CLASSICI
Alfredo Ronci
Un uomo tutto d’un pezzo: “Marcia su Roma e dintorni” di Emilio Lussu.
Dice Lussu alla prima prefazione del libro: Nello scrivere queste pagine, io ho voluto fissare gli avvenimenti politici del mio paese, così come personalmente li ho vissuti in questi ultimi anni. Con ciò non pretendo di scrivere la storia del fascismo: io narro solo alcuni episodi legati alla mia vita. La vita di un italiano che fece appena in tempo a terminare gli studi universitari prima della mobilitazione generale, e fu poi combattente, partecipe alla lotta politica del dopoguerra e in fine – il lettore antiparlamentare non se ne adombri – deputato al Parlamento. La mia è la stessa generazione del fascismo della prima ora: molti dei suoi capi sono stati miei compagni d’infanzia, di scuola o di guerra.
Mai come queste poche righe rappresentino davvero tutto quello che al suo interno (e nella vita reale) è accaduto allo scrittore. Una specie di viaggio nei meandri della più incredibile successione di eventi che sia potuta immaginare.
Noi orchi, abituati come siamo a tergiversare e a riflettere sugli aspetti più gratificanti del romanzo, dobbiamo inchinarci e riflettere invece su una specie di saggio, in realtà una semplice manifestazione di eventi, che chiarì certi aspetti del regime (e francamente non siamo del tutti convinti della ragione dello stesso Lussu che indicò come l’ideale lettore quello straniero che seguendo le vicende che si sono svolte attorno ad un oppositore democratico, può farsi un’idea, a grandi linee intuitive, del fascismo, dell’antifascismo e della stessa civiltà italiana) e la sua pubblicazione divenne una sorta di totem antifascista concreto e efficace.
Lussu si è sempre distinto, anche se poi gli eventi successivi al fascismo lo hanno portare ad assumere cariche dello Stato molto importanti, nel considerarsi una parte seppur piccola del tutto. Come quando, riferendosi alla prima guerra mondiale e ai suo capi diceva: Mai ha partecipato ad imprese rischiose. Le ha solo pensate, poi indicate. Il condottiero dei tempi moderni si può sprofondare in una caverna e parlare al telefono: ai bassi gregari il compito dei cruenti assalti.
Poi arrivò il fascismo vero e proprio, anche se le dinamiche e i procedimenti che hanno portato all’effettivo instaurarsi del regime rimangono sospesi anche per Lussu.
Non è complesso dire che parecchi di noi, almeno quelli che s’interessano di politica, abbiano più volte discusso su come mai il Re d’Italia abbia concesso a Mussolini di camminare in lungo e largo per il paese e poi diventare addirittura primo ministro. Anche in questo caso Lussu prova a dare delle sue indicazioni (che in realtà sono di un altro) ma sempre con l’obiettivo di far luce sugli eventi che man mani si verificavano. Ad un certo punto del libro lo scrittore incontra un ufficiale di Stato Maggiore e a questi domanda: “Ma allora il re perché gli ha consegnato il potere”
“ S.M. il re non si fida di lui più di quanto l’imperatore d’Austria non si fidasse di Wallenstein. S.M. il re ha voluto fare un esperimento.”
“Per altro di questo costoso esperimento paghiamo le spese noi, cioè il popolo italiano.”
“Loro” mi interruppe cortesemente l’aiutante “volevano le repubblica e il socialismo. Ammetterà che non era possibile che S.M. il re diventasse repubblicano e socialista.”
Al di là di capire chi fossero quei “loro” che volevano certe cose, è anche ben evidente che di tutte le proposte e gli avvenimenti di quel periodo lo stesso Lussu ci offre una visione, assolutamente non voluta, parziale.
Qualcuno ha fatto notare che in realtà il movimento fascista, almeno nelle intenzioni dello scrittore, si riducesse a elencare tutte le malefatte realizzate in terra sarda. Non era certo intenzione voluta: Lussu fu eletto in territorio sardo e forse fu per questo che raccontò tutto quello che successe, compreso l’episodio in cui con una rivoltella uccide un fascista che lo voleva far fuori durante una campagna di pulizia del regime fascista.
Per non parlare degli innumerevoli compagni di guerra o semplici amici che, per un motivo o per un altro, abbandonarono le posizioni di Lussu per entrare, a volte anche in modo vistoso, nelle righe di un fascismo, soprattutto agli inizi, sanguinario e contraddittorio.
