesi appunto di Pedullà) ma dal rapporto col tutto intorno che gli impedisce di portare a termine il proprio compito.
La prima edizione di questo libro uscì nel 1959 per la Feltrinelli, ma come spesso accade nella cultura italiana e forse anche per dare risalto ad uno scrittore niente affatto normale, l’edizione Einaudi che uscì nel 1975 conteneva, come fosse davvero una corrispondenza tra amici, una lettera quasi di scuse, ma piena di elogi, di Carlo Emilio Gadda.
Diceva l’ingegnere-scrittore: L’argomento, il tema, è di quelli che mi procurano ricadute di mal di fegato, ma poiché non è detto che i riguardi per il nostro privato privatissimo fegato debbano prevalere su altre considerazioni, ritengo che Breve viaggio nel cuore della Germania possa iscriversi nell’elenco dei racconti di qualità drammatica che meritano un punteggio di 90/100.
Al di là delle considerazioni matematiche di Gadda, è evidente che il racconto ha preso allo stomaco (e al fegato) parecchi lettori, anche grandi lettori (lo scrittore non si limita ad elencare analisi e crediti sotto l’egida di una ironicità di fondo, ma evidenzia drammi e sentimenti e qualità investigative che ci portano a concludere che il racconto risulta ben al di là delle semplificazioni dello stesso Gadda) e che se fosse stato un poco più lungo avrebbe meritato anche una unicità sostanziale che non avrebbe impoverito nessuno. Invece L’adescamento contiene altre due storie, forse meno coinvolgenti, ma piene di uno stupore di vita.
Una lontana estate è il racconto di un non ancora maggiorenne, siamo nell’estate del ’43, che vive un’esperienza sconvolgente: l’attrazione per una donna sposata che approda però, lei, alla prima schiacciante esperienza del tradimento e della frode d’amore. Ma al di là di questa semplice storia, è anche interessante notare il ritratto che Rosso fa della donna: Solo noi donne sappiamo far diventare chiare le cose -. Non mi riusciva di seguirla, eppure arrivava a percepire di là dalle parole un rodìo che minava la loro intonazione e deviava il loro scopo esterno verso zone più oscure e contraddittorie. Per questo, credo, mi venne fatto di chiederle se era felice. A tutta prima la mimica del suo viso sembrò schernire quella mia domanda; mi rispose invece: - No, non lo sono. Ho bisogno di tutto quanto mi manca per esserlo. – Lei sa che cosa le manca? – Sapere, come si fa? So questo, che è indispensabile vi sia qualcosa di concreto, sempre; di vero.
Anche qui pare assolutamente evidente che dietro certi meccanismi narrativi c’è, da parte del Rosso, un’idea della donna e di tutto quello che la circonda che è al di fuori di certi schemi, questi sì normali. Ne verrebbe un indiscutibile senso di appartenenza che metterebbe da parte qualsiasi concetto di disuguaglianza, e nei casi estremi, di femminicidio.
Il terzo e ultimo racconto è proprio L’adescamento. Qui le cose si fanno drammatiche, nel senso che il finale della storia, che ha come avvio il rapporto tra un giovane intellettuale triestino e un ex compagno di scuola, di nascita plebea, vede una riconoscibilità della vicenda: il triestino tenterà di allontanare l’amico dall’ambito fascista e indurlo a combattere con i partigiani, ma lui stesso incontrerà la durezza della guerra perché non ricorderà più l’epilogo degli eventi e il suo stesso amico di scuola.
Insomma Rosso descrive il suo passato con una delicatezza e un senso privato della Storia come pochi scrittori italiani. Alla fine, pur non essendo un romanziere di alta riconoscibilità, ci racconta episodi niente affatto scontati e risaputi. Un paio d’anni prima dei rivoluzionari del ’63.
L’edizione da noi considerata è:
Renzo Russo
L’adescamento
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