RECENSIONI
Alessandro Perissinotto
Una piccola storia ignobile
Super Pocket, Pag.247 Euro 5,60
Una volta ci si lamentava che il giallo nostrano venisse ignorato. Negli anni cinquanta molti artigiani della scrittura pur di fare quattro lire accettavano di pubblicare storie delinquenziali con pseudonimi stranieri. Ora succede il finimondo. Un diluvio di noir che occupa ampi spazi delle librerie, riviste ad hoc, siti ad hoc e dibattiti e dibattiti e dibattiti.
Un'appassionata come me per quanto attenta alle uscite e ai 'fenomeni' non può stare dietro a tutto. Ed è per questo che, molto sinceramente, ammette che nonostante l'attività quasi decennale dello scrittore torinese, questo è il primo libro di Perissinotto che legge. Spinta anche dalla riedizione che la Superpocket ha portato nelle edicole ad un prezzo abbordabilissimo e con quella grafica accattivante e per certi versi classica nello sfruttare lo sfondo 'giallo'.
Nonostante quel che si diceva poco fa sul diluvio di proposte di settore, la copertina insiste nel presentare il romanzo come un 'noir italiano'. Ragionando per paradosso m'aspetterei di più che il mainstream adottasse uno strillo del genere visto la propensione dell'indigena intellettualità a fare i conti sistematicamente col poliziesco.
Ma la cosa non ci dispiace, soprattutto quando le vicende hanno il segno e l'imprintig di una provincialità tutta italiana e che si tocca con mano.
Una piccola storia ignobile sembrerebbe il primo capitolo di una serie dedicata ad una psicologa che, vai a sapere perché, mette il naso in questioni che non la riguardano. Opera in quel di Bergamo (la Bergamo alta), città suggestiva che Perissinotto ce la restituisce in tutto il suo fascino medievale e segnata anche da una turbolenza meteorologica (nebbia soprattutto e pioggia e freddo) che però non ha il marchio del luogo comune.
Benedetta Vitali incarica Anna Pavesi (la psicologa impicciona appunto) di indagare, anche perché tormentata da sensi di colpa, su un episodio non del tutto chiaro: quello in cui la sorella Patrizia è stata travolta ed uccisa da un'auto pirata.
Mi fermerei qui perché quando si tratta di giallo la sospensione della trama vale, a volte, molto di più, dello sviluppo della stessa.
Mi interessa di più sottolineare un fatto, una sorta di schizofrenia iniziale dello scrittore. E chiarisco: nella prima parte i dialoghi reggono poco, come se stessimo seguendo uno scambio di battute da soap-opera. Inadeguati e di plastica. Poi però avviene una sorta di scatto: la suggestione del setting, l'abilità di Perissinotto di ambientare in un contesto ben preciso la vicenda gli restituisce, quasi per magia, anche la fluidità dei colloqui. E a quel punto il noir assume una struttura decisamente più robusta. E anche il colpo di scena finale s'appoggia, senza evidenti disaccordi, allo scorrere sciolto degli avvenimenti.
Se è vero quel che si dice, che questa è la prima avventura della Pavesi, aspettiamo un secondo episodio per trarre conclusione ancora più certe. Questa però rimane, tutto sommato, una lettura godibile.
di Eleonora del Poggio
Un'appassionata come me per quanto attenta alle uscite e ai 'fenomeni' non può stare dietro a tutto. Ed è per questo che, molto sinceramente, ammette che nonostante l'attività quasi decennale dello scrittore torinese, questo è il primo libro di Perissinotto che legge. Spinta anche dalla riedizione che la Superpocket ha portato nelle edicole ad un prezzo abbordabilissimo e con quella grafica accattivante e per certi versi classica nello sfruttare lo sfondo 'giallo'.
Nonostante quel che si diceva poco fa sul diluvio di proposte di settore, la copertina insiste nel presentare il romanzo come un 'noir italiano'. Ragionando per paradosso m'aspetterei di più che il mainstream adottasse uno strillo del genere visto la propensione dell'indigena intellettualità a fare i conti sistematicamente col poliziesco.
Ma la cosa non ci dispiace, soprattutto quando le vicende hanno il segno e l'imprintig di una provincialità tutta italiana e che si tocca con mano.
Una piccola storia ignobile sembrerebbe il primo capitolo di una serie dedicata ad una psicologa che, vai a sapere perché, mette il naso in questioni che non la riguardano. Opera in quel di Bergamo (la Bergamo alta), città suggestiva che Perissinotto ce la restituisce in tutto il suo fascino medievale e segnata anche da una turbolenza meteorologica (nebbia soprattutto e pioggia e freddo) che però non ha il marchio del luogo comune.
Benedetta Vitali incarica Anna Pavesi (la psicologa impicciona appunto) di indagare, anche perché tormentata da sensi di colpa, su un episodio non del tutto chiaro: quello in cui la sorella Patrizia è stata travolta ed uccisa da un'auto pirata.
Mi fermerei qui perché quando si tratta di giallo la sospensione della trama vale, a volte, molto di più, dello sviluppo della stessa.
Mi interessa di più sottolineare un fatto, una sorta di schizofrenia iniziale dello scrittore. E chiarisco: nella prima parte i dialoghi reggono poco, come se stessimo seguendo uno scambio di battute da soap-opera. Inadeguati e di plastica. Poi però avviene una sorta di scatto: la suggestione del setting, l'abilità di Perissinotto di ambientare in un contesto ben preciso la vicenda gli restituisce, quasi per magia, anche la fluidità dei colloqui. E a quel punto il noir assume una struttura decisamente più robusta. E anche il colpo di scena finale s'appoggia, senza evidenti disaccordi, allo scorrere sciolto degli avvenimenti.
Se è vero quel che si dice, che questa è la prima avventura della Pavesi, aspettiamo un secondo episodio per trarre conclusione ancora più certe. Questa però rimane, tutto sommato, una lettura godibile.
di Eleonora del Poggio
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