Marcia su Roma e dintorni, a differenza di quanto dice lo stesso Lussu, andrebbe adottato nelle scuole, per comprendere come un manipolo di figure camaleontiche di deputati e macchiette popolari abbia messo in discussione i principi stessi della democrazia. Una democrazia stanca e appassita, questo sì, ma pur sempre lontana da un inaridimento civile e morale.
L’edizione da noi considerata è:
Emilio Lussu
Marcia su Roma e dintorni
Oscar Mondadori
Mai come queste poche righe rappresentino davvero tutto quello che al suo interno (e nella vita reale) è accaduto allo scrittore. Una specie di viaggio nei meandri della più incredibile successione di eventi che sia potuta immaginare.
Noi orchi, abituati come siamo a tergiversare e a riflettere sugli aspetti più gratificanti del romanzo, dobbiamo inchinarci e riflettere invece su una specie di saggio, in realtà una semplice manifestazione di eventi, che chiarì certi aspetti del regime (e francamente non siamo del tutti convinti della ragione dello stesso Lussu che indicò come l’ideale lettore quello straniero che seguendo le vicende che si sono svolte attorno ad un oppositore democratico, può farsi un’idea, a grandi linee intuitive, del fascismo, dell’antifascismo e della stessa civiltà italiana) e la sua pubblicazione divenne una sorta di totem antifascista concreto e efficace.
Lussu si è sempre distinto, anche se poi gli eventi successivi al fascismo lo hanno portare ad assumere cariche dello Stato molto importanti, nel considerarsi una parte seppur piccola del tutto. Come quando, riferendosi alla prima guerra mondiale e ai suo capi diceva: Mai ha partecipato ad imprese rischiose. Le ha solo pensate, poi indicate. Il condottiero dei tempi moderni si può sprofondare in una caverna e parlare al telefono: ai bassi gregari il compito dei cruenti assalti.
Poi arrivò il fascismo vero e proprio, anche se le dinamiche e i procedimenti che hanno portato all’effettivo instaurarsi del regime rimangono sospesi anche per Lussu.
Non è complesso dire che parecchi di noi, almeno quelli che s’interessano di politica, abbiano più volte discusso su come mai il Re d’Italia abbia concesso a Mussolini di camminare in lungo e largo per il paese e poi diventare addirittura primo ministro. Anche in questo caso Lussu prova a dare delle sue indicazioni (che in realtà sono di un altro) ma sempre con l’obiettivo di far luce sugli eventi che man mani si verificavano. Ad un certo punto del libro lo scrittore incontra un ufficiale di Stato Maggiore e a questi domanda: “Ma allora il re perché gli ha consegnato il potere”
“ S.M. il re non si fida di lui più di quanto l’imperatore d’Austria non si fidasse di Wallenstein. S.M. il re ha voluto fare un esperimento.”
“Per altro di questo costoso esperimento paghiamo le spese noi, cioè il popolo italiano.”
“Loro” mi interruppe cortesemente l’aiutante “volevano le repubblica e il socialismo. Ammetterà che non era possibile che S.M. il re diventasse repubblicano e socialista.”
Al di là di capire chi fossero quei “loro” che volevano certe cose, è anche ben evidente che di tutte le proposte e gli avvenimenti di quel periodo lo stesso Lussu ci offre una visione, assolutamente non voluta, parziale.
Qualcuno ha fatto notare che in realtà il movimento fascista, almeno nelle intenzioni dello scrittore, si riducesse a elencare tutte le malefatte realizzate in terra sarda. Non era certo intenzione voluta: Lussu fu eletto in territorio sardo e forse fu per questo che raccontò tutto quello che successe, compreso l’episodio in cui con una rivoltella uccide un fascista che lo voleva far fuori durante una campagna di pulizia del regime fascista.
Per non parlare degli innumerevoli compagni di guerra o semplici amici che, per un motivo o per un altro, abbandonarono le posizioni di Lussu per entrare, a volte anche in modo vistoso, nelle righe di un fascismo, soprattutto agli inizi, sanguinario e contraddittorio.
Marcia su Roma e dintorni, a differenza di quanto dice lo stesso Lussu, andrebbe adottato nelle scuole, per comprendere come un manipolo di figure camaleontiche di deputati e macchiette popolari abbia messo in discussione i principi stessi della democrazia. Una democrazia stanca e appassita, questo sì, ma pur sempre lontana da un inaridimento civile e morale.
L’edizione da noi considerata è:
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