I Classici

Il falso neorealismo di Ugo Facco De Lagarda: 'La grande Olga'.
L'aveva detto Gadda, in polemica coi neorealisti, che i fatti non bastavano per fare grande letteratura. E in un contesto frastornato, come quello del secondo dopoguerra, ma ricco di stimoli e 'visioni', come disse qualcuno, 'persero' gli scrittori di documenti, cioè coloro che basavano i loro romanzi solo sull'aspetto visivo della realtà. Vinsero quelli che, con buoni occhi per vedere ed interpretare la realtà, fecero anche bella narrativa: Moravia, Brancati, Rea, Fenoglio, Calvino, Montale, Pasolini, D'Arrigo. E in un quadro del genere, coi mostri sacri della nostra scrittura, mi son sempre chiesto che posto possa avere Ugo Facco De Lagarda.

Il grido d'orrore di Evgenij Ivanovich Zamjatin
Il Novecento è stato un secolo buio: è stato il secolo delle guerre più atroci della storia dell'umanità, del potere soffocante, umiliante e disumanizzante d'una burocrazia ciclopica, e della trasformazione esplicita dello Stato in Regime dittatoriale, franco omicida della libertà dei cittadini e avvelenatore della loro coscienza. Ne siamo usciti indeboliti, spaventati e scossi, decimati e tuttavia illusi che il ritorno dei regimi ad apparentemente democratiche forme statali significasse il principio di una rigenerazione, e di un cambiamento epocale

Splendori e miserie del signor G. (Che non è quello di Gaber).
La rubrica è dedicata a quei libri che per motivi vari (incuria, miopia, disinteresse, incomprensioni, buchi nell'acqua, atteggiamenti delinquenziali, ignoranza, leggi di mercato, tempo che passa?) sono finiti nell'oblio e che meritano di essere riproposti perché sono diventati, nonostante tutto, dei piccoli casi editoriali. Quindi... non vi aspettate che vi presentiamo i classici 'canonici, che so, Proust, Dostoevskji o l'ennesima edizione della Comédie Humaine di Balzac, ma quei testi che pur validissimi, se non addirittura capolavori, hanno sofferto un immeritato silenzio. Iniziamo con un romanzo straordinario di John Berger: G
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