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Il Paradiso degli Orchi
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Recensioni

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Ron Butlin

Il suono della mia voce

Socrates edizioni, Pag. 128 Euro 10,00

Irvine Welsh ci svela un segreto: tutto il mondo (editoriale) è paese. Ho scoperto per caso questo libro l'estate scorsa – scriveva nel 2002 – È stato ripubblicato di recente dalla Black Ace Books, una minuscola casa editrice di Arbroath, Scozia. A mio giudizio, questo romanzo è una delle più grandi opere di narrativa pubblicate in UK negli anni Ottanta, e resto tuttora alquanto stupito del modo in cui è stato trascurato.
Cause? Secondo Welsh (cfr. prefazione), la sua natura di critica "implacabile e senza compromessi" nei confronti del suo tempo.

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Christa Wolf

Con uno sguardo diverso

Edizioni e/o, Pag. 153 Euro 15,00

Christa Wolf è un'appassionata oltrechè attenta studiosa, della mitologia greca e, in essa, della natura umana nelle sue esternazioni più naturali. Nelle sue opere i personaggi sono sempre figure archetipiche, stereotipi che possono assurgere a modello di rappresentazione di un male comune, per lo più interiore, che non lascia scampo o di un comportamento sociale strettamente connesso alla vita di ciascuno di noi e alla sua natura duplice e dicotomica. Come lei stessa dice "conosco fin troppo bene la sensazione di stare con le spalle al muro,

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Michel Faber

La pioggia deve cadere

Einaudi, Pag. 272 Euro 16,50

Come spesso accade, quando un Autore ha successo, si finisce per raschiare il fondo del barile. Per fortuna, trattandosi di Faber, il barile contiene sempre qualcosa di buono. Questo libro uscito da noi nel 2008 è infatti il suo libro d'esordio pubblicato nel 1998. E' un'antologia di racconti, di cui alcuni premiati, ma chi ha letto I gemelli Fahrenheit ha conosciuto già il meglio. Anche qui si spazia da un livello intimista al gusto del paradossale, senza trascurare la fantascienza, in quindici racconti che hanno in comune un punto di vista pieno di ironia e disincanto.

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Fabrizio Patriarca

Leopardi e l'invenzione della moda

Gaffi editore, Pag. 202 Euro 13,00

La straordinaria attualità di Leopardi non smette mai di sorprenderci. E ogni volta che qualche studioso riesce a mettere insieme pezzi della sua rilevante opera è come se ci dischiudesse frammenti di un puzzle illuminante. Prendete questo saggio di Fabrizio Patriarca, giovane dottore di ricerca in letteratura italiana. Una vera chicca.
Partendo dal mai troppo citato Dialogo della Moda e della Morte del poeta di Recanati, ci accompagna in un viaggio profetico che, proprio tramite le intuizioni leopardiane, arriva ad annunciarci che il post-moderno era stato anticipato almeno un paio di secoli fa.

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Francisco García Pavón

Il regno di Witiza

Sellerio, Pag. 275 Euro 12,00

Operazione nostalgia, che ogni tanto Sellerio fa soprattutto quando si tratta di giallo classico. E qui ci siamo proprio immersi, con tutte le chincaglierie di 'regime' (espressione che per fortuna uso solo io, ma che ha ormai perso l'aura dell'hapax) del caso.
Il regno di Witiza dello spagnolo Francisco García Pavón che, nell'introduzione curata da un'altra giallista – sempre in catalogo Sellerio – Alicia Giménez-Bartlett viene indicato come uno dei precursori, se non addirittura caposcuola del genere, è una sorta di carosello di vecchi luoghi comuni: intanto le donne o sono tutte mignotte, o sono vedove o stanno a casa a pulire e rammendare, altro posto non trovano.

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Shuan Tan

L'approdo

Elliot, Collana Scatti, Pag. 128 Euro 22,00

In Un dramma borghese Guido Morselli, camuffando una seduta di mescalina da accesso febbrile, si permette alcune considerazioni riguardo l'influenza del cinema (quale spettacolo di massa) sul delirio (quale piacere privato): certi fenomeni di squisita macroscopia, per dire, sarebbero, secondo l'insuperato scrittore, ricalcati sullo zoom.
Ma sarebbe piuttosto vero il contrario: è possibile concepire uno zoom solo grazie a generazioni di assuefatti alla mescalina; una dissolvenza incrociata per il duro lavorio di tanti intossicati dall'etere. E via dicendo.

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Mercè Rodoreda

La piazza del diamante

laNuovafrontiera, Pag. 223 Euro 15,00

Probabilmente bestemmierò ma a me Garcia Marquez non ha mai detto granché: ho abbandonato la lettura di Cent'anni di solitudine dopo cento pagine (che palle quei nomi tutti uguali!) e Cronaca di una morte annunciata m'è sembrato un libricino-ino. E poi basta perché se un autore non ti piace, c'è poco da fare. Per questo se vedo una dichiarazione piena di entusiasmo del suddetto scrittore su qualche strillo di copertina... beh, mi tremano i polsi.
Lo fa per il libro di Mercè Rodoreda La piazza del diamante affermando che è il romanzo più bello che sia stato pubblicato in Spagna dopo la guerra civile.

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Reinaldo Arenas

Adios a mamà. Dall'Avana a New York

Socrates edizioni, Pag. 119 Euro 10,00

Otto racconti postumi: confessioni di un omosessuale cubano, suicida in esilio per la disperazione d'aver contratto l'AIDS, una vita letteraria caratterizzata da disillusione assoluta – non soltanto sulla natura del regime cubano: sull'essenza del genere umano – e da una scrittura quando consolatoria, quando fertile pioggia nella terra arida d'una persona ferita. Arenas sembra avere nostalgia di tutto: della perduta patria, e del sogno della democrazia; dell'illusione gentile dell'uguaglianza, e della possibilità della libertà; e della menzogna della bontà della specie umana. La menzogna più bella e falsa della storia.

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Howard Jacobson

Kalooki Nights

Cargo, Pag. 568 Euro 20,00

"Ero stufo dell'etichetta di 'maggior scrittore ebreo britannico'. Ho studiato a Cambridge, ho insegnato Dickens e Jane Austen; la mia è una famiglia di ebrei illetterati che in sinagoga non sapevano da che parte girarsi. Ho scritto storie ebraiche ma ripetendomi di continuo: 'Ebrei, ebrei, ebrei. Perché parlate sempre di voi?'. Kalooki Nights nasce da queste contraddizioni.

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Jacques Rigaut

Agenzia generale del suicidio

Le Nubi, Pag. 86 Euro 12,00

Insegnami come si fa non sentirsi mai di troppo e a non avere sempre dentro il mare d'Inverno cantavano gli Otto Ohm .
È la domanda che forse cercava di porre (si) anche Jacques Rigaut, "l'uomo che viaggiava con il suo suicidio all'occhiello", che scriveva per vomitare e non per essere pubblicato, per far parte di una scuola o di una classe di intellettuali e letterati che tanto disprezzava quanto osservava con ironica e disdegnata ammirazione ("E' per me una necessità alimentare credere alla mediocrità della gente", ma c'è ammirazione o invidia in questa frase?).

